🌙CORRI TOPOLINO

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Apro la porta del frigo, da qualche giorno non è completamente vuoto. Qualcuno va a fare la spesa, certo, una spesa molto povera e sporadica ma è qualcosa. Mi risparmiano la fatica di dover saltare qualche finestra per raccogliere un po' di viveri. Bè poco male.

Però mi annoio. Non è da me stare qui ferma a non far nulla. Non sono abituata a stare davanti ad un televisore, tantomeno a piangermi addosso. Ho bisogno di muovermi, ho bisogno di correre. Apro l'armadio, indosso una vecchia tuta attillata nera. Lego i capelli in una coda alta con fatica.

Quando mi sono svegliata, anzi, quando mi hanno riportata in vita avevo dei lunghi capelli ramati. Sproporzionatamente lunghi. Bè, ci hanno messo poco a rasarmi completamente la testa per permettermi di concentrarmi sull'allenamento.

Non sono mai stata un tipo vanitoso. Mi piace essere osservata certo, ma principalmente allo scopo di distrarre le persone che ho di fronte. Tante volte si ritrovano davanti una ragazza piacevolmente in forma e con le curve al posto giusto e il cervello perde qualche colpo.

Metto delle vecchie scarpe da ginnastica ed esco.

L'aria è deliziosamente fresca e pizzica la pelle che dopo due ore di corsa sostenuta è imperlata di sudore.

Conosco queste stradine a memoria. Casa. Questa è stata casa mia per tre anni prima dell'incidente.

E' il primo acquisto importante che io abbia mai fatto.

L'ho vista su una rivista ed ho deciso di cogliere l'occasione.

Il prezzo era davvero spropositato ma avevo appena terminato l'anno d'inferno e mi avevano dato un compenso davvero esagerato.

Non posso dire di aver vissuto molto tempo per godermela, il mio lavoro mi obbligava a spostarmi per la maggior parte del tempo, però ero orgogliosa di poter chiamare casa un posto.

Questa è casa mia, queste sono le vie sulle quali ho corso e sudato un migliaio di volte. Penso di aver desiderato per anni poter vivere una vita normale senza i miei obblighi contrattuali e ora eccomi qua. Sono libera da più di tre mesi e mi annoio.

Cosa dovrò fare della mia vita? Devo trovare un modo per passare il tempo o verrò contattata a breve per rientrare alle mie solite mansioni? Tutto, tutto pur di non esser usata nuovamente come tester di laboratorio.

Gli ultimi cinque anni sono stati un vero inferno. Analisi su analisi, provette, sforzi, test per mettere alla prova la mia memoria e migliorare i difetti che mi sono portata dietro con la mia rinascita.

Mi hanno fatto addestrare insieme alle matricole appena giunte alla divisione. Io, la prima del mio corso costretta a stare in fila con dei novellini.

Svolto un angolo poco illuminato e con la coda dell'occhio noto un bagliore. Aumento il passo, ancora di più, ancora un po' e mi butto nella siepe della Sig.ra Miller.

Mi immobilizzo e attivo i sensi. Eccoli i passi. Gli stessi che mi seguivano poco fa. Deve essere un uomo sulla quarantina e con un bel fiatone. Si guarda intorno confuso e prosegue dritto.

Esco dalla siepe molto lentamente. Qualche foglia cade a terra quando sbuco fuori. Nella mia mano destra ho un pezzo di ramo molto appuntito privo di foglie. Riprendo a correre, sfiorando solo con la punta delle scarpe l'asfalto, mi sembra di volare come un airone sull'acqua e dopo qualche minuto prendo la mia preda alle spalle e la sbatto contro il muro di mattoni di un recito semi oscurato.

Spingo la punta del ramo appuntita con intensità in un punto delicato del braccio mentre con il gomito premo con forza sulla giugulare. Sento il battito del suo cuore. Vedo i suoi occhi marroni ingrandirsi e inorridire. Socchiudo gli occhi e inspiro l'odore della paura mista alla brezza notturna.

-Cosa ci fa un topolino dietro una tigre? – Giro con forza la punta del ramo che sento spezzarsi dentro la carne.

Trema. – Io sono solo un osservatore signora Gassikow. – Prova a divincolarsi dalla presa.

-Io controllo, controllo il pacemaker. –

-Tu cosa? – Ora sono schifata e confusa.

-Il pacemaker che le hanno inserito al cuore, ieri è entrato in funzione e si è fermato stanotte. E'... - Stringe i denti sotto la presa ferrata del mio gomito.

-Cosa stai cercando di dirmi stupido bastardo? Che se volete spegnete un pulsante e io collasso? – Rido.

-Ah, sai che novità. –

-No signora. Solo che è un anomalia e mi hanno mandato a controllare. Il suo pacemaker non funziona come quelli normali. Funge da banca dati. Ieri mattina lei ha avuto un picchio di emozioni mentre dormiva e il suo cuore si è fermato per qualche minuto, la macchina è entrata in azione a sostituzione del cuore ma incredibilmente stasera il suo cuore ha ripreso a battere da solo senza l'ausilio di nessun macchinario e il pacemaker si è spento. La prego signora Gassikow, non respiro. –

Allento la presa del gomito. Cosa stanno cercando di fare, spaventarmi? Non possono. Ormai le mie giornate sono rubate al nulla. Mi sveglio solo per mangiare e vivo come un automa e loro si presentano qui per dirmi che oggi ho rischiato di non svegliarmi proprio? Wow, se cercano di convincermi a rientrare hanno sbagliato di grosso. Non voglio rientrare a lavoro. Che spegnessero tutto quello che mi hanno attaccato, non mi interessa. Sono stanca, stanca stufa e ora anche arrabbiata.

Sficco con forza il bastone dal braccio sanguinante. Molto sanguinante visto che ho preso un arteria.

Mentre allento la presa mi avvicino al suo orecchio, lui sobbalza.

-Corri topolino, corri! – Sorrido. Eccolo che se ne va inciampando sui suoi stessi piedi.

Mi sta vendendo un emicrania. Mi massaggio le tempie con i polpastrelli. Sono davvero stanca. 

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora