Ho sempre creduto che la mia vita fosse un film, a partire dal mio nome sino a giungere agli episodi che ogni giorno ho vissuto sulla mia pelle.
Ecco, ciò che successe in quel locale mi diede la consapevolezza dell'esistenza di una telecamera nascosta, una sorta di The Truman Show reale, di cui io ero la protagonista: la regina delle figure di merda.
Appena mi vide avanzare verso di lui, il Vichingo abbandonò la posizione al bancone e mi venne incontro, allargando le spalle strette nella maglietta nera, da cui i muscoli pettorali e bicipiti tentavano di evadere a ogni minimo movimento delle braccia e del bacino, per raggiungere una libertà bramata dai miei occhi e da quelli delle ospiti femminili di mezzo locale.
Il sorriso brillante illuminò l'oscurità del locale e mi immaginai già presa in mille modi dalle sue mani, da quella lingua nascosta dietro le sue labbra sottili, il solletico della sua barba su...
Oddio, avevo perso completamente la ragione. Il mio organo sessuale femminile aveva preso il comando della torre di controllo dentro la mia testa.
E quando gli fui abbastanza vicino, sfoggiando il mio miglior sorriso, alzai con fare timido una mano in segno di saluto, come avrebbe fatto un E.T. impacciato appena atterrato sul pianeta Terra. Purtroppo, ai suoi occhi, io ero davvero un alieno.
Il ragazzo mi passò accanto, sfiorando il mio braccio destro e trasmettendomi una sensazione elettrica che i miei peli percepirono come pelledoca, e andò oltre.
Mi fermai di colpo e mi girai: i miei occhi caddero sul suo fondoschiena, perfettamente modellato nei jeans sbiaditi e su una mano, che impercettibilmente aveva stretto il suo gluteo, in segno di possesso. Alzai lo sguardo oltre le sue spalle e lo vidi abbracciare una figura maschile e appoggiargli un bacio sulla guancia.
Il Vichingo sarebbe stato off limits persino per una modella di Victoria Secret's; avrei potuto avere qualche possibilità solo se avessi sfilato per Intimissimi Uomo.
La mia libido si azzerò all'istante così come la mia voglia di vivere. Mi girai verso Lavinia, la quale mi fissava a bocca aperta, avendo assistito a tutta la scena.
«Oh, Vivi, ma sei tu!» mi girai di scatto al suono di quella voce familiare e squillante: era Beatrice, la mia ex collega. Allegra, occhialuta, e spumeggiante: un piccolo unicorno da preservare in quell'ufficio di rapaci e iene.
L'abbracciai, unendomi al suo entusiasmo con un urlo, e le porsi le classiche domande di rito di chi non si vede da diversi mesi.
Il suo entusiasmo si spense all'istante, accennandomi alla vita in ufficio: una nuova collega da formare, la Signora delle Camelie che continuava a timbrare il cartellino seguendo un proprio fuso orario, il responsabile che voleva fare il capo ma non ne era capace. Mi colse una profonda nostalgia per quel posto, legato più ai ricordi che all'effettiva voglia di tornarci.
« Parliamo di cose belle: sabato è il grande giorno!»
La guardai per un istante nel pieno silenzio: non potevo dirle che non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Il comunicato sarebbe stato fatto l'indomani e agli occhi e orecchie dei Ferraresi, io e Ale eravamo ancora una coppia.
E poi, in tutta sincerità, non ero dell'umore di affrontare il discorso. Non me la sentivo di raccontarle tutta la verità dietro quella storia. A essere sinceri, nessuno la conosceva tranne me e Lavi.
«Si, sono molto emozionata.» finsi e cercai di cambiare discorso ma gli argomenti successivi erano così deboli che nel giro di cinque minuti esaurimmo tutte le risorse, ritrovandoci nel più completo imbarazzo di chi non sapeva più cosa dire per tenere viva la fiamma della conversazione.
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Non è Cioccolato
Literatura Feminina"Viv, il cioccolato è buono, sexy, attraente ma fa male al tuo fisico. Bisogna assumerne in piccole dosi per non fare indigestione; l'arancia invece è un frutto, è succoso, pieno di vitamina C, un elisir di lunga vita per il tuo corpo. Tu in questo...