🌞TI ODIO TANTO QUANTO TI AMO

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Credo d'essere svenuta ad un certo punto, oppure mi sono semplicemente addormentata.

L'ultima cosa che ricordo è la voce arrocchita di mio padre che cercava di convincere un poliziotto di aver atterrato da solo i due uomini morti trovati nella nostra casa.

Anche quando il suo colorito era diventato bianco come la morte continuava a gridare che lo avrebbe rifatto per salvare la vita della sua famiglia da morte certa. In quei momenti mi ha rivolto SOLO pochi sguardi significativi, carichi di rispetto e devozione.

Mio padre era fiero di me, ero riuscita dove lui aveva fallito. Avevo protetto tutti da una minaccia che lui stesso aveva attirato dentro casa. Si, bè, dire che ho protetto io la famiglia è un parolone. Se non fosse intervenuta Tarha non so ora che fine avremmo fatto tutti quanti.

Quel giorno non avevo preso le pastiglie, il sottile velo che mi divideva da lei si era assottigliato ancora di più e la mia disperazione lo aveva squarciato del tutto.

Era corsa in mio aiuto ancora una volta, dopo che avevo cercato di ignorarla, di tagliarla volutamente fuori dalla mia vita, al bisogno lei era corsa ugualmente in mio aiuto.

Ma perché? Cosa ci lega così indissolubilmente da non poter fare a meno l'una dell'altra? Con queste domande il mio corpo si muove dal torpore e si sveglia. Apro lentamente gli occhi.

Dei tremolanti raggi di sole entrano dalla finestra illuminando la stanza. C'è un vaso di vetro vicino alla finestra pieno di violette, il sole si riflette sulla superfice del vaso, creando mille sfumature di colori su tutta la parete.

Guardo lo spettacolo estasiata, i colori sembrano muoversi come se vivessero vita propria e si uniscono e si separano creando sfumature diverse.

Mi piacerebbe immortalare questo momento, la bellezza racchiusa in questa stanza.

Improvvisamente la porta si apre coprendo un lato della finestra e la danza dei colori svanisce nel nulla come se non fosse mai stata qui. La stanza ora sembra buia e triste.

Alla porta c'è un viso conosciuto. Dove ho già visto quest'uomo? Cerco di concentrarmi mentre lui si limita ad osservarmi pensieroso.

-No, detective Donald lei non può stare qui. La ragazza si trova in stato di shock, non può disturbare! – Un'infermiera dal camice azzurrino cerca di bloccare la porta ma l'uomo la scosta con facilità.

-La ragazza è sveglia, devo porle delle semplici domande prima che incontri i famigliari! - Così dicendo chiude la porta alle sue spalle.

Si sente l'infermiera gridare dall'altro lato infuriata.

-Chiamerò la sicurezza! La faranno uscire loro di qui! Non può fare come le pare! - Le grida dopo qualche minuto cessano. Provo ad alzare la testa dal cuscino.

-Aspetti signorina Vintarre, lasci che le dia una mano. –

L'uomo si avvicina velocemente e mi sistema il cuscino in posizione verticale così da potermi riappoggiare e stare seduta più comodamente.

-La ringrazio detective. - Sussurro.

-Oh, bene, si ricorda di me. - Sorride.

-Posso? - Indica una sedia ma non aspetta un mio consenso per avvicinarla al letto e sedersi.

-Abbiamo solo qualche minuto temo. – Preleva un taccuino consumato dalla tasca e una penna.

-Ho già raccolto le deposizioni dei suoi familiari signorina Vintarre, manca solo la sua. - Inizia.

I miei familiari. Un immagine mi irrompe nella testa, papà che veniva portato via dall'ambulanza.

Le vie di casa nostra invase dalle luci lampeggianti blu. Diverse sirene suonavano in modo scoordinato, dei vigili erano intenti a spegnere l'incendio divampato due case dopo la nostra e le strade erano devastate da alberi e detriti.

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora