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GABRIEL


Era passata solo una settima e Noah mi mancava più di ogni altra cosa. E se mi avesse respinto? Come avrei fatto senza di lui se in pochi giorni stavo diventando matto senza la sua presenza?

Avevo riparato il telefono, ritrovando come minimo venti chiamate perse da parte sua. Tuttavia quando finalmente potevo chiamarlo e sentire la sua voce, lui non aveva risposto.

Ora invece, volevo solo guidare verso casa sua, vedere il suo meraviglioso sorriso e tenerlo tra le mie braccia come se al mondo ci fossimo solo noi due.

Ero completamente pazzo di lui, me ne accorgevo pure io. Eppure non me ne vergognavo, Noah era l'unico che riusciva a farmi sentire vivo.

"Quindi te ne ritorni a casa a fare il frocietto con il tuo fidanzatino?"

"Non penso siano affari tuoi." Dichiarai con durezza fissandolo con indifferenza.

Alfred stranamente si era presentato nell'azienda per tutta la settimana. Si era limitato a seguirmi e fissare ogni mio movimento, non ha fatto nulla per aiutarci.

Cercai nelle tasche le chiavi della macchina, non volevo perdere altro tempo con lui.

"Andiamo, sono solo curioso di sapere chi è questo fantomatico Noah."

Mi immobilizzai sul posto. Aveva un sorriso inquietante e la sua figura era in penombra.

"Hai ascoltato le mie conversazioni?" Domandai con rabbia stringendo le mani in due pugni.

"Era privata? Insomma parlavi con mia madre, ero solamente curioso di sapere perché quella donna era tanto felice di parlare con uno come te."

"Non sono cose che ti riguardano." Sbottai innervosito.

Aprii la portiera della macchina, ma le sue parole mi fermarono per la seconda volta.

"Dimmi, il tuo amichetto sa il tuo passato?" Rise fissandomi con disgusto. "Scommetto di no, altrimenti non saresti così agitato. Perché non me lo fai conoscere, così potrò raccontargli io stesso chi sei."

Non risposi, era inutile parlare con lui.

Entrai in macchina, alzai il volume della radio e partii il più in fretta possibile.

Alfred era un pezzo di merda, ma sotto sotto capivo la sua rabbia verso di me. Avevo ucciso suo fratello sia mentalmente che fisicamente, mi meritavo la sua collera.

Ma Noah non c'entrava nulla con tutto questo, non doveva metterlo in mezzo ai miei casini.

Sentivo il bisogno di andare da lui, non volevo aspettare fino a domani, dovevo vederlo ora.

D'improvviso la suoneria del telefono si mischiò alla musica della radio, forse era Noah.

No, era solo Zayn.

"Che vuoi?" Chiesi senza pensarci, ero deluso.

"Ehi principessa, è così che rispondi dopo una settimana di assenza? Dillo che non mi ami più."

Sbuffai. "Scusami, in realtà stavo aspettando un'altra chiamata."

"Il mio bambino è innamorato perso." Sentii la sua risata di sottofondo. "Comunque, vieni subito a casa mia."

"Non posso, devo andare da lui." Asserii con serietà.

"Non è in casa Gabri. Vieni da me prima, domani penserai a lui."

Aggrottai le sopracciglia ripensando alla sua frase. Come faceva a sapere che non era in casa?

"Va bene, arrivo subito."


...


Ad aprirmi la porta fu Luca. Teneva in mano una bottiglia di spumante e rideva a qualche strana battuta che Zayn stava urlando a squarciagola dalla cucina.

"Finalmente sei arrivato, muoviti abbiamo una sorpresa."

In cucina trovai Eve seduta sul divano che rideva come una pazza mentre fissava Zayn che correva per scappare da Ethan.

"Un momento." Sbottai fissando quei due con confusione. "Voi due da quando siete amici?"

"È una lunga storia." Sospirò Zayn abbracciandomi. "Ma principessa, è meglio se vai in giardino, c'è una persona che ti aspetta."

Ci misi pochi secondi a capire chi fosse quella persona. Corsi subito in giardino, ritrovandomi un Noah incazzato che mi guardava con astio.

"Finalmente il signorino Gabriel si degna di onorarmi con la sua presenza." Disse con rabbia, anche se riuscii a notare quel sorriso che cercava a tutti i costi di nascondere, era davvero carino. "Sei uno stronzo! Non puoi nemmeno immaginarti quanto mi sei mancato in questi giorni."

"Noah i-"

"No, parlo io Gabriel. Tu devi solo stare zitto e ascoltare quello che ti devo dire." Affermò buttandosi tra le mie braccia. "Ti ho chiamato un milione di volte, ti ho aspettato per ore sotto casa tua solamente perché ti volevo vedere. Ma quando Eve mi ha raccontato dov'eri e perché non rispondevi alle mie telefonate...non so, mi sono sentito felice e deluso allo stesso momento."

"Perché?" Chiesi affondando la testa nell'incavo del suo collo.

"Ero deluso perché non mi avevi detto niente, ma allo stesso tempo ero felice perché all'inizio avevo paura che dopo la tua confessione non volessi più vedermi, invece quando ho scoperto che il motivo era un altro, mi sono sentito sollevato."

Iniziò ad accarezzarmi dolcemente i capelli, mentre l'altra mano stringeva con più forza il mio fianco, come se avesse paura che da un momento all'altro potessi scappare via da lui.

"Dio Gabri, non andartene più via senza dirmelo, potrei diventare pazzo senza di te." Sussurrò al mio orecchio, creandomi una scossa di brividi lungo la schiena. "Ti odio così tanto, quella sera ti sei addormentato come se nulla fosse. Non hai la minima idea di cosa sei riuscito a scatenare dentro di me con le tue parole."

Alzai la testa di colpo, ammirando quel meraviglioso sorriso che amavo tanto.

"Sono stato uno stupido a non accorgermene, persino Wendy sapeva tutto prima di me." Dichiarò, grattandosi il collo con imbarazzo. "Ma Gabri, se vuoi stare con me dovrai sopportare questo mio lato. A volte sono stupido, noioso e ci metto parecchio tempo per capire le cose...pensi di riuscire ad accettare uno come me?"

Lo guardai senza battere ciglio, stavo sentendo bene?

Annuii, ancora troppo scosso dal suo discorso.

"Non sono mai stato con un ragazzo, a essere sincero penso che sei l'unico uomo che riesca a farmi provare tutte queste emozioni. Mi fai impazzire, sei così bello e gentile, riesci sempre a tirarmi su di morale e amo stare con te." Rivelò fissandomi con determinazione. "Mi piaci, voglio stare con te Gabriel. E tu? Vuoi essere il mio ragazzo?"

Mi morsi il labbro inferiore, posando le mie mani sul suo viso. "Dovresti già sapere la mia risposta."

"Sì, ma vorrei sentirla ad alta voce." Sussurrò a fior di labbra. "Quindi?"

Sorrisi, appoggiando le mie labbra sulle sue. Era un bacio breve, fugace, ma dannatamente bello e dolce.

"Noah, desidero essere il tuo ragazzo dalla prima volta in cui ci siamo incontrati." Proclamai accarezzandogli il viso. "Sono pazzo di te, sono tuo da oggi e per sempre."

"Sono tuo da oggi e per sempre." Replicò tra le mie braccia, impossessandosi nuovamente delle mie labbra. 

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora