Zoe - Interludio III - 1/2

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È il giorno del Mineral Show.

Il tempo sembra essere scivolato come sabbia tra le dita e finita l'esibizione andrò via da qui.

Se due settimane fa mi avessero detto che oggi avrei raggiunto l'esibizione in compagnia di te, Theodor, non ci avrei mai creduto. Sarei scoppiata in una risata sguaiata, avrei preso in giro la me stessa del futuro che a sua volta mi avrebbe guardato allibita.

Invece eccoci qui.

Tu trascini la valigia più grande e quindi anche la più pesante. Il contenuto al suo interno è ciò che ho studiato di più negli ultimi due anni e ora è tutto racchiuso in questi contenitori che, trascinati sull'asfalto fanno un baccano esagerato. A quest'ora del mattino le strade di Tokyo sono ancora vuote e il rumore delle ruote è ancora più assordante.

Ti guardo di sottecchi: tu cammini a testa bassa, pensieri complicati ti assillano. Assurdo come tutto possa cambiare nel giro di un niente.

Poche ore fa dormivamo abbracciati e nudi sotto le coperte, in un letto troppo stretto per due e circondati dal contenuto che ora è compresso in queste due pesanti valigie. Mi viene da associare il tutto al Big Crunch. È così che molti scienziati pensano che finirà l'universo: dopo una lunga espansione le molecole di ogni cosa torneranno a stringersi in un abbraccio sempre più denso, fino al collasso. Il Big Crunch è proprio in queste due valigie, pronto a esplodere. Solo cinque ore fa i minerali ci stavano intorno come i pianeti di una galassia. La luce di una piccola lampada puntava su alcuni pezzi, creando un fascio diffuso che lambiva il tuo viso addormentato e lo colorava di una luce rossastra. Dormivi beato.

L'ansia mi ha fatto aprire gli occhi molto prima di te. Ti ho guardato pronta a nascondere il volto fra le lenzuola qualora ti fossi accorto della mia occhiata. La curiosità si è accesa, è stato come guardare attraverso l'oculare del microscopio. Ho allungato una mano verso la tua guancia, resistendo però all'istinto di sfiorarla con la punta delle dita, anche se l'idea di farlo avrebbe messo a tacere la maggior parte dei pensieri che si sono affollati nella mente.

Stare con te in questo letto è stato bellissimo ma anche pericoloso: d'un tratto queste gemme, i pianeti che ci fluttuavano intorno, sono diventati come sconosciuti e non mi è importato più nulla del motivo per cui sono finita qui. 

Il tuo cellulare ha iniziato a vibrare. 

Era nella tasca dei pantaloni, accasciati per terra e ai piedi del letto. Ho visto lo schermo illuminarsi attraverso la stoffa e di scatto la mia mano si è ritratta. Ci siamo mossi in contemporanea: tu che hai cercato di risalire la corrente del sonno e io che ho premuto la faccia contro un lembo di lenzuolo. La trama del cotone ha assorbito il nostro odore; gli occhi si sono chiusi perché non volevano distrarre il naso, perso anche lui nel voler a tutti i costi imprimere questo momento nella memoria.

Ti sei sollevato a fatica, la stanchezza era ancora impressa nelle membra.

«Gyles?».

Ho ascoltato la tua voce impastata dal sonno. Dall'altra parte qualcuno ha parlato per diverso tempo senza mai fermarsi. Oppure hai preferito non interromperlo, difficile a dirsi. Ma era la voce di un uomo ed era concitata. Qualcosa deve averti scosso parecchio, perché in pochissimo tempo sei scivolato fuori dalle coperte per rivestirti in fretta e furia.

«Che succede?» ti ho chiesto.

«Torna a dormire, è ancora notte fonda» hai sussurrato, una punta di inquietudine ha segnato la tua voce.

«Ma cosa è successo?».

«Niente».

La voce dall'altra parte del telefono ha iniziato a urlare.

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora