La stanza è tappezzata da strani macchinari medici; sono tutti accesi ed emettono delle luci blu e verdi oltre che un calore insopportabile che non ha via d'uscita, vista l'assenza di finestre. Devo osservare meglio e capire la loro funzione perché Nina è collegata a uno di questi tramite dei fili e degli elettrodi incollati alle tempie. C'è ancora l'allarme, urgente e pressante a riempire le nostre orecchie.
Non riesco a staccare gli occhi da lei, forse perché sul suo volto ora dilaga una sorta di confusione preoccupante che mi fa dubitare di tutto.
Evie si spinge verso di lei, poi si inginocchia e le afferra una mano.
«Ci riconosci?» le chiede, dando voce al mio presentimento.
Nina piega la testa di lato, la sua mente è imperscrutabile: il potere è cresciuto davvero tanto, ha creato un muro spesso che non lascia più entrare il nostro potere. È la conclusione più logica a cui arrivo nel giro di qualche secondo. Dopotutto la cicatrice si è ingigantita sul corpo e sul viso al punto da renderla irriconoscibile: la parte più antica, quella che Elliot ha afferrato nel loro primo incontro dentro Onis, è praticamente nera. Il resto è rosso e gonfio e deve farla soffrire parecchio.
Lucilla estrae dal suo zaino un paio di jeans e la stessa felpa nera con il logo dell'università.
«Tieni, indossa questi e andiamo: non c'è più tempo».
La voce è coperta dall'allarme. Nina sembra non capire, ci guarda tutti come se fossimo degli alieni piombati di colpo accanto al suo letto. Gli occhi, grandi e scuri, fanno il giro dei volti intorno a lei e poi finiscono ancora una volta su di me.
«Julian?».
Sembra disorientata. Mi sento perso adesso che è impossibile leggere la sua mente, è come se non la conoscessi più.
«Andiamo, ti spiegheremo tutto più tardi» la rassicuro.
Un velo di lacrime la rende di colpo ancora più vulnerabile. Mi fa male guardarla ridotta in questo stato.
"Se riusciremo mai a uscire da questo posto infernale" aggiunge la mente di Evie. Mia sorella mi afferra un braccio, capisco che è il suo monito per costringermi a voltarmi e non sbirciare, mentre Lucilla aiuta Nina a liberarsi del grembiule bianco e blu da ospedale. Forse è anche il suo tentativo di placare la mia rabbia. Punto gli occhi sulla porta e in lontananza credo di sentire delle voci convulse farsi sempre più distinte. Se ci trovassero prima di superare le porte del finto ascensore non avremmo scampo, saremmo in trappola.
«Dici che basterà a non renderla identificabile?» continua Evie accanto a me, rivolgendosi a Lucilla. Questa volta non c'è traccia dell'odio covato verso di lei ma solo una genuina preoccupazione.
«Magari se le alzassimo il cappuccio avremmo più chances» replica la ragazza in tono asciutto.
«Mi fa... molto male».
Non sono sicuro di aver sentito bene, la voce di Nina è solo un bisbiglio e non ho ancora il coraggio di voltarmi. Ho solo voglia di prendere a pugni questa porta. Mi sento in trappola e non solo dentro questa stanza da cui dobbiamo scappare il prima possibile: mio padre ha causato tutto ciò. Ne sono sicuro, non ho bisogno di altre prove, di sbattere ogni volta contro una verità così evidente e continuare a non volerla vedere. Perché adesso è proprio in questa stanza, nella peggiore delle versioni, nuda, confusa e gonfia di dolore.
Lucilla mi supera e porta una mano verso la maniglia della porta in metallo che sto fissando da troppo tempo.
«Andrò io per prima, Evie stai al mio fianco: useremo i poteri se incontreremo nostri simili. Julian e Nina, voi starete dietro. Fuori dall'ascensore andrete dritti verso l'uscita secondaria, quella dell'obitorio. Intesi? Elliot è lì ad aspettarvi. Noi cercheremo di coprirvi e di recuperare Alina».
I capelli di Lucilla si agitano mentre si volta a dirci questo.
«Alina?».
Nina è ancora seduta sul bordo del letto, incredula. Gli elettrodi della tempia staccati, gli occhi che implorano disperati di sapere di più. La felpa l'avvolge e le copre in parte il viso ma non riesce a camuffare l'escoriazione, è troppo estesa. Il corpo rannicchiato pare quasi sparire sotto tutta questa stoffa ma in verità ha solo perso molto peso. È anche per questo che ho fatto fatica a riconoscerla: sono sparite le guance rotonde che le addolcivano il volto. La pelle non è più luminosa e anche le parti del corpo risparmiate dalla ferita hanno comunque un colorito spento, grigiastro.
L'allarme si interrompe di colpo e il silenzio in cui precipitiamo è ancora più angosciante: sento il cuore rimbombare nelle orecchie.
«Sì è rimasta qui per te, ci vuole tanto a capirlo?» sbotta Evie, tornando da Nina e afferrandola per un braccio per costringerla a mettersi in piedi. Non sembra molto stabile però, le ginocchia si piegano di colpo e io mi spingo per sostenerla dall'altro lato.
«Vacci piano» dico in un rantolo, guardando Evie in cagnesco.
Poi sposto gli occhi su di lei, di nuovo attratti dalla grandezza della ferita. È impossibile distoglierli e ogni secondo passato a osservarla mi toglie sempre più il fiato.
«Pensi di riuscire a correre?» le chiedo quando finalmente riesco a guardare dritto di fronte a me, verso la porta e al punto della mappa che ho bene in mente. Saranno al massimo duecento metri in linea d'aria. Sento la voce tremare dalla rabbia mentre le faccio questa domanda.
Nina annuisce a testa bassa, un brivido la scuote completamente.
«Andiamo» mormora, anche se è poco convinta.
Lucilla apre la porta dopo quelli che ci sembrano i secondi più lunghi della nostra vita e ciò che succede dopo si svolge come al rallentatore. Ci fiondiamo nel buio che ci fa meno paura perché questa volta sappiamo esattamente dove si trovano le porte dell'ascensore. Lucilla punta una torcia sul metallo in cerca della fessura e subito la trova. Evie inserisce la tessera e quando le porte si spalancano sentiamo il sollievo e la paura colpirci insieme.
Dobbiamo correre, adesso. Stringo la mano di Nina e sposto tutto il peso del corpo in avanti.
Appena fuori dall'ascensore la voce di un uomo, vicinissima a noi, ci interrompe.
«Fermi!».
Il rumore della sicura di una pistola che viene disinnescata si aggiunge all'ordine, rendendolo ancora più categorico. Sento il sangue gelarsi.
L'addetto alla sicurezza è dietro di noi e insieme a lui ci sono un paio di medici, l'archivista e Alina. Tutti con l'affanno e gli occhi fuori dalle orbite.
Siamo in trappola.
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Light Academy - L'accademia di luce
Fantasy[Sequel di Dark Academy] Una ragazza scomparsa, un potere instabile, una confraternita piena di segreti. Ci sono ombre attorno a Nina, incertezze che la consumano sempre di più e su cui è necessario fare luce. Riuscirà a mettersi in salvo e a scopr...