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GABRIEL


Amici?

Chi cazzo voleva essere suo amico? O forse era meglio così, non riuscivo nemmeno io a capire cosa volevo da lui.

Per me Noah non era un amico, era ovvio, quel piccoletto mi faceva impazzire. Il mio cuore fremeva quando era nei paraggi, e forse anche qualcos'altro.

Tuttavia, non poteva nemmeno essere il mio ragazzo. Avevo troppa paura di distruggerlo, proprio come avevo fatto con loro.

"Allora ti fa male?" Zayn mi afferrò la mano ormai disinfettata e coperta dalle garze. "Senti, mi dispiace per quello che ho detto. C'è no non mi dispiace, pensavo sul serio quelle cose. Però ho capito che potevo essere più discreto e meno aggressivo."

"Tranquillo, avevi ragione." Abbassai il capo puntando gli occhi sulle scarpe da ginnastica. "Solo che...ecco non riuscivo ad accettarlo."

Zayn mi tirò una pacca sulla spalla. "Beh guarda il lato positivo, grazie alla tua mano puoi finalmente riposarti un po'. Anzi, non capisco nemmeno perché sei venuto agli allenamenti se tanto non puoi giocare."

"Sono pur sempre il capitano." Ghignai fissandolo con attenzione. "Devo stare attento, altrimenti gente come te trova una bella scusa per saltare l'allenamento. In effetti è quello che stai facendo ora, coraggio Miller muovi quel culo e fammi vedere cosa sai fare!"

"Sì signor capitano!"

Lo vidi correre dagli altri, quando una notifica attirò la mia completa attenzione.


PICCOLETTO

Come sta la mano?


Sorrisi. A parte la chiamata di Wendy, il corvino da quando ci eravamo scambiati i numeri non mi aveva mai scritto. Io invece non volevo fare il primo passo, già chiedere il suo numero era stato un azzardo, non volevo risultare troppo pesante.


Andrebbe meglio se il coach capisse che non è una cosa grave. Per colpa di questo piccolo infortunio sono obbligato a guardare gli allenamenti.


PICCOLETTO

Quando finisce l'allenamento?


Alle otto, perché?

PICCOLETTO

C'è anche il campo da basket fuori vero?


Sí, ma non capisco dove vuoi andare a parare Noah.

PICCOLETTO

Lo vedrai.


"Capitano, per caso il tuo principino ti ha scritto qualche messaggio sconcio?" Urlò Zayn, accompagnato dai fischi dei nostri compagni.

Scoppiai a ridere. Adoravo la mia squadra.

Tutti, persino il coach, sapevano della mia bisessualità. L'avevano presa bene, anzi fin troppo bene. Un'anno dopo fu Zayn a scoprire e rivelare di essere gay, la sera stessa per festeggiare la grande scoperta e la vittoria della partita, alcuni compagni avevano deciso di andare in una discoteca gay. Una serata divertente per noi, significativa per Zayn.

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora