15. Muffin al Cioccolato 🧁

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Ottimo, Dante sapeva del piacere perduto e ritrovato proprio per opera sua.

Era a conoscenza del fatto che fosse stato la mia prova del nove, quella palestra in cui allenarmi senza correre il rischio di farmi male, e sapeva che non avrei mai dimenticato quel momento con leggerezza. Un segreto per un segreto.

Che idiota che sono stata. Sperai per una frazione di secondo che si lasciasse andare, che concludessimo quella voglia recondita che i nostri corpi si portavano addosso, insoddisfatti dall'approccio della sera precedente. E lui, l'unica cosa che mi disse, fu la verità sul suo nome.

Segreto personale vs un cazzo di nome.

Come se io gli avessi rivelato la formula segreta della Coca Cola e lui, in cambio, mi avesse detto che l'acqua calda scotta.

Si offrì di accompagnarmi in camera ma lo bloccai.

« Non sto indossando un paio di Louboutin. » gli dissi profondamente delusa. E pure incazzata.

Abbandonai il bastone sul tavolo con un gesto secco e imboccai l'uscita del pub. Una leggera brezza mi sorprese e mi strinsi nella camicia che indossavo, accelerando il passo per arrivare il prima possibile nel lodge dove avevamo la camera.

I miei occhi si soffermarono per un istante su una macchina rossa a cui passai accanto, interrompendo il tornado di pensieri che soffiavano a più di 300km/h nella mia testa. Il colore e la forma mi erano familiari: possibile che fosse la stessa auto che la sera precedente aveva interrotto il nostro amplesso, parcheggiando nel cortile?

Scossi la testa: era buio, ero frastornata e stavo per avere un orgasmo. La mia memoria non era stata proprio capace in quel momento di fissare quei particolari; tuttavia, mi portai in camera quella sensazione.

Avevo bisogno di sfogare il Down Burst che avevo in testa e che aveva razziato qualsiasi mio pensiero razionale, volevo buttar fuori la delusione ma soprattutto la vergogna di essermi comportata come una ragazzina ma realizzai, solo dopo essermi tolta le scarpe e distesa sul letto, che c'era troppo silenzio: Lavinia non era lì.

Sembrò avermi letta nel pensiero quando la vidi apparire sulla porta, in forma smagliante ed energica come se si fosse bevuta tre tazze di caffè americano, i capelli scomposti e le labbra senza più il rossetto.

Spalancò gli occhi non appena mi vide.

« Viv! Che sorpresa! » disse aggiustandosi i vestiti in maniera nervosa.

La guardai alzando un sopracciglio, concentrandomi sui suoi lineamenti distesi e sulla sua gestualità.

« Avanti, come è stato? »

Lavinia agitò una mano in avanti come se stessa salutando in maniera frenetica.

« Tu non puoi capire, Viv, tu non puoi capire! » La gestualità della mia amica prese piede come se fosse su un palcoscenico, raccontandomi dettagli hot dell'incontro avuto con Luis, asserendo che "mai prima in vita sua aveva provato una cosa così" e alternando la frase "buono come il pane" a una serie di declinazioni del membro maschile che la facevano sembrare la ricetta di un minestrone.

Si gettò poi esausta sul letto accanto a me e con ancora il sorriso sulle labbra, girò lo sguardo verso il mio.

« E tu? »

« Abbiamo giocato a biliardo. »

Lavinia schioccò la lingua sul palato.

« Carina come metafora! »

« No, davvero. » tagliai corto e le raccontai cosa era successo.

Le labbra di Lavinia persero pian piano la piega allegra, ascoltando attenta il resoconto della serata.

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