5. Mela e Cannella 🍎

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Un sacchetto di Cookies al cioccolato della pasticceria, un cappuccino e un'amica.

Il cuore si scaldò in automatico e come moka, fece fuoriuscire la tristezza da dentro, trasformandola in quella schiuma amara di superficie, prima di sprigionare l'aroma intensa del caffè, al di sotto di essa.

E quella schiuma, addizionata allo zucchero, può creare una ricetta che per quanto semplice, rende più buono qualsiasi caffè.

Avevo buttato fuori tutte le lacrime amare che l'atteggiamento e le parole di Dante avevano riportato in superficie da un angolo profondo del mio animo, le avevo mescolate alla dolcezza di Lavi, al suo conforto e alla forza che era capace di far scaturire in me dalla semplice vicinanza e nel giro di poco, ritrovai me stessa.

La notte in cui io e Ale ci separammo, mi sentii inaspettatamente sollevata.

Era strana la reazione del mio corpo: qualche lacrima, la tristezza di essere arrivati al capolinea di una storia che era stata davvero importante per me e la consapevolezza che non potevamo andare avanti così. Ricordo che andai a dormire da sola, lui non mi seguì e il mattino dopo, quando mi svegliai, non lo trovai in casa.

Solo un post it, attaccato allo specchio dell'entrata, "Me ne sono andato".

Feci colazione circondata da un silenzio che infastidiva i timpani e che ormai mi era entrato nelle ossa, accartocciandole dal vuoto lasciato da lui. Niente più cellulare del lavoro che squillava durante il tg del mattino, niente più chiacchiere sulla giornata che ci aspettava, sulle probabilità di consumare il pranzo o la cena insieme.

Ricordo che cercai conforto nel caffè americano bollente, sorseggiandolo lentamente, cercando di trovare un nuovo scopo e soprattutto, capire da dove cominciare a mettere in ordine la testa, la vita, l'anima.

Una parte di me sperava che le cose si mettessero a posto da sole, che si trattasse solo di una parentesi momentanea: ne ero convinta mentre mi trascinavo dietro la porta di casa, per uscire e andare da Lavinia e raccontarle cosa fosse successo ma al mio rientro, l'appartamento divenne ancora più spogliato dell'essenza della nostra storia.

Ale aveva fatto svuotare la cabina armadio, il suo studio, il suo comodino.

Non so come fosse stato possibile in mezza giornata fare tutto ma con il senno di poi, ebbi la sensazione che fosse già stato tutto pianificato, che il litigio della sera precedente non fosse stata la scintilla ma la conclusione di un incendio.

Non piansi, non sfogai quella frustrazione ma rimasi integra: mandai giù quell'amara realtà, seppellendola in fondo all'anima, perché il pensiero principale era annullare un matrimonio che ci sarebbe stato proprio una settimana dopo.

La parola  ORDINE lampeggiava nella mia mente come la scritta "Open" in caratteri fluo in un qualsiasi negozio di chincaglieria cinese.

Ordine nelle persone da informare: Lavi (già fatto), i miei genitori, la Wedding Planner, l'agenzia di viaggi.

Ordine nelle cose da fare: una doccia, ritirare i vestiti in tintoria (ora avrei avuto più spazio per i miei indumenti e pure per le mie Jimmy Choo), ritirare l'abito da sposa in sartoria (anche quello, in cabina armadio, senza il pensiero di nasconderlo agli occhi dello sposo, tanto non lo avrebbe visto comunque), preparare la cena. No, molto meglio: fare un Just Eat con il giapponese preferito.

Poi, il giorno successivo, avrei messo in ordine anche le altre cose. Roma non fu costruita in un giorno.

E così, una settimana dopo, indossando il mio vestito da sposa, andai all'appuntamento con la Wedding Planner.

Solo quella stessa mattina, il mio cervello capì che cosa mi era successo e aveva deciso di farmi detonare le emozioni accumulate, spargendo frammenti ovunque attorno a me, amorevolmente raccolti dalla mia amica e rimessi insieme dai biscotti e dalle sue parole.

Non è CioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora