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GABRIEL


Mio padre aveva due fratelli minori. Gemelli per l'esattezza, uno più stronzo dell'altro. 

Al suo funerale nessuno pianse, solo la nonna aveva gli occhi lucidi, ma cercò di mostrarsi forte come faceva sempre.

Era il maggiore tra tutti, quello che avrebbe ereditato tutto alla morte della madre. L'unico che aveva dei saldi valori, il figlio perfetto. Una persona che avevo distrutto portandogli via le due persone più importanti della sua vita.

Ero troppo piccolo per capire le loro bugie, i ghigni nascosti tra smorfie dispiaciute, le parole sussurrate contro il caro defunto fratello. Tutti e due mascheravano la loro felicità, ognuno pensava solo all'eredità che gli spettava.

Ora, seduti a questo tavolo, riuscivo a intravedere quelle maschere che si dissolvevano nel nulla. Avevo imparato a riconoscere il loro vero volto, d'altronde ero come loro, fingevo di essere una persona diversa dalla realtà.

"Perché l'orfanello deve mangiare con noi?" Sputò con rabbia Jackson, considerato dal fratello il più piccolo, solo perché era nato due secondi dopo. "Non dovrebbe stare in casa nostra. Perché ti ostini a tenerlo?" Urlò fissando sua madre, nonché l'unica persona che mi amasse in quella casa.

"Perché i miei figli sono dei pezzi di merda." Sentenziò lei stessa scrutandoli dall'alto verso il basso. "Pensate solo ai miei soldi, non vi è mai interessato nulla della mia salute."

"Stai esagerando!" Esclamò Alfred. "Ci hai chiamato tu per l'eredità, allora cosa diavolo c'entra questo ragazzo con gli affari della famiglia?"

Fissai tutti e due senza emozioni, non avevo voglia di sprecare fiato per degli esseri inutili come loro.

Se Jackson era quello che sputava veleno con le sue affilate parole, Alfred usava la sua forza fisica per sfiancare e distruggere l'avversario. Conoscevo troppo bene quei due.

"Ma Gabriel fa parte della famiglia." Affermò con autorità. "Scommetto che quando creperò sarà l'unico che piangerà sulla mia povera tomba." Quando il suo sguardò si posò sul mio, apparve un debole sorriso, ma cercò di non farlo notare. Doveva mantenere il suo ruolo da vecchia strega. "Per questo tutti i miei averi e tutti i miei soldi verranno dati a lui."

Sgranai gli occhi. Qualche volta scherzava sul fatto che fossi l'unica persona che si meritava di avere tutto quello che possedeva, ma non ci avevo mai dato peso. Ora invece, quell'affermazione suonava così reale.

Al tavolo calò un silenzio inquietante, i gemelli erano rimasti immobili come se stessero ancora immagazzinando la notizia.

"Stai scherzando, vero?" Domandò il minore incredulo. "Non è divertente!"

"Oh, ma io sono serissima." Replicò sorseggiando con molta calma il vino. "Non mentirei mai ai miei cari figli."

"Perché lui? Ha ucciso tuo fig-"

"Smettila di dire stronzate!" Tuonò con rabbia, sbattendo le mani contro il tavolo. "Quel mostro non era il mio caro Will. Mio figlio è morto quando ha perso la sua sanità mentale." Poggiai una mano sulla sua cercando in qualche modo di placare la sua ira. "Gabriel è l'unico che tiene veramente all'azienda e a me. Conosce i nomi di tutti i nostri dipendenti, mi ha aiutato quando l'impresa stava subendo delle complicazioni. È l'unico che si occupa di una vecchia burbera come me. Voi invece? Siete solo un branco di idioti che cercano di arricchirsi con la mia morte."

Sentivo il tremolio della sua mano, il respiro più pesante e gli occhi farsi un po' lucidi. "Non dovresti urlare così tanto, lo sai che ti fa male."

Mi fissò con amore. Un'emozione che donava soltanto a me. "Hai ragione, ormai non sono più quella giovane ragazzina che si immischiava nelle risse e urlava contro qualche mascalzone che non sapeva come comportarsi con le mie amiche." Ridacchiò dandomi un tenero bacio sulla guancia.

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora