🌞SENSI DI COLPA

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Appena scendo dall'aereo tutta impolverata, leggermente tumefatta, maleodorante e con il viso stravolto dalla stanchezza vengo assalita.

Sono stata in Egitto! Io, che non ho conosciuto ancora bene il mio stato ho preso un aereo, mi sono sparata dieci ore di volo e sono andata a combattere contro dei nemici come la mia più grande eroina televisiva.

Mi sento un'eroina! D'altronde se non ci fossi stata io, Tarha a quest'ora sarebbe morta.

E quell'uomo, aveva uno sguardo così malvagio che mi vengono ancora i brividi solo al pensiero.

Non ho avuto paura, almeno Tarha mentre mi guidava non ne aveva, era sicura, impavida, forte, furiosa e spaventosamente determinata. Sento che un pizzico di tutto ciò è ancora in me.

Mi sento orgogliosa mentre mi trascino lo zaino verde ormai quasi vuoto. Mi sento ancora impavida mentre scendo gli scalini dell'aereo per andare verso il deck dell'uscita con le spalle dritte e il mento fiero. Mi sento totalmente sicura mentre sorpasso i passeggeri alla ricerca delle loro valigie. Mi sento una vera leonessa mentre raggiungo le porte per uscire dall'aeroporto, ma tutti questi magici doni svaniscono alla vista del mio più grande incubo.

I miei genitori.

Sono accompagnati da tre agenti di polizia e controllano le porte, quando mi vedono arrivare mentre cammino tranquilla mi vengono incontro infuriati.

Le mie gambe hanno saltato giù da una finestra e si sono rialzate incolumi eppure ora stanno tremando. Tremano davanti alla loro vista.

C'è persino mio fratello Wilson, Ryan e intravedo anche Thomas o almeno credo perché la mia famiglia mi investe talmente rapidamente da non darmi il tempo nemmeno di pensare.

La mamma mi rigira il viso per controllare se sono ferita, papà esamina gli abiti evidentemente stropicciati e sporchi, Wilson litiga animatamente con Ryan e Thomas sembra esser stato spintonato da parte. L'unica persona tranquilla è Nina che si limita ad abbracciarmi una gamba.

-Calmi, signori state calmi vi prego. – La polizia si avvicina facendosi largo.

-Signorina Vintarre, ci segua per cortesia. -

Guardo i miei genitori confusa alla ricerca di spiegazioni ma loro mi contraccambiano con uno sguardo preoccupato per lo stato in cui mi vedono. Forse era meglio se compravo qualche vestito pulito appena scesa dall'aereo. Annuisco frastornata e seguo gli agenti alla centrale.

Mi fanno entrare in una macchina della polizia, una grata suddivide i loro sedili dal mio. Ora mi sento veramente una criminale, so che ho fatto delle cose orribili ma non le ho fatte proprio io, è stata Tarha! Io non sarei stata capace di far nulla.

Ma se loro hanno delle prove che collegano la mia persona a quei reati? Insomma sono amica di un trafficante di armi, ho invaso un centro archeologico, ho fatto saltare per aria mezza costruzione e quel che peggio... Chiudo gli occhi esalando un respiro profondo. Ho ucciso un uomo.

L'ho visto, l'ho percepito in realtà, ma so che è successo.

Sentivo lo spirito di Tarha così pacatamente furioso mentre faceva a pezzi quell'uomo poco a poco.

Ho smesso di guardare quasi da subito, non riuscivo ad assistere, semplicemente non potevo. Eppure sono state le mie mani a dargli il colpo di grazia. Sono state le mie mani a ridurlo in quel modo. Io sono... Io sono un'omicida e loro lo sanno, per questo mi hanno imprigionata.

*E basta! Smettila ora! *

* Tarha? Tarha tutto bene? Stai bene? *

*Si, hanno riportato il mio corpo al quartier generale di... Va bè, mi hanno riportata a casa diciamo. Cosa succede qui? Dove ti portano? *

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora