🌞IL CRAVEK

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E' sera tardi, ma qualcosa desta la mia attenzione, un rumore intenso e costante. Piove, fuori piove fortissimo ed io avevo lasciato dei panni stesi per farli asciugare. Del vociare intenso mi fa capire che qualcuno si sta già dando da fare, corro a raggiungerli.

La mamma è trafelata mentre sposta i cuscini della veranda colpiti dall'acqua e li mette al riparo.

-Sei qui! Brava, aiuta a ritirare quei panni! –

-Subito mamma! – Corro allo stendino per aiutare come posso. Mi piace la pioggia, ha un che di ipnotico. L'aria cambia sapore, senti quel pizzico di profumo di aria fresca e condensata.

Questa pioggia però è diversa, questa è aria di tempesta e una tempesta improvvisa non può portare nulla di buono.

-Ecco fatto mamma. – Appoggio i panni in una cesta.

-Si, grazie Rechel. Caro hai visto Nina? - La vedo guardare papà preoccupata e lui scuote la testa.

-Avrà avuto paura e sarà rientrata in casa. Dai un'occhiata dentro, io la cerco fuori. – Mio padre toglie l'ultimo cuscino dal dondolo e chiude la cassapanca. Mia madre invece butta i cuscini a terra e corre dentro. Ha paura, Nina ha soli tre anni ma ha la brutta abitudine di sparire spesso incurante di avvisare la mamma che si spaventa ogni volta. Raccolgo i cuscini che ha lasciato a terra. Ora sono zuppi d'acqua. Nina è davvero tremenda.

- Nina, Nina dove sei? – Grida papà.

-Nina rispondi, dai! – Mi aggiungo alle ricerche. Guardiamo in tutta la veranda ma senza risultato

La mamma ci raggiunge trafelata. – Edward non c'è! Non la trovo da nessuna parte! - Si stringe con forza i capelli.

-Non è possibile, era qui un attimo fa! – Risponde mio padre confuso.

-Rechel vai dentro a ridare una controllata. Deve essere qui per forza! –

Adesso anche papà è spaventato. Annuisco e mentre mi volto per entrare in casa noto uno strano bagliore nella pioggia. Stringo gli occhi e guardo verso il cancello di casa. Una macchia che si muove. No, non è una macchia, è una persona, è...

-Eccola! Nina! – Corro verso il cancello e immediatamente vengo accolta dalla pioggia che scende implacabile.

-Nina, vieni subito qui! Subito! - Grido. Il cancello è semiaperto. Esco fuori e le vado incontro facendo un cenno a papà per avvisarlo di averla trovata. Lei è lì in mezzo alla strada stranamente immobile ed completamente fradicia. Sembra un pulcino bagnato e spaventato.

-Nina! Nina, ma cosa fai qui? – E allora lo vedo anch'io.

Una cosa è a pochi centimetri da mia sorella. Sembra un grande orso ma senza pelo, eccessivamente magro e ora mi guarda. Mi blocco terrorizzata. Ha gli occhi allungati verso le orecchie e la sua bocca è piena di denti aguzzi sporchi di sangue rappreso. Guardo quegli occhi ipnotizzata e mi accorgo solo dopo qualche minuto che la creatura ha le zampe anteriori appoggiate su qualcosa. Qualcosa di rosso.

Nina intanto mi si avvicina.

-Rechel. – Sussurra. Non so se sta piangendo. C'è così tanta pioggia. Quell'essere sposta lo sguardo su Nina come incuriosito dal suo muoversi e flette le zampe.

Improvvisamente un lampo ci invade, come un flash di una foto.

*Aiutami* Piango *Se ci sei, se mi senti, ti prego aiutami*

Nina si è bloccata di nuovo e in un attimo accade. Arriva il rombo del tuono che avevamo visto poco fa e la creatura fa un balzo verso Nina. La mia Nina, la mia sorellina che ama scappare a nascondersi per non fare il bagno, la mia sorellina che piange quando deve andare all'asilo e anche quando deve tornare a casa.

La mia sorellina che con un sorriso illumina il mondo è qui vicino a me, ha paura ed io non so cosa fare.

Aspetta un attimo, mi sto muovendo, forse so cosa fare.

No, no! Aspetta un attimo! Sto correndo verso casa, sto correndo lontano dal mostro e ora entro nel cancello di casa mia.

Oh mamma, sono una codarda. Io volevo aiutare mia sorella, invece scappo per salvarmi la vita.

Sento la voce di papà ma non capisco bene cosa stia dicendo so solo che grida. Grida di terrore.

Non ci sarebbe niente di male a scappare per salvarmi ma lei è la mia sorellina, l'altro giorno mentre piangevo per Gynnes si è avvicinata, mi ha presa per mano e mi ha dato un bacio. Senza chiedere nulla come invece fanno i grandi, sena riempirmi di domande, mi ha solo consolata e ...

*Finiscila! *

Ho sentito, ho sentito qualcosa, ora ne sono sicura ma... Prendo la fiamma ossidrica sotto il barbecue, qualcuno mi tocca ma mi divincolo con forza e mi butto giù dal porticato. Salto e cado con la dolcezza di un felino. Nell'altra mano ho un piccone da giardino, non ho capito nemmeno quando l'ho preso o cosa sto vedendo.

E' tutto così rosso. La strada è rossa ed io prendo la rincorsa e salto in alto. Mi sento invincibile e mi sembra di volare prima di crollare su qualcosa di viscido e ossuto.

E' la creatura. Dei lunghi artigli mi graffiano il braccio mentre la fiamma ossidrica fatica ad accendersi e dopo due tentativi eccola buttare fiamme sull'essere che ringhia.

Ringhia e prova ad avvicinarsi mentre gli conficco il piccone nel cranio. Quell'essere emette un ringhio gutturale e si accascia a terra.

Sangue, mi guardo intorno e vedo solo del sangue rosso vivido annacquarsi con la pioggia e scorrere via. Sento delle grida, qualcuno piange a singhiozzio e delle braccia mi toccano, mi tolgono dal corpo della creatura, perché io ora sono a cavalcioni sulla creatura intenta a tagliarla, a farla a pezzi.

Le mie mani sono sporche di sangue. Ma non è il sangue rosso che ho visto prima, questo sangue è nero e viscido come il fango. Mi guardo intorno tentando di mettere a fuoco ma io non ci sono. Si, sono li, ci sono ma è come se sono una spettatrice di una storia confusa, un sogno ad occhi aperti ed è allora che decido di chiuderli.

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora