Leonard - Interludio I - 2/2

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Mi sposto verso la minuscola sezione di accessori da smartphone e tablet e noto solo un paio di auricolari. Non sono nemmeno sicuro che siano compatibili con il mio telefono, ma vale la pena fare un tentativo. Prendo la confezione e me la rigiro tra le mani, quando un odore familiare investe le mie narici, un misto di sigaro e caramella al mentolo.

«Non è un buon segno se sei qui».

È Eric Nordmann. 

L'uomo è di spalle accanto a me, indossa un cappotto in tweed marrone e un cappello dello stesso colore. Fa finta di guardare le riviste riposte nello stesso corridoio degli accessori e di tanto in tanto mi lancia un'occhiata furtiva con la coda dell'occhio. Ha appena fumato e nemmeno questo è rassicurante. È nervoso anche lui, lo noto dal modo in cui le dita si districano tra i fogli dei giornali che si rigira nelle mani per non dare nell'occhio.

Scuoto la testa, un po' risentito.

«Non so che cosa sia successo, il rituale era bilanciato» dico in un sussurro.

Non è vero, l'ho visto negli occhi di mia sorella che non sarebbe mai stata in grado di fare qualcosa del genere. Pensavo di poterla controllare ma mi sbagliavo di grosso: d'ora in poi non delegherò mai più una cosa del genere. Lucilla è troppo compromessa, la vicinanza con Nina l'ha resa debole e incapace di concentrarsi sull'obiettivo finale, quello per cui entrambi abbiamo deciso di risvegliare i poteri più di un anno fa.

«Io e Gyles ti avevamo avvisato, quella ragazzina detiene troppo potere».

Si riferisce a Nina, anche se non la chiama mai per nome.

«La prossima volta andrà meglio, datemi un'altra possibilità» replico senza aspettare che Eric finisca di parlare.

L'uomo mi guarda con un gelido cipiglio; adesso non tocca più le riviste ma continua a guardare l'entrata del negozio con fare ossessivo.

«No, è troppo tardi, passeremo al piano B».

Merda.

«Ho bisogno che tu lo dica a Gyles» aggiunge poi, rivelandomi così il motivo della sua visita.

Trattengo un fremito di rabbia: dopo il rituale che ha intrappolato Gyles e Cora dentro Onis, io sono stato il loro tramite.

Eric non vuole trasformarsi in un ibrido: dopo quello che è successo a sua sorella Cora, teme che la stessa orrida fine possa capitare anche a lui. Sono mesi che cerca una risposta nei suoi manuali del cazzo ma se alla fine è sempre me che usa per comunicare con il cognatino pazzo, vuol dire che non ha ancora trovato una soluzione che lo soddisfi.

«Ho bisogno di recuperare» dico in un sibilo, senza guardarlo.

Mentire mi è sempre venuto naturale: in realtà ieri notte, per colmare il vuoto che mi impediva di dormire, sono finito dentro Onis e ho attirato a me Evie.

Eric non sa ancora che sua nipote è una Shinri. Dovrei essere io a comunicarlo e so che Gyles, suo padre, mi chiederebbe di farlo, ma voglio temporeggiare. È anche per questo che non ho più instaurato il contatto con lui.

«Non c'è più tempo, deve sapere che il piano B inizia oggi, tra due ore» sbotta Eric.

Ha aumentato il tono di voce, quel tanto che serve per far sì che l'uomo al bancone richiuda il giornale e sposti l'attenzione su di noi. Noordman allenta il colletto della camicia, una goccia di sudore gli scivola dalla fronte pallida. Mi fa quasi pena da quanto è agitato.

Non ha idea di essere solo una stupida e sacrificabile pedina, come Cora.

Come me.

Forse spera ancora di poter rivedere la sorella, ma se solo avesse l'opportunità di vedere ciò che è rimasto di lei... forse arriverebbe anche a desiderare di uccidere Gyles.

Fa un passo verso il mio orecchio e l'alito di menta mi pizzica la pelle del collo, nello stesso punto che Evie ha morso solo qualche ora fa.

«Ci serve la ragazzina per creare più instabilità, ormai è chiaro» mormora.

In questo modo Gyles sarà in grado di controllare lo spazio. 

L'uomo controlla la maggior parte dei mostri, vuole diventare il centro gravitazionale verso cui tutti gli Shinri e gli ibridi saranno attirati. E una volta accumulato abbastanza potere per quello, potrà controllare anche il tempo e riportare in vita Marina Moss.

È così che funziona Onis: maggiore è l'instabilità dei poteri e più grande è la capacità dei suoi abitanti di viaggiare nei luoghi e nel tempo.

Ovviamente tutto questo ha un prezzo e in parte lo stiamo già pagando. L'instabilità crea ferite incurabili, mostri insaziabili, emicranie allucinanti. E potresti anche finirci per periodi più lunghi, perdendo così molti più anni di vita. Onis è un acceleratore di vecchiaia e adesso che la nausea quasi mi toglie il respiro, capisco questo aspetto fino in fondo. Più rimani al suo interno e più la tua volontà si cancella, viene controllata dalla persona che ti attira e che riesce a sfruttare meglio l'instabilità. 

«Allora, lo farai?» insiste Eric.

Non rispondo.

Mi avvio con passo svelto alla cassa, pago gli auricolari ed esco dal negozio. L'ex professore mi segue con andatura impacciata.

«Leonard, allora?»

La sua voce mi raggiunge quando ormai a dividerci c'è qualche metro e si disperde nell'androne dell'ospedale in cui i passi dei visitatori rimbombano nelle orecchie, aumentando ancora di più l'emicrania.

Annuisco lentamente, senza guardarlo. 

A Eric non serve nient'altro, sa di avermi in pugno. 

Perché se il piano di Gyles funziona, allora anche mio padre ha una piccola speranza.

Quello che Eric però non sa è che io ho un piccolo vantaggio adesso e me lo tengo stretto: sua nipote Evie è una Shinri ora.

Se diventasse un'ibrida forse entrambi potremmo essere abbastanza forti da riportare indietro mio padre. Sfrutteremmo noi l'instabilità, così che tutto il resto del mondo possa andare a fanculo.

Soprattutto loro, i peggiori: Eric Nordmann e Gyles Moss.


Spazio autrice

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Cari accademici, 

bentornati qui al nostro solito incontro del martedì, questa volta però con un POV nuovo. 

Per la prima volta entriamo nella mente malata e contorta del nostro Leonard Hans, fratello di Lucilla.  Sì, lei si merita decisamente un fratello migliore.

Ma ecco, il punto è proprio questo: non scegliamo la famiglia in cui nascere e quando l'ambiente è tossico, quando le persone più vicine a noi ci fanno del male possiamo sempre decidere se restare e soffrire o allontanarci. Entrambe le scelte fanno malissimo. 

Non sarà un arco facile quello di Lucilla e Leonard e purtroppo mi sento di dedicarlo ai miei fratelli e a me stessa.  

Se anche voi vi rivedete in questi personaggi, vi abbraccio forte. Non siete soli.

La vostra, 

Joey Tre




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