Nina - Insondabile

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«Cos'è questa specie di sabbia?»

Alina agita la mano e i residui di polvere nera si librano nell'aria; è finissima, così leggera che una piccola nuvola creata dal movimento rimane visibile per qualche secondo.

«Credo sia la materia di cui è fatta Onis» mormora Evie, scura in volto.

"L'ho letto negli appunti di mio zio" aggiunge la sua mente.

«Ha ragione: il potere deve essere cresciuto così tanto da potersi legare alla pelle in questo modo» continua Lucilla. Non ha ancora avuto il coraggio di guardarmi in volto, l'anomala estensione della ferita deve scombussolarla troppo. O forse è il ricordo di ciò che ha visto oggi al Nitfield. Non ho mai memoria di ciò che mi succede quando perdo il controllo. So solo che posso causare davvero tanto dolore e sintomi orribili, che si presentano a chi è intorno a me tutte le volte che torno a essere me stessa. Vomito, mal di testa, acufene che spacca i timpani, attacco di panico, sensazione di morte.

Adesso però il ricordo dei fratelli Moss si ripete come un disco rotto nella mia mente: la sabbia che esplode dalla mia bocca è il punto che fa più male perché è quello che ritorna di più nelle nostre menti. Sto diventando un mostro anch'io.

"Forse anche Leonard è in una situazione simile" pensa ancora la rossa: è una congettura che lascia trasparire una punta di ansia di cui Evie stessa si vergogna.

Mi rigiro tra le mani la piccola scatola che Alina mi ha consegnato. Il contenuto all'interno segue il movimento e sbatte contro le pareti in legno: sembrano dei fogli di carta ripiegati più volte, delle lettere forse.

«So che non mi capirete mai ma era l'unico modo per scoprire qualcosa» continuo, con lo sguardo fisso sulla cenere del camino spento.

«Non importa, adesso la priorità è fermare nostro zio».

Sollevo lo sguardo per incontrare gli occhi di Evie: pensiero e voce si muovono all'unisono dentro di lei. Il potere Shinri ha cancellato le pagliuzze dorate nelle sue iridi: ora gli occhi sono più scuri, taglienti. Compie un passo verso di me, poi un altro ancora ma senza la minaccia che trapelava dal movimento di Julian. Il fratello è ora di spalle, anche lui è come ipnotizzato dai carboni spenti nel camino.

«Non sarà facile adesso che Onis si sta riversando nella realtà» sostiene Elliot. È accanto a Julian ma con lo sguardo gelido e fisso sulla mia ferita. La odia con tutto sé stesso.

«Ha ragione» continua Julian, le spalle contratte dai pensieri ansiosi «anche perché adesso sanno che sappiamo e verranno a cercarci».

«Se vostro zio è davvero responsabile di tutto ciò non è sicuro tornare nella vostra casa» continua Lucilla.

«Potreste restare qui» propone di colpo Elliot, «dopotutto non possiamo lasciarla da sola, è troppo instabile».

Il modo in cui si riferisce alla mia situazione mi fa rabbrividire. Lo guardo a lungo, senza dire niente e quando i nostri occhi si incontrano di nuovo interrompo il contatto.

"Vorrei restare anch'io ma i miei si preoccuperanno, dovrò inventarmi una scusa plausibile" aggiunge la sua mente, come per rassicurarmi. Sono consapevole che è solo il suo bisogno di controllare la situazione a parlare, la necessità di studiarmi più da vicino come la cavia da laboratorio che sono stata al Nitfield.

So che uno dei motivi per cui Eric Noordman mi ha chiesto di collaborare è proprio questo: non ha mai smesso di studiare Onis, di cercare di comprenderla in modo scientifico e il mio potere è sempre stato un fenomeno affascinante per lui perché nato in assenza di rituali, con l'unica e pura trasmissione genetica, quindi nella sua forma più violenta.

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