Nina - Caos e distruzione, ricordi? - 2/2

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Elliot mi versa una tazza di tè e mi passa un paio di biscotti al burro che ha portato con sé. La tazza di porcellana odora di vecchio. Non ho per niente fame, la nausea alberga ormai nel mio stomaco da giorni e diventa sempre più difficile ingerire qualsiasi cosa.

«Non sforzarti, non ti fa bene» mi dice dopo essersi seduto accanto a me. Questa sua accondiscendenza è triste, intrisa di una malinconica arresa.

Da un lato si prende cura di me, dall'altro sembra essere in lotta con questo stesso istinto.

Un tiepido raggio di sole penetra le finestre ricoperte di polvere e colpisce i suoi capelli castani. Sono cresciuti in questo ultimo mese in cui non ci siamo più incontrati e ora ricadono un po' sulla fronte, coprendo così in parte la perenne espressione spenta dipinta sul suo volto.

Indossa una camicia di un bianco niveo, dalle maniche larghe. I pantaloni scuri ed eleganti sono allacciati alla vita stretta con una cinta di cuoio.

In Elliot si racchiude la nostalgia di una sera di fine estate, delle ultime luci del giorno, quando il cielo si aggrappa ai residui di un rosso che è solo il riflesso del sole scomparso oltre l'orizzonte e intanto l'oscurità si allarga sempre di più. E non fa paura, è solo triste, struggente.

Prendo un sorso di tè e lascio che il calore mi scaldi da dentro, che combatta i brividi e schiarisca i pensieri.

«Ho sbagliato a non venire a cercarti dentro Onis».

Mi stupisco della calma con cui finalmente gli dico ciò.

«Ho sbagliato a credere che sarei riuscita a risolvere tutto da sola, fidandomi di Noordman per avere più controllo».

"Basta così" pensa il ragazzo.

La sua mano finisce sulla mia gamba e la stringe un po', come a dirmi di lasciar perdere, di non indugiare ancora su queste sensazioni. È il suo modo di confortarmi?

«Anch'io avrei dovuto affrontare meglio la situazione, capire di dover dire addio a una parte di me che ha avuto il controllo per troppo tempo: Onis non può più essere il mio rifugio, devo lasciare andare mio fratello una volta per tutte».

«Adam è quindi il tuo sigillo? È nel tentativo di salvarlo che hai risvegliato i tuoi poteri?»

Elliot annuisce.

«Fu Leonard a convincermi, voleva testare il rituale del sigillo per cercare di fare lo stesso con suo padre, che però è uno Shizen e non può accedere a Onis con così tanta semplicità» mi spiega il ragazzo. Mentre mi parla si tortura la pellicina di un pollice con le unghie dell'altra mano.

«Ma non è impossibile, vero? Cora Noordman era una Shizen e ora è...»

Non saprei nemmeno come definirla senza sentire un conato di vomito risalirmi in gola, senza avvertire il peso dello stesso destino su di me.

«Gyles Moss sapeva che avrebbe avuto bisogno di molto più potere per avere successo con il rituale, è per questo che ha manipolato Cora e Julian e in seguito Leonard e me. Se i partecipanti sono solo un paio o hanno poco potere, si rischia di creare un semplice sigillo temporale: la persona che si sta cercando di salvare rimane intrappolata dentro Onis ma non può mai più tornare alla realtà da viva. I poteri potrebbero indebolirsi perché "divisi" tra Onis e la realtà, come è successo a Julian. E se si è uno Shizen o i poteri vengono risvegliati in modo improprio... si rischia di trasformarsi nel Monlor, in questa entità di sabbia nera».

Deglutisco.

«Io ho risvegliato il potere in modo improprio, vero?»

Elliot annuisce, poi lancia una breve occhiata alla mia mano ormai completamente nera.

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora