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NOAH

Mi svegliai di soprassalto, il cuore mi batteva all'impazzata, cercai di regolarizzare il respiro.

Un altro incubo. Un'altra notte insonne.

Mi alzai di fretta dal letto prendendo dall'armadio i primi vestiti che trovai. Ero conscio del fatto che non sarei più riuscito a dormire, quindi tanto valeva, non potevo restare nel letto a farmi divorare dai pensieri.

Certe notti era una vera agonia dormire in tranquillità, senza incubi che cercavano di corrodermi lentamente l'anima. Vivevo in una specie di limbo, impegnato a vivere in un presente senza di lei, occupato a sopravvivere al passato che ritornava sempre, non lasciandomi pace.

3:05, orario in cui potevo passeggiare per strada senza che nessuno mi disturbasse, il silenzio regnava ma il caos nella mia testa non mi avrebbe abbandonato così facilmente.

I lampioni eretti sul ciglio della strada erano le uniche cose che illuminavano la via. Nel cielo non c'era traccia di stelle, persino la luna si nascondeva tra le nuvole passeggere della serata.

Mi era sempre piaciuta la sensazione di camminare da solo durante la notte, come se fossi l'unica persona al mondo che poteva trovare conforto in quell'oscurità piacevole e silenziosa.

Mi addentrai in un parchetto vicino a casa mia, sedendomi su una panchina. Alzai gli occhi, fissando con insistenza l'unica stella che illuminava fievolmente il cielo, come se avesse quasi paura di brillare. Poi all'improvviso sentii il rumore di una palla che sbatteva contro il cemento, un'ombra si avvicinava con incertezza sedendosi senza permesso vicino a me.

Il suo sorriso era sempre stampato sulla sua faccia, sembrava così spensierato e allegro.

Questo ragazzo non aveva nessun problema nella vita? Quanto volevo essere come lui. Non avere problemi, vivere in un mondo che non cercava di tirarmi giù in ogni momento.

"Perché te ne stai qui da solo?" Chiese fissandomi insistentemente. "Non riesci a dormire?"

Scossi la testa. "Tu invece?"

"Non dormo mai la notte." Scrollò le spalle come se non fosse un problema. "Sono uno spirito notturno."

"È riesci lo stesso a essere così riposato e allegro di prima mattina? Come diavolo fai? Sei sempre così felice. Io quando non dormo divento irritante, odio tutti e non parlo con nessuno."

Nascose le mani nelle tasche dei Jeans, in quel modo riuscii a notare meglio i suoi tatuaggi, una minuscola e strana scritta in latino, un serpente bianco che si arrotolava sul braccio, gli occhi del serpente fissavano quella scritta mentre al di sopra di essa una cicatrice sbucava dalle maniche della maglietta. "È la prima volta che ti sento parlare così tanto, avevo ragione in mensa." Sorrise mentre si sporgeva con il viso sempre più vicino al mio. "Sei adorabile lo sai?"

Ma che diavolo...

"Flirti con tutti gli sconosciuti che incontri per strada?"

"In realtà non ci provo mai con nessuno." Riferì squadrandomi da capo a piedi. "Ma con te mi viene naturale, è divertente vedere la tua faccia che diventa rossa per colpa dell'imbarazzo, per colpa mia."

"Non sono imbarazzato." Sibilai tra i denti. Questo ragazzo mi faceva innervosire ogni volta che lo vedevo. "Ho freddo."

Scoppiò a ridere, si tenne l'addome con entrambi le mani, non avevo mai sentito la sua risata e per un attimo mi sentii leggero come se potesse in qualche modo donarmi un po' di pace.

"Certo sei rosso come un peperone perché fa freddo, in effetti si gela qui fuori giusto?"

Annuii nonostante fosse falso.

"Allora tieni questa." E continuò a ridere mentre mi posizionava sulla spalla la sua giacca di pelle. "Ti proteggerà dal freddo, ma se il problema sono veramente io mi dispiace per te, nessuno riuscirà a proteggerti."

Ed eccomi qui, sicuro di avere persino le orecchie rosse in questo momento. Volevo scappare via da lui, ma qualcosa me lo impediva. La sua presenza mi irritava eppure, grazie a lui, riuscivo a bloccare i miei assillanti pensieri.

"Ci stai provando con me per caso?" Mi avvolsi nella sua giacca sentendo l'odore di fumo mischiato a quello della vaniglia. "Sappi che non sono interessato."

Sul suo viso apparve un sorriso enigmatico che non riuscii a decifrare, buttò la testa all'indietro e chiuse gli occhi per una frazione di secondi. "Calma piccoletto non voglio portarti a letto, non voglio nemmeno abbracciarti mentre parliamo dei nostri problemi più intimi e cerchiamo di affrontare i problemi insieme. Sono stronzate. Non sono un tipo da relazioni, mi piace solo il modo in cui reagisci mentre ti prendo per il culo tutto qui."

"Lo fai con tutti? Prendi per il culo la gente con il tuo modo di fare?"

"In realtà sei la prima persona che stuzzico in questo modo."

Questo ragazzo mi innervosiva così tanto che avevo quasi voglia di ucciderlo con le mie stesse mani. Al diavolo quel bel faccino, su di lui era sprecato!

"Beh sai che c'è? Non ho voglia di stare con un pezzo di merda che si diverte a rompermi i coglioni, quindi gentilmente levati dal cazzo. Io quella sera ti ho dato retta quindi potresti per favore farmi la stessa cortesia e sparire dalla mia vista?"

Gabriel si fermò a riflettere, all'inizio non riuscì a connettere le mie parole ma dopo qualche secondo iniziò a ricordare quello che era successo nei bagni della discoteca. "Non volevo essere scortese, all'inizio ero preoccupato seriamente per te, non sto scherzando."

"Poi però hai deciso di trattarmi come un'idiota invitandomi a evaporare dalla tua vista. Sei proprio bravo in effetti."

"Non volevo essere maleducato, solo che te ne stavi lì imbambolato a fissarci senza proferire parola. In più Zayn quando si ubriaca perde il controllo, inizia a baciare chiunque oppure fa a botte con le prime persone che capitano nella sua visuale. Passa da un estremo all'altro in pochi secondi e visto che la serata era già di per sé complicata ho deciso di allontanarti in quel modo brusco. Ho sbagliato ma sul serio non volevo essere un pezzo di merda, scusami."

Questo ragazzo mi mandava in tilt il cervello. Fino a pochi secondi fa, con il suo ghigno e le sue battutine del cazzo, cercava di farmi perdere la testa. Ora invece mostrava un sorriso innocente e cercava di scusarsi come se provasse in qualche modo di mostrarmi la sua preoccupazione.

Non riuscivo a capire il perché, ma sapevo già che questo raggio di sole mi avrebbe recato molti casini.

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora