35. Sale 🧂

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Abbandonai la suite di Alessandro nella grande convizione che non lo avrei più rivisto e che la mia vita sarebbe stata completamente libera dalla sua esistenza

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Abbandonai la suite di Alessandro nella grande convizione che non lo avrei più rivisto e che la mia vita sarebbe stata completamente libera dalla sua esistenza. I fili sporchi della sua vita non si sarebbero più intrecciati a quelli della mia, contaminandoli con la sua disonestà.

Avevo corso un rischio ma ne era valsa la pena. Ora dovevo risolvere un altro problema.

Stavo guardando la città dalle finestre dello studio di Dante, cercando le parole e il coraggio per affrontare quella conversazione da cui sapevo ne saremmo usciti entrambi sconfitti.

Passai un dito sul bordo della finestra, osservando la leggera patina di polvere che scrollai incurante dal polpastrello. Stavo cercando le parole, impostando un ordine mentale delle cose da chiedergli.

Dante era dietro di me, in silenzio. Sentivo i suoi occhi colpirmi in un punto al centro della mia schiena, un pizzicore che faceva male ma non era niente a confronto con la delusione e il dolore di dover raccogliere i cocci dell'ennesima storia finita male. Che poi, era mai stata una storia? Eravamo mai stati una coppia? Se la sua era stata solo finzione, non era mai esistito un "noi".

« Vivienne, voglio spiegarti tutto. »

« Sh.» lo zittii.

Da dove cominciare? Da dove iniziare a tirare fuori la parte di me che era andata in cancrena?

« é vero che quando ci siamo conosciuti al Messisbugo, tu sapevi chi ero? »

« No. »

« Dimmi la verità. » alzai la voce senza mai girarmi. Non volevo guardarlo negli occhi, per poter essere più imparziale possibile e capire se stesse mentendo di nuovo.

« é stato un caso che ci siamo incontrati lì. Non gli ho mai detto della notte che abbiamo passato insieme. »

Alzai un sopracciglio.

« Come pensi che possa crederti?»

« Senti, è andata così, » il suo tono si spazientì « Mi aveva convocato con gli altri fotografi prima del matrimonio, per dirmi che era saltato tutto. Gli piacevano i miei lavori, diceva che avevo talento e mi propose di rivederci la mattina dopo il nostro incontro. »

« E tu gli hai detto... »

« Io non gli ho detto nulla. Lui mi ha fatto una proposta: un'opportunità di lavoro nella sua agenzia qui a San Francisco come primo fotografo. Era l'occasione della vita, per la posizione e il compenso, sia per me che Luis, ma aveva un prezzo.»

Mi girai verso di lui, sentendo maggiore pressione in mezzo alla schiena, in quel punto scavato dal suo sguardo che oramai faceva così male da renderlo insopportabile. La tentazione di girarmi come Orfeo alle parole della sua Euridice, si fece importante e non riuscendo più a privarmi del suo sguardo, cedetti.

« Quel prezzo, ero io? » domandai deglutendo.

Dante annuì incrociando i miei occhi, pietre d'ambra in cui erano incastonati frammenti di tristezza e disappunto. Sentii il rumore croccante delle crepe disegnare motivi astratti sulla superficie della mia anima, pronta ad andare in pezzi, incrinarsi al suono della verità pronunciata da lui.

Non è CioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora