"Viv, il cioccolato è buono, sexy, attraente ma fa male al tuo fisico. Bisogna assumerne in piccole dosi per non fare indigestione; l'arancia invece è un frutto, è succoso, pieno di vitamina C, un elisir di lunga vita per il tuo corpo.
Tu in questo...
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Per una sera mi sentii portata indietro nel tempo, trascinata nel fiume del passato come Ofelia, un corpo inerme che stava lentamente affogando lasciandosi andare alla forza dell'acqua senza opporsi, compiaciuta di quella fine che in realtà aveva lei stesso ricercato. Avevo ospiti a cena in un appartamento che non era il mio ma in cui facevo gli onori di casa e un ragazzo che mi vedeva già con lui per il resto della vita. Era un dejà vu dolce amaro, un pizzicore dietro la nuca che si irradiava lungo la schiena, che forse avrei dovuto ignorare ma per una persona a cui era capitato di tutto nella vita, era un segnalo da non ignorare.
E così, mi ritrovai nuovamente a camminare all'interno del mio castello di ghiaccio, la regina delle nevi che era tornata ad avere una casa perfetta, un amore perfetto, una vita perfetta, in mezzo a tanta imperfezione di cui la sua anima e corpo erano fatti.
Un fiore bellissimo che se avessi stretto troppo forte avrei potuto sciupare. E le mie paure tornarono prepotenti quella notte, nel nostro dopocena a letto, intenti a consumare il dolce.
Ero evasiva, non riuscivo a esserci con la testa. Tutto il mio desiderio si era prosciugato come una cascata di montagna nel mese più caldo dell'anno, lasciandosi dietro un letto di sassolini affilati e sporadici ciuffi d'erba, per via di quella paura latente che tutto si ripetesse: il dolore e la mia anaffettività sessuale. Proprio come con il mio ex. E Dean non meritava questo. Meritava una donna che lo amasse completamente, sia emotivamente che fisicamente, cosa che in quel momento non potevo dargli.
E mentre i suoi baci erano preghiere sul mio corpo, le sue carezze il tocco delicato ad un fiore che non doveva essere stropicciato, mentre lui cercava di amarmi con tutto il suo trasporto e il massimo rispetto, per non procurarmi dolore o trascuratezza, io non provavo nulla. Nella mente avevo solo un buco nero che aveva assorbito completamente le mie emozioni e i sentimenti che provavo per lui, sostituendole con la paura. Il mio corpo era un guscio vuoto, toccato e stimolato ma non reattivo a quelle attenzioni d'amore che mi erano riservate e che, in altre occasioni, avevano acceso colori sgargianti in me.
« Non ce la faccio.» dissi tirandomi su, appoggiando la fronte alle ginocchia per la vergogna che stavo provando. Lo avevo deluso? Lo avevo forse fatto sentire rifiutato o disilluso?
Dean si sedette accanto a me. La bellezza del suo corpo nudo a fianco del mio lo faceva sembrare la statua in carne e ossa del Dio Eros.
Mi mise un braccio attorno alle spalle ma lo allontanai, sprofondando ancora di più la testa tra le ginocchia. «Scusami.»
« Vuoi parlarne?» disse nel tono più dolce e comprensivo che potesse mostrarmi.
Alzai il viso e mi pulii gli occhi con i palmi delle mani. Presi un respiro e cercai di buttare fuori anche quell'ultima paura che mi impediva di vivere quel momento, costruendo un muro tra di noi.
« Il dolore. L'ultima volta che mi era capitato, non ero più riuscita ad avere rapporti. Non so se fosse legato alla questione del blocco pelvico o ai miei sentimenti scomparsi per Ale.»