🌙AMICA DEL BUIO

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Sbatto l'armadietto furiosa mentre prendo la giacca ed esco fuori a correre. Mi alleno tutti i giorni, per tutto il giorno, non faccio altro ormai da un mese a questa parte.

Ho superato tutte le prove sotto sforzo da un bel pezzo ma non possono assegnarmi ancora un incarico.

C'è una leggera diatriba che mi riguarda. Salto una siepe mentre la brina della sera mi avvolge. Non ho voglia di ritornare a villa Orheton, preferisco restare nella mia stanza alla base. Qui c'è una palestra con molteplici attività di recupero e forse ho bisogno di compagnia. In lontananza vedo un altro corridore serale. Aumento il passo per raggiungerlo.

A quanto pare Franz mi aveva richiesto come supporto per il caso Black Diamond, il colonnello Hill aveva approvato la richiesta ma la missione è degenerata quando li ho seguiti sott'acqua nei cunicoli nascosti di Villa Stevia.

Raggiungo la donna trafelata, ci guardiamo per qualche secondo, gronda di sudore, come me d'altronde. Le rivolgo un ghigno, concentro la forza sulle gambe e do uno scatto per superarla.

Mi volto giusto per vedere il suo viso arrabbiato nello sforzo di raggiungermi. Adoro le sfide, adoro superarle almeno!

Non avevo l'autorizzazione del mio dipartimento a proseguire la missione oltre lo stato d'infiltrata.

Inutile dire che le mie infrazioni alle autorizzazioni sono degenerate con il salvataggio degli agenti Franz e Viky dalle caverne, per non parlare del ritrovamento della stanza dei Mariga.

Prego, non c'è di che!

Certo, la mia cattura non è stato il massimo dei risultati, ma sinceramente non l'ho apprezzato molto nemmeno io!

Continuo a correre superando un gruppetto chiassoso di ragazzi in addestramento, il loro maggiore mi saluta portandosi due dita al cuore e poi alla testa. Annuisco e li sorpasso.

E' il nostro segno di riconoscimento più grande, quindi la notizia della mia operazione a villa Stevia si deve essere diffusa, oppure è perché mi avevano data per morta una seconda volta?

Richiedo più sforzo ai muscoli delle gambe mentre raggiungo il versante est del parco. Urlo nello sforzo dello slancio e finalmente raggiungo il muro di cinta.

Mi accascio a terra esausta e mi porto le ginocchia alla fronte. L'ultima volta che mi hanno concesso il saluto tributo è quando sono rientrata nel quartier generale di Byer dopo tredici anni.

Stringo le ginocchia con forza. Mi avevano tenuta rinchiusa nel mio dormitorio per qualche mese per farmi riprendere l'uso delle articolazioni e successivamente per capire lo strano stato di trance in cui entravo durante le ore diurne.

Il primo giorno di riaddestramento sono uscita nel parco, volevo testare il mio corpo e avevo trovato tutti gli uomini e le donne in addestramento disposti su due file che mi aprivano il passaggio in segno di saluto.

La fenice mi ha chiamata qualcuno, perché ero rinata dalle mie stesse ceneri. Rinata... Quel giorno mi sono limitata ad annuire mesta perché non mi sentivo una sopravvissuta ma una ladra di vita.

Mi stendo sul prato con le braccia aperte e guardo il cielo notturno con il fiatone e il cuore a mille.

Stasera si vedono poche stelle, l'aria sembra carica di pioggia e malumore. Il mio stato d'animo si adatta perfettamente al clima.

Non mi vuole più nemmeno Rechel, scoppio in una risata amara. Se solo sapesse quanto siamo legate sono sicura che ne riderebbe anche lei.

Basta, mi ha tagliata fuori dalla sua vita, lei e quella dottoressa completamente rincitrullita che le dà consigli senza capire nulla della vita. Chi cavolo è lei per sindacare?! Una lieve mancanza d'abbronzatura sul dito anulare mi ha fatto capire che ha concluso da poco il suo matrimonio, dall'assenza di foto sulla scrivania ne deduco che non ha avuto figli, ne ha membri della famiglia a cui è particolarmente legata.

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora