4. Fava Tonka🍫 🌶️

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La prima regola che ti insegnano nella vita è non parlare con gli sconosciuti

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La prima regola che ti insegnano nella vita è non parlare con gli sconosciuti. Tanto più salire in macchina con qualcuno che non conosci.

Perchè nella nostra società così progredita, esistono ancora persone che purtroppo si divertono a fare del male a vittime innocenti.

Il male però, può essere fatto anche con le parole, da persone che fino a un secondo prima hai amato e da cui credevi di ricevere affetto.

Tuttavia, per non cadere nel clichè di questa regola arcaica, posso dire a mia discolpa di aver parlato a lungo con Dante, alias Dean, il fotografo bonazzo. Il tempo di un Hugo può dirsi sufficiente a conoscere una persona?

Può essere, ma la conoscenza più approfondita, l'ebbi a casa sua: a essere precisa, su diverse superfici di quel luogo.

Tutto cominciò nell'ingresso di un appartamento in centro città di cui non ricordo nè i colori, nè le forme: ho memoria solo della sua bocca, del suo profumo quasi dolce, un mix di fava tonka e vaniglia con una punta di pepe.

Aveva quell'odore così goloso, che avrei voluto mangiarmelo all'istante e quel bacio, Dio, quel bacio! Erano mesi, no che dico, anni che non venivo baciata in quel modo, con irruenza e dolcezza nello stesso momento, il desiderio della sua lingua nella mia a contorcermi le viscere.

Sembravamo due quindicenni arrapati e io, almeno, lo ero davvero: troppo a lungo avevo mantenuto una sorta di castità che volevo togliermi di dosso, una necessità che esternai togliendoci i vestiti a ridosso della porta di casa, chiusa alle mie spalle.

Mi appoggiai ad essa senza interrompere quel bacio, facendo cadere a terra la giacca e la borsetta, lo stesso fece lui con giubbino e macchina fotografica (anzi, quella mi fece segno di doverla riporre all'attaccapanni per non romperla).

E riprendemmo quel bacio, che aveva il gusto di un muffin appena sfornato dopo giorni e giorni di digiuno: gli presi il viso tra le mie mani e gustai ogni millimetro di quelle labbra, nate per essere baciate, incurante dell'accenno di barba che mi avrebbe lasciato la pelle leggermente irritata.

Dante mi prese per la vita e mi trascinò in sala, appoggiandomi allo schienale del divano. Gli tolsi immediatamente la maglietta e lo aiutai a sbottonarmi la camicetta, che sembrava non volerne sapere di collaborare.

Sbraitai e la strattonai, incurante di qualche bottone saltato e del fatto che, ormai, non era diventato altro che uno straccio irrecuperabile. I 400€ spesi per quel capo sarebbero valsi quella scopata? Sperai di si.

Mi tolsi di fretta anche la mini, lasciandola scivolare ai miei piedi, rimanendo in lingerie davanti a lui; il ragazzo mi prese per i fianchi e appoggiò a sedere sullo schienale del divano, permettendomi di aiutarlo a slacciare la cintura. Sfilò i jeans in un secondo e tornò a baciarmi prima la bocca sino a scendere lungo il collo, strappandomi un gemito.

Era il boccone più dolce che avessi mai assaggiato, quel cioccolatino che ti serve quando sei giù per farti tornare il buonumore, il caffè del mattino che ti dà il boost di energia, che ti risveglia da quel torpore fatto di lenzuola e coperte sotto cui vorresti stare ma che ti obblighi ad abbandonare, perchè sai che la ricompensa in cucina colmerà sicuramente il desiderio di continuare a dormire.

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