🌙RITORNO A VILLA ORETHON

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Mi sveglio portandomi istintivamente le mani alle tempie.

L'ultima cosa che ricordo è un terribile mal di testa. Mi guardo intorno stupita, non sono più nella stanza bianca assegnatami dalla divisione ma in una casa vera. La mia.

Mi tiro su lentamente, il materasso si adatta alla mia nuova posizione e il cuscino morbido si muove sotto al mio peso.

Mi guardo intorno, sono nella mia camera da letto, la luce è spenta e tutto è avvolto nella tenue luce lunare che filtra dalla finestra.

Alzo le coperte, indosso solo un camice scuro. Provo a muovere mani e piedi che rispondono prontamente al mio comando, sorrido. Mi guardo le unghie, non sono rotte, mi sembra tutto a posto, rifletto. Mi sento bene in effetti.

Scendo dal letto ma un giramento di testa mi obbliga ad aggrapparmi con la mano destra al comodino per non cadere rovinosamente a terra.

Porto l'altra mano alla tempia come per fermare la stanza che sta vorticando e con i polpastrelli sento sul comodino qualcosa di ruvido. Afferro una lettera e mi risiedo guardandola.

Ha un colore familiare, un beige chiaro con un sigillo di cera rosso fuoco. La apro.

Solo poche parole: non mi servi così debole e sciocca, mi farò vivo quando sarà il momento.

La lettera si accartoccia immediatamente sotto la mia presa e finisce sul pavimento.

Sono libera! Sono riuscita ad uscire da quell'orribile posto.

Un sorriso si apre lentamente sulle mie labbra.

Sono libera! Dopo cinque anni di tortura finalmente mi hanno liberata!

Ricordo l'ultimo mio tentativo di fuga. Mi ero alzata decisa a lasciare quel luogo definitivamente. Ho lasciato perdere l'idea di fuggire dal parco, così mi sono intrufolata nella cucina.

Ho aspettato qualche ora nella cella frigorifera che la zona si sfollasse e non sono state delle ore molto piacevoli.

Quando l'area si è avvolta nel silenzio, sono sbucata fuori e scivolata dalla botola dei rifiuti.

Ho corso a piedi nudi per qualche metro prima che dieci guardie mi raggiungessero con l'aiuto di tre Cravek.

E sì, purtroppo mi hanno catturata, ma a quanto pare non mi hanno riportata nella mia camera. Si sono stufati di me. Se sapevo che sarebbe bastata qualche fuga per farmi rilasciare mi sarei concentrata meglio già anni fa!

-Stupido idiota, non hai la più pallida idea di chi hai riportato in vita. –

Apro le braccia e mi butto sul letto. Mi sento felice.

Una sonora risata riecheggia per tutte le ventisei stanze e dieci corridoi della polverosa villa Orheton disabitata ormai da molti anni.

Io ricordo. Maledetti bastardi. In questi anni i ricordi sono riaffiorati pian piano nella mia memoria.

Scendo dal letto con più calma questa volta, sebbene quel dottore non mi andasse a genio, bisogna ammettere che sapeva il fatto suo, mi ha riportata nel mio corpo.

Mi ha fatto un regalo dopo tutto, forse senza accorgersene.

Mi ha offerto la possibilità di vendicarmi, ora sta a me decidere se coglierla al volo oppure buttarmela alle spalle ed andare avanti con la mia vita.

Porto lo sguardo alle mie braccia magre e bianche alla luce brillante della luna piena.

La mia vita... Io non ho mai avuto una vita che mi appartenesse. Mi sono sempre dedicata anima e corpo alla divisione Rising Moon. Cosa dovrei fare ora di tutte le nozioni che risiedono nella mia mente?

THE RISING MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora