Evie - Una mina nel cuore - 2/2

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Raggiungo la stanza 102 e apro la porta senza bussare. La luce del sole mi investe quando attraverso la soglia; il raggio arriva dalla vetrata che ricopre l'intera parete esterna, coperta solo in parte da una lunga tenda color cachi. Il resto della stanza è in controluce, ma impiego pochi secondi per realizzare che Leonard Hans è sveglio, seduto sul bordo del letto. 

«E quindi ti sei davvero guadagnata la fiducia di Beth» commenta con voce roca e un accenno di sorriso, prima ancora di sollevare il capo.

Poi, di colpo, mi guarda. 

Cammino spavalda verso di lui ma qualcosa nel suo sguardo mi toglie un po' di sicurezza a ogni passo; forse il fatto che possa sentire i miei pensieri e che sia stato in ascolto tutto il tempo non aiuta. Una luce nuova illumina i suoi occhi scuri, Leonard sembra quasi investito da un'energia bizzarra: è eccitato dalla mia decisione di venire a trovarlo qui dopo tutto quello che è successo. Il Samhain, l'esplosione, io che scelgo di attivare i miei poteri Shinri per proteggere Nina e accedere a Onis. 

 Il ragazzo si passa una mano tra i capelli neri e poi torna con i gomiti poggiati sulle gambe. Il movimento è lento e mi permette di osservare l'intricata rete di tatuaggi neri su entrambe le braccia. 

«Non la tirerò per le lunghe, tanto puoi già ascoltarmi» dico, e vorrei che la mia voce fosse più risoluta di come viene fuori ma l'idea che possa scavare a suo piacere nella mia mente mi rende più insicura adesso. 

Leonard abbassa di nuovo il capo e il raggio di sole colpisce i capelli: sono così neri da avere delle sfumature bluastre. È un dettaglio che mi è sfuggito, anche se ieri notte la mia mano si è tuffata proprio lì, nel punto della testa che sto osservando. 

«Allora è di ieri notte che vuoi parlare?» mi chiede.

È ancora in questa posizione e ora il capo ciondola un po' ma la sua espressione intrepida mi colpisce in pieno. 

«Non montarti la testa, idiota» mormoro, investita dal fervore dell'imbarazzo. 

Le sue spalle sono scosse da una risata che si fa sempre più intensa. 

Non posso controllare i miei pensieri, né il mio potere, anche se lo vorrei tanto. Zio Eric ha passato un sacco del suo tempo a spiegarmi gli effetti delle doti Shizen, quelle trasmesse da mia madre e che un giorno forse avrei attivato. Nessuno invece ha mai pensato all'altra parte del DNA che mi è stata donata, a mio padre e al suo progetto di riattivare Onis. Per quello sembrava bastasse il potere di Julian. 

E invece eccomi qui, Shinri e incapace di esserlo, con poteri della mente che non sono in grado di sfruttare e che mi rendono una specie di fenomeno da baraccone. Mi sento nuda, allo scoperto, senza un riparo sicuro. 

«Rispondi solo a questa domanda, era Onis il posto...» faccio una pausa perché la saliva sta per andarmi di traverso – Dio, perché è così difficile parlargli?

"Il posto in cui ti ho trascinata ieri notte mentre dormivi?".

La sua voce è un riverbero che mi attraversa la mente: sento una vibrazione strana perforarmi il cranio e poi le parole si propagano piano, come un sussurro che le orecchie non sono in grado di captare ma che il resto del corpo ha sentito benissimo. 

Ieri notte. 

I ricordi sono piuttosto vaghi. Sembrava fossimo da qualche parte nel bosco, vicino il lago delle Tre Miglia, ma non posso dirlo con certezza. C'era un'oscurità pressante, come uno strato di viscida umidità che si è posata sulla mia pelle. Ero nuda? Non me lo ricordo. 

Ma Leonard era con me, questo posso giurarlo ora che lo guardo per bene. L'immagine del suo petto è una nenia monotona attorno cui i primi pensieri da sveglia si sono attorcigliati. Un altro tatuaggio dovrebbe coprire il fianco sinistro, è un intreccio di motivi gotici e una frase che non sono riuscita a leggere. I miei occhi si dirigono sul punto esatto ma non possono andare oltre perché adesso a bloccare la vista ci sono una stretta maglia nera e un paio di morbidi pantaloni grigi. 

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora