Evie - L'esperimento

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Ventitré ore prima della scomparsa di Nina


Abbandono l'ospedale in fretta e furia.

Mi precipito lungo le scale esterne e nel parcheggio riservato ai taxi trovo la volvo nera di Laurence ad aspettarmi.

L'uomo è all'esterno, con la schiena poggiata contro il fianco dell'auto e nella sua tipica posizione da "non so quanto tempo aspetterò qui, nel dubbio fumo una sigaretta"; infatti ha appena estratto il pacchetto di Mayfair dal suo cappotto nero quando finalmente sono abbastanza vicina per catturare la sua placida attenzione.

«Andiamo via da qui» sbotto.

Voglio interporre tutto lo spazio possibile tra me e Leonard, anche se forse è tutta un'illusione e nel momento in cui chiuderò gli occhi prima di addormentarmi questa notte, mi sarà chiaro una volta per tutte: lui ha il controllo, io no. È inutile girarci intorno. Devo cercare di capire di più sulla storia dell'essere sia Shinri e sia Shizen: mio zio ci ha sempre detto che una cosa del genere è impossibile, ma proprio Leonard Hans è la prova vivente delle bugie che Eric Noordman ci ha rifilato. A questo punto non sono più sicura di niente.

«Va bene, signorina» borbotta Laurence.

Faccio il giro dell'auto e mi affretto a finire sul sedile passeggero, che è ancora caldo. Laurence invece è troppo lento, forse non vuole rinunciare alla sigaretta e infatti l'odore di fumo mi pizzica le narici.

Sbuffo e abbasso il vetro del finestrino.

«Puoi fumare in auto, va bene? Basta che ripartiamo».

L'uomo si piega verso di me e si schiarisce la gola.

«Non è quello che suo padre si è raccomandato di fare».

Roteo gli occhi, sbattendo le spalle contro lo schienale del sedile. Mentire sta diventando sempre più impossibile, è come un cappio che a ogni bugia, a ogni omissione, si stringe sempre di più attorno al collo togliendomi il respiro.

«Non diremo niente a mio padre, affare fatto?».

Laurence si stringe nelle spalle, non sembra convinto e apre riluttante lo sportello dell'auto. Una nuvola di fumo più densa mi avvolge e le mie mani tremanti si lanciano alla ricerca della cintura di sicurezza. L'uomo si siede accanto a me con fare impacciato, forse perché è la prima volta che non scelgo di sedermi sui sedili posteriori. Il rumore del motore che si accende riesce a calmarmi per un po'. Laurence ha un modo davvero esperto di destreggiarsi nelle strette strade di Ladby, è l'autista di famiglia da diversi anni e con il tempo è diventato molto vicino a me e Julian. Eravamo solo dei bambini quando ci ha accompagnato a scuola per la prima volta. Mia madre era troppo impegnata con i turni in ospedale e mio padre è sempre stato chiuso nel suo ufficio a casa, con la sua compagnia di assicurazione per il rischio biologico gestita insieme a mio zio e la mente sempre in parte occupata dall'ossessione per Onis. Non ricordo quando tutto è iniziato, ma forse ero semplicemente troppo piccola per capirlo. I miei litigavano spesso quando l'argomento Omega veniva fuori, e tutte le volte in cui cercavo di capire mi veniva detto di smetterla di indagare, di fare domande. Ero troppo piccola e non potevo capire.

Laurence è sempre stato ignaro di tutto. Dopo scuola accompagnava Julian agli allenamenti di calcio e spesso andavo con loro solo per non tornare a casa e sentire le urla dei miei. È stato lì, forse, che ho percepito per la prima volta l'ossessione di mio padre per la confraternita e per i poteri Shinri. Avevo sei anni e mia madre si faceva ogni giorno più taciturna e lontana.

«Allora l'accompagno a casa?» la voce pacata di Laurence mi distoglie dai ricordi.

«Pensavo di andare a trovare mio zio per un po' di esperimenti: tra due settimane ho un nuovo test di chimica e questa volta pretendo il massimo».

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora