🌞UNA GAMMA DI COLORI

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Chiudo la chiamata con il Sig. Leroy, mi sono presa qualche giorno sfruttando le feste del nuovo anno, ma oggi pomeriggio sono costretta ad andare al matrimonio che si terrà al GreenPark.

Abbiamo accettato di fare il servizio fotografico del lieto evento ed ero davvero entusiasta di partecipare quando, mesi fa, il sig. Leroy me lo aveva proposto. Ora invece non mi va nemmeno di alzarmi dal letto. Ryan è passato anche questa mattina per farmi compagnia. Da quando quella sera mi ha riportata a casa in uno stato pietoso, si è catturato tutta la gratitudine dei miei genitori.

Sono state vane le mie richieste di non farlo entrare, certo, sono contenta di averlo al mio fianco ma mi vergono per il mio comportamento della sera al pub. Mi copro il viso con la coperta morbida Fuxia provando a chiudere gli occhi, ma li riapro immediatamente infastidita da ciò che vedo. Non appena chiudo gli occhi le immagini del Pub mi invadono.

Mi alzo di corsa per farmi una doccia. Mi sento sporca, sbagliata, ridicola, stupida, mi sento... Mi sento fortunata che una parte di me si sia ribellata con forza alle mani di Johnson.

Mi sento fortunata che Ryan ci abbia seguiti geloso fino al pub e nel bagno. Mi sento frastornata nel provare tutti questi sentimenti e probabilmente quello che mi dà più fastidio è sentire sul mio corpo ancora le mani forti di Johnson che lo trattengono.

Sono stata così sciocca, sono stata così stupida ad andare in quel locale grottesco con i suoi amici sballati. Una cretina che beve, fuma ed assume sostanze dalla provenienza sconosciuta, davvero non mi riconosco più. Che cavolo mi è passato per la testa? Cosa credevo di ottenere?

Inseguivo sognante la completa spensieratezza che emanava Johnson ma se per ottenerla devo ottenebrare i miei sensi, offuscare la mia mente con droghe e alcool, preferisco soffrire ma essere presente a me stessa.

Chiudo l'acqua della doccia bollente ed osservo il vapore aleggiare nel bagno. Appoggio una mano sullo specchio lasciando la forma delle mie dita.

Io ricordo, ricordo quella voce che gridava dentro di me. Gridava forte ma io non riuscivo a sentirla perché i miei sensi erano ottenebrati dalle droghe. Ricordo ancora quella voce così simile alla mia dalla straordinaria forza che mi protegge dalle avversità.

Sapevo che gridava e graffiava per uscire, per difendermi. Sapevo che era lì ma non la sentivo.

Per qualche secondo ammetto che mi è piaciuto essere l'unica padrona dei miei pensieri, tanto quanto ho apprezzato il suo salvataggio qualche minuto dopo. Mi porto una mano alla fronte. Forse sto impazzendo, c'è qualcosa che non va in me?

I miei genitori sono preoccupati, mia madre mi ha preso un appuntamento con uno strizzacervelli della zona.

Dice che ho subito un forte trauma quest'anno ed è troppo pesante per affrontarlo da sola. Forse parlare con qualcuno mi aiuterà.

Non sa che parlo già con qualcuno, non sono mai sola e questo mi fa sentire rincuorata e terrorizzata allo stesso tempo.

Mi osservo i polsi, i lividi ora sono verdognoli ma posso ancora intravedere il segno del pollice di Johnson. Ha provato a chiamarmi innumerevoli volte, ho ricevuto parecchi messaggi da parte sua. In alcuni si scusava chiedendo di perdonarlo, non ricordava bene cosa fosse accaduto, aveva solo brevi flash che terminavano con il mio viso terrorizzato.

In altri ricordava i nostri momenti in bagno, ricordava che io ricambiavo i suoi baci, ricordava che ero stata io a voler andare al pub. Ricordava molto bene la mia felicità nel bere e la mia voglia di provare a fumare tossendo ripetutamente.

Ci stavamo divertendo entrambi, poi io sono impazzita ed ho iniziato a tirargli calci e pugni. Sospiro mentre guardo la mia immagine riflessa allo specchio.

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora