🌞IN CAMPEGGIO

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-Ahhhhhhh!!!!- Tiro dei pugni frenetici alle coperte alla ricerca della luce.

–Aiutoooooo!!!!!! - Sento qualcuno corrermi incontro. Mamma spalanca le coperte con il fiatone.

-Che c'è? Che cosa è successo? - Mi guarda confusa, le butto le braccia intorno al collo e l'abbraccio piangendo.

-Chi c'è qui? - Papà entra sbraitando in camera e brandendo una mazza da baseball.

-Non è nulla, Rechel ha fatto solo un brutto sogno. La mia piccola.-

La mamma mi stringe al petto con addosso il pigiama blu con i fiori colorati ed i capelli castani sciolti sulle spalle.

Mi allontano dall'abbraccio.

-Non era un sogno mamma! Te lo assicuro! Erano tutti lì che mi guardavano in quella stanza, non mi potevo muovere, mi faceva male la testa e poi sono morta... Credo... -

La mamma mi guarda comprensiva e decido di rilanciarmi nel suo abbraccio protettivo.

-Chi ti voleva uccidere? Qualche teppista? - Papà continua a brandire la mazza a destra e sinistra mente sbircia sotto il letto e guarda fuori dalla finestra. Guardo la mamma e scoppio a ridere.

-Papà, ho fatto solo un brutto sogno. - Le lacrime sul mio viso ora sono scomparse.

-Sei sicura? - Papà mi guarda serio.

-Edward, caro, era solo un brutto sogno, torna a dormire non è più una bambina. - La mamma mi fa l'occhiolino.

-Vero? – Aggiunge.

Io la guardo con la bocca aperta.

Sono passati tre mesi dal ballo della scuola e cerco di passare tutto il mio tempo libero con Ryan, ora che ho scoperto quanto possa essere inebriante la passione non riesco a pensare ad altro. Ma lei come cavolo fa a saperlo? Possibile che una madre possa capire queste cose solo guardandoti?

Papà abbassa la mazza arrossendo.

-Ha, ho capito. Bè, sono le 6:30, tanto vale che mi prepari per il lavoro. -

Mi schiocca un bacio sulla fronte e se ne va in camera sua camminando con un piede scalzo e con una ciabatta.

La mamma segue l'andatura lenta di mio padre fino all'uscita della cameretta, poi si gira verso di me.

-Allora, me lo racconti questo brutto sogno che hai fatto? –

Mi passa una mano sui capelli sudati e scompigliati.

-Come? –Chiedo confusa.

-Il sogno. - Continua con aria curiosa.

-Quando eri piccola facevi sempre dei brutti sogni. Ti facevamo dormire nel nostro lettone perché raccontavi delle storie davvero orrende e straordinariamente dettagliate. Era tanto che non ti sentivo gridare così. – Mi guarda dispiaciuta.

-Eri così terrorizzata. – Aggiunge pensierosa.

-Ha. - Rispondo. Chiudo gli occhi nello sforzo di cercare il pensiero perso. Eppure era qui solo un attimo fa!

-Non me lo ricordo. Mamma non sono più una bambina dai! Grazie per essere venuta a consolarmi ma ora mi serve il mio tempo per vestirmi. - Concludo secca.

-Ok, meglio così allora. - Si alza dal mio letto.

-Bè dato che siamo tutti in piedi vado a preparare la colazione, quando vuoi mangiare sono in cucina. - Così dicendo si avvia anche lei verso la porta.

Mi stendo sul letto portando le mani alle tempie.

-Eppure ero certa di avere un emicrania qualche minuto fa. - Sussurro mentre richiudo gli occhi.

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora