14. Chili 🌮🌶️

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Io e Lavinia ci lasciammo alle spalle Phoenix, Scottsdale e la notte passata, ritrovandoci sul pick up in direzione Monument Valley, con una maschera idratante sul viso e la promessa siglata che non appena fossimo arrivate a Las Vegas, avremmo organizzato una sorta di addio al nubilato tutto per noi.

Lavinia aveva ragione: il nostro viaggio a due era diventato uno scomodo viaggio a quattro e tutte le fantasie di libertà e girl power, la macchina decapottabile e la playlist su Spotify che avevamo creato, si erano afflosciate sotto la presenza massiccia del testosterone di Dante e Luis. E le mete programmate dall'agenzia, per quanto fossero singolari e belle da vedere, non davano certo la possibilità di sfogare la nostra concezione di vacanza divertente.

Las Vegas sarebbe stata la nostra rinascita e il luogo in cui le nostre strade si sarebbero divise e tanti cari saluti a tutti. La nostra vacanza sarebbe finalmente iniziata.

I ragazzi insistettero per fare una sosta a Flagstaff per benzina e colazione: era una cittadina dai monumenti in pietra vista e una volta eseguite le necessità, riprendemmo la strada statale,  abbandonando il verde delle foreste per il cremisi dei monti.

La Monument Valley era una distesa di deserto rosso, ottava meraviglia della natura, che come Dea sembrava aver dipinto una a una le rocce e le montagne, donandole le infinite sfumature del vermiglio.

RImasi incantata da quei paesaggi, a lungo visti nei film e mi sentii piccola, minuscola come una formica davanti all'immensità della bellezza che il pianeta Terra poteva donare ancora ai suoi abitanti.

La felicità traspariva da ogni mio poro, espresso in sorrisi o esclamazioni di sorpresa, gli occhi vivi di una nuova luce.

E in tutto questo, Dante cominciò a scattarmi qualche foto. Voleva forse recuperare qualche debito sulla lunga lista che si era creato? Il primo scatto fu rubato, improvviso, me stessa intenta a osservare il landscape della Monument Valley: il Big Mesa, The King on the Throne, The Bunny, The Bear. La bocca aperta in un'espressione di libertà e sorpresa, con i capelli scompigliati dal vento del pomeriggio.

Il secondo scatto, concordato, con me e Lavinia al John Wayne's Point. Era talmente bella quell'immagine che una volta arrivata a casa, avrei voluto farmi una gigantografia da appendere in salotto. Già, ma quale casa?

Allontanai velocemente il pensiero mentre Lavinia mi prese a braccetto porgendomi un sorriso smagliante. Il suo sguardo si perse improvvisamente attorno a noi, per poi tornare allegra come sempre.

« Hai visto quella bancarella di braccialetti indiani? Ne prendiamo uno? »

Mi riflettei nelle lenti dei suoi Rayban e aggiustai gli angoli della bocca, allargandoli in un sorriso: come dirle di no?

Raggiungemmo il Lodge View, l'albergo nel cuore del parco, tutti e quattro con le scarpe e le gambe completamente rosse; io e la mia amica ci eravamo concesse il vezzo di un braccialetto di fili multicolore intrecciati, che rappresentavano l'amore, la salute e la fortuna.

Lavinia non mancò di punzecchiarmi appena arrivammo in camera.

« Speriamo che il braccialetto mi porti fortuna. » disse appoggiando la valigia a terra. Feci lo stesso e l'aprii per sistemare le mie cose.

« Ho bisogno di una doccia. » dissi ignorando le sue parole.

Lavinia si sedette sul letto. « Almeno tu ieri sera... »

« No. » risposi secca, mentre tiravo fuori un cambio.

« Ripetimi da che parte del pick up vi siete ingroppati che così ricordo di non toccarlo. »

« é stata una cosa buttata lì, » esclamai disinteressata. « dettata dall'alcol, l'adrenalina, la rabbia... é stato un errore. »

« Guarda che è normale. Eravate così carichi emotivamente che avete dovuto sfogarvi. »

Non è CioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora