Julian - Il sigillo - 1/2

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Stiamo per fare la cazzata del secolo, me lo sento.

È sabato mattina, il primo weekend di dicembre: è questo il giorno che abbiamo scelto per infiltrarci al Nitfield Medical Centre. È passato quasi un mese dalla scomparsa di Nina, una settimana da quando Evie ha recuperato la tessera dal cassetto di Eric Nordmann. Mia sorella è accanto a me, sul sedile posteriore della BMW di nostro padre, l'unica auto che non ha mai lasciato guidare a nessun altro, nemmeno a Laurence. Trovare le chiavi nel suo ufficio e poi recuperare l'auto insieme ad Alina è stato più semplice del previsto, eppure non riesco a liberarmi dell'idea che anche solo una mossa sbagliata o una coincidenza non prevista possano far saltare tutto.

Anche i pensieri di Evie sono un intricato labirinto di ansia. Ogni tanto il sole colpisce il suo viso e riesco a intravedere la sua espressione concentrata riflessa sul finestrino.

"È passata un'eternità dall'ultima volta in cui siamo stati in quest'auto" penso e lascio che la mia barriera Shinri si indebolisca perché voglio che il pensiero la raggiunga.

Evie non mi guarda nemmeno, è troppo nervosa.

Sposto lo sguardo su Alina e Lucilla, sedute ai posti anteriori. Entrambe indossano la felpa dell'Università di Edimburgo e Lucilla ha anche deciso di indossare una lunga parrucca castana, per rendere il suo aspetto più simile a quello di Nina e confondere così il personale della clinica in caso di fuga.

«Elliot non dovrebbe già essere sulla nostra stessa strada?» chiede Alina, la voce ancora impastata dal sonno. Deve aver passato tutta la notte al computer a rifinire gli ultimi dettagli e rivedere il piano passo per passo, in modo ossessivo.

«Mancano un paio di chilometri» la rassicura Lucilla, «poi il suo percorso dovrebbe incrociare il nostro».

È sua la mente dietro il piano per cercare Nina, così come l'idea di usare la moto di Elliot come mezzo alternativo per la fuga dal Nitfield e per confondere la polizia in caso di inseguimento. Siamo allo sbaraglio: non abbiamo armi vere e proprie con noi, se non il potere Shizen di Lucilla e quello Shinri di Evie ed Elliot. Mi chiedo come sia stato possibile per mia sorella sviluppare l'abilità di imprimere il dolore nella mente degli altri Shinri così in fretta. Più ci penso, più il volto di Leonard Hans mi tormenta. La vicinanza con quella specie di esperimento riuscito male mi preoccupa; il potere di Evie è più forte di quanto pensassi, di quanto nostro padre ci ha sempre fatto credere. Le regole sono sempre state chiare fin dall'inizio, dettate con orgoglio e imprescindibile rigidità: io sarei diventato uno Shinri ed Evie una Shizen. Io avrei accettato il fardello più grande perché la causa del problema principale.

Prima che Nina arrivasse nella mia vita e stravolgesse tutto, il nostro universo si basava su queste semplici regole. Poi il mondo è cambiato, sbriciolato in un'effimera quantità di secondi. Nei suoi occhi, grandi e avvolgenti che non mi hanno più lasciato in pace.

«Eccolo» la voce di Alina, adesso più acuta, mi martella il cervello.

La ragazza indica un punto davanti a lei e nel farlo la mano si stacca dal volante. Sento l'auto tendere verso il lato esterno della carreggiata in modo troppo brusco.

«Vuoi farci ammazzare tutti, cioccolatino?» chiede Evie a braccia conserte, lo sguardo ancora vuoto ma questa volta diretto alla chioma di ricci davanti a lei.

«Vi ricordo che non vi conviene giudicare la mia guida, dato che sono l'unica dotata di patente qui».

Il rombo di una moto arriva ovattato alle nostre orecchie: è Elliot, fermo a un incrocio nel mezzo del nulla intriso di verde e grigio che è la strada provinciale. Indossa un casco integrale come pianificato. Ci fa un cenno con la mano, anch'essa coperta da un guanto nero e poi svolta sulla strada principale che stiamo percorrendo da più di venti minuti.

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