Eric - Interludio

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I giorni si mischiano tra di loro, è difficile metterli in ordine.

Devo dare loro disciplina o presto mi mangeranno vivo e so che hanno già iniziato a farlo. Lo noto dalle piccole cose, quelle che mia sorella Cora chiamava crepe. Il ritmo sonno veglia alterato, la mancanza di igiene personale, la barba che cresce più del dovuto.

È strano parlare di mia sorella al passato.

Sono ormai più di tre mesi che è scomparsa dentro Onis insieme a lui, novantacinque giorni dal rituale che ha cambiato la nostra vita. Vorrei poter dire di averli sfruttati al meglio, cercando un modo per riportarli indietro ma questa è la bugia più frequente che mi racconto per convincermi che ha ancora senso continuare in questo modo: leggendo manuali e appunti del passato, sicuro di poter così salvare anche il futuro.

Ogni giorno le crepe si fanno più profonde, più visibili anche a chi dovrebbe restare ignaro e al sicuro. O almeno, questo è ciò che le avevo promesso.

«Lo sai quanto è fragile: soffre tanto ma non sa come dircelo».

È così che Cora parlava di Evie, della bambina che è nata e cresciuta troppo in fretta, al freddo di un'assenza permanente. Quante volte avrei voluto farle questa domanda così semplice: perché lasci che accada?

Perché ti lasci manipolare così da qualcuno che non merita il tuo amore, che in cambio ti regala solo briciole, la promessa di qualcosa che non si è mai avverata: perché Gyles non le ha mai amate davvero.

Cora è stata la sutura di emergenza per bloccare l'emorragia che ha rischiato di ucciderlo, la perdita di Marina, che invece di sangue ne aveva perso fin troppo, morendo di una fine ingiusta, improvvisa e senza una ragione, prima ancora di poter stringere suo figlio tra le braccia dopo averlo partorito. Si erano sposati subito dopo la laurea, non avevano aspettato niente e nessuno e questa era una specie di legge non scritta che tutti in accademia sapevano: Gyles e Marina, i due Shinri più amati di Omega. Finire insieme e innamorati era solo una questione di tempo. Nessuno si aspettava una fine così violenta, quindici anni dopo.

E poi è arrivata Evie, un ponte tra Cora e Gyles, una riproduzione del passato solo un anno e pochi mesi dopo la tragedia. Ricordo gli occhi lucidi di Cora, il sospiro di cui si era riempito il petto e la fatica di lasciarlo andare prima di confessarmi la verità che io conoscevo già.

«So che farai fatica ad accettarlo ma io lo amo, Eric, e farei di tutto per farlo smettere di soffrire: il nostro bambino lo curerà».

Me l'avevi detto con una mano sulla pancia non ancora gonfia, in tempi insospettabili. Marina era morta da troppo poco tempo per gioire di una nuova vita.

È proprio questo il punto, sorellina: amare per curare non è mai amare e basta. È dare senza mai chiedere, senza mai mettere in dubbio la sua mancanza di affetto perché il trauma subito sarà sempre troppo grande, troppo rumoroso e ingombrante fra di voi. La speranza riempiva il tuo cuore di grandi aspettative, lo rendeva sordo alla sofferenza che lenta e silenziosa cresceva dentro di te.

E tutto per lui, Gyles. Io lo so bene. 

Mi chiedo spesso come sarebbe stata la nostra adolescenza se non avessimo fatto parte di Omega, se le sue parole non ci avessero trascinato in questo continuo pendolo tra ciò che siamo davvero e ciò che il potere ha fatto con noi.

È facile dare la colpa a una sola persona; puntare il dito e accusarla di averci manipolato. La verità è però un'altra e non abbiamo mai avuto il coraggio di dircela: noi cercavamo il potere, qualcosa che superasse i limiti, che potesse spegnere del tutto le emozioni forti o aumentarle al punto da esserne dipendenti. Volevamo il controllo sulla natura e sulla mente. O almeno, ascoltando Gyles potevamo illuderci di averlo.

Quello che non sapevamo però è che eravamo degli ingenui.

Conoscevamo solo la punta dell'iceberg, gli effetti immediati che ci facevano più comodo. Le conseguenze e le anomalie sono arrivate dopo. Onis è una di queste, la prova tangibile del fatto che Theo aveva ragione. È stato lui a teorizzarla, prima ancora che aprissimo il primo varco durante il Samhain del 1985.

Stavamo per superare le colonne d'Ercole, il limite estremo del nostro mondo conosciuto e presto ne avremmo pagato le conseguenze, pentendocene.

Nessuno l'ha mai ascoltato.

Tutti volevamo essere notati, avere il controllo sui poteri, essere apprezzati dai nostri simili e soprattutto da Gyles. Senza saperlo stavamo alimentando in lui un'idea assurda e malsana ma estremamente allettante: avrebbe trovato in noi la forza di fare tutto.

I nostri poteri erano anche i suoi.

Le prime conseguenze del piano di Gyles sono arrivate qualche tempo dopo la sua scomparsa dentro Onis, sottoforma di ragazzina sedicenne terrorizzata con una brutta ferita da relazione binaria non bilanciata. Non ho creduto ai miei occhi. È stata dura non cedere alla tentazione di studiarla più da vicino. Gyles dopotutto l'aveva previsto.

«Anche se Theo non vuole più collaborare, una parte di lui lo farà» mi aveva suggerito. 

Ed è successo. 

Non mi ha stupito tanto il fatto che io sia arrivato a sfruttare la figlia nascosta di uno degli Shinri più forti di Omega, quanto la conseguenza più amara e atroce che mi è esplosa in faccia: Julian ed Evie sono ormai troppo coinvolti. L'unico desiderio che Cora ha espresso prima di iniziare il rituale che l'avrebbe risucchiata dentro Onis nel modo più assurdo e brutale, non è stato rispettato.

Tornare indietro però è impossibile e questo l'ho capito bene.

Il primo momento è stato quando ho visto mia sorella dissolversi in un mostro di sabbia nera e poi avvolgere Gyles e sparire insieme a lui dentro Onis. La prima Shizen ad attraversare la soglia del potere mentale, sfidando le leggi della compatibilità.

Il secondo quando Julian ha trascinato Nina Harper nel mio laboratorio, in cerca di risposte.

Il terzo è arrivato tempo dopo, con il piano B: quando Nina si è arresa e ha deciso di collaborare con me e Gyles, finendo dentro Onis e smettendo di rispondere alle voci dei suoi amici che la cercavano in tutte le realtà.

Credevo di averla sotto il mio controllo ma poi un giorno una chiamata ha interrotto le prime quattro ore di sonno che non ho passato piegato sui vecchi appunti di Theo: Nina ha abbandonato il centro medico e non l'ha fatto da sola.

Julian ed Evie erano con lei. 

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Cari accademici, 

Interludio breve, conciso e necessario quello di Eric. 

In qualche modo ci ha offerto una nuova chiave di lettura e purtroppo ha confermato ciò che alcuni di voi sospettavano già: sparire è stata una scelta consapevole di Nina. 

Rileggendo questo POV e sapendo come finirà questa storia, ho i brividi.
Vi ringrazio per essere qui ogni martedì, non è scontato e i vostri commenti mi aiutano molto. 

La vostra,

Joey Tre

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora