28. Burro a temperatura ambiente 🧈

550 58 78
                                        

Fuggire dagli incubi dei sogni per rifugiarsi nell'incubo della realtà

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Fuggire dagli incubi dei sogni per rifugiarsi nell'incubo della realtà.

Il dolore era sparito, complici gli antidolorifici che Lavinia mi aveva somministrato una volta arrivata in albergo e che, grazie a Dio, avevo portato con me in quel viaggio, più per scongiuro che per la certezza del loro utilizzo.

Gli occhi erano pesanti, il fisico stremato come se mi fosse passato addosso un camion ma almeno i muscoli pelvici erano rilassati e la paura di nuove contrazioni era ormai lontana.

Mi riflettei negli occhi verde bosco di Lavinia, avvicinatasi per verificare il mio stato, occhi circondati da enormi ciglia e un viso da bambola di porcellana, pieni di una preoccupazione che le avevo già letto in volto altre volte, in particolare la prima volta che le dissi della mia malattia.

«Viv, come stai?» mi sussurrò.

Mi stiracchiai, constatando che il mio corpo reagiva bene ai movimenti.

« Martoriata. Ma è passata anche questa.»

Lavinia sorrise e mi diede un buffetto sulla fronte.

« Ahia. » esclamai. La mia amica arricciò le labbra.

« Ti avevo detto che stavi esagerando con l'alcol. E l'alimentazione sbagliata non ti ha aiutata con il tuo problema. Hai bisogno di stare un po' a riposo, mangiare qualcosa di sano. »

Feci una smorfia con la bocca, contrariata da quelle parole. Tanti medici me le avevano ripetute e io, tutte le volte, mi irritavo in maniera irragionevole, quando invece, nella loro semplicità avevano ragione.

«Non sono in ospedale.» mormorai.

« é come se lo fossi, anzi, per fortuna non abbiamo dovuto portarti. E qui negli States starei lontana da quei luoghi, visto come funzione l'assicurazione sanitaria.»

Vero. Con il mio estratto conto non avrei potuto permettermi chissà che. Per fortuna avrebbe coperto l'assicurazione dell'agenzia. Almeno speravo.

« Che ore sono?»

« Quasi le sette.» rispose la mia amica, guardando l'orologio al polso. «Ho mandato giù i ragazzi a prendere la cena. Ho chiesto un po' di verdure al ristorante ma temo che qui non siano bravi come noi italiani a cucinarle. Vediamo cosa portano su. »

Alzai schifata un angolo della bocca. « Mi sa che in ospedale ci sono davvero capitata.»

«Devi riposare, mia cara. Domani partiamo per San Francisco e ti voglio in forma.»

San Francisco. Gli ultimi quattro giorni della mia vacanza erano arrivati. Sentii come se una mano mi avesse stretto il cuore, facendo fuoriuscire una sostanza appiccicosa che identificai come tristezza.

In quel momento, i ragazzi entrarono in camera con la mia cena. Dante venne subito da me, lasciando la busta con la mia cena in mano a Luis, il quale la prese al volo, incespicando.

Non è CioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora