10

299 18 8
                                    



NOAH


Accesi una sigaretta porgendo subito dopo l'accendino a Ethan. Quello stronzo dimenticava sempre di portarsi il suo.

Con la grazia di un elefante ci buttammo sulla panca fissando i ragazzi che entravano e uscivano dell'edificio.

Ethan mi squadrava con serietà mentre la sua mano scivolava con forza sulla mia spalla. "Quindi sei gay ora?"

"Ti piacerebbe." Affermai sentendo subito dopo la sua risata unirsi alla mia. "Non mi piace in quel modo. Sai che per me è strano confidarmi con qualcuno che sia al di fuori di te e Eve, per questo non riesco a capire come mai con lui riesco a essere così sciolto."

"Beh da quello che hai detto sembra un tipo quasi normale." Sostenne portandosi la sigaretta tra le labbra.

Aggrottai le sopracciglia."Perché quasi?"

"Dai, uno che ti conosce a mala pena non ti bacia sulla fronte, non ti blocca contro la porta di un cesso standoti a meno di due centimetri di distanza, mezzo nudo, con una mano sul tuo collo. Il tuo racconto ha molte parti erotiche e stucchevoli direi." Ribadì divertito. "Il mio gay radar funziona bene. Quel ragazzo sicuramente è attratto da te, poi dovevi vederlo alla festa."

"Puoi spiegare anche a me cos'è successo? Sai dopo un tot di cose non ricordo un cazzo." Sbottai incuriosito dalla sua frase.

"Ti ha portato a mo di sposa fino all'uscita, davanti a tutto l'istituto." Sogghignò buttando la cicca sull'asfalto. "È arrivato da noi tutto preoccupato, Eve ha iniziato a fare le sue solite scenate dicendo che ti avremmo portato noi a casa. Ma lui ha insistito, così sotto gli insulti di Eve, gli ho dato il tuo indirizzo di casa."

"Merda che imbarazzo cazzo!" Sussurrai immaginando la scena.

"Oh già, pensa che molti ora vi stanno shippando. Circolano pure alcune foto sul blog dalla scuola. Sotto la foto c'è scritto..." Ethan tossì trattenendo le risate. "Il principe salva la sua bella addormentata."

Sgranai gli occhi. "Stai scherzando vero?"

Ethan scosse la testa indicandomi dal suo telefono il post. Gabriel aveva una faccia serissima, uno sguardo che non gli apparteneva affatto, io invece stavo mezzo morto tra le sue braccia.

Doppia figura di merda.

Cercai di ribattere ma sentii in lontananza il mio nome. Eve arrestò la sua pazza corsa a un passo da noi, era piegata in due, afferrò ossigeno, e qualche imprecazione, prima di alzare di colpo la testa per guardarci con aria preoccupata.

"Noah è successa una cosa...in mensa vieni subito!...Gabriel sta picchiando il ragazzo che...quello che ti ha messo la droga nel bicchiere alla festa..."

Mi alzai di colpo correndo verso la mensa.

Qualcuno aveva messo qualcosa nei shottini, e io sono stato il malcapitato che l'ha bevuto. Gabriel stava facendo a botte per difendermi? Oppure era solo la sua morale da bravo ragazzo, se avesse bevuto qualcun altro da quel bicchiere sarebbe andato lo stesso a picchiare quel coglione? È se gli fosse successo qualcosa, rischia la sospensione, peggio potrebbe farsi male.

Sto impazzando cazzo!

Arrivammo a destinazione, vidi il biondo a cavalcioni su un ragazzo un po' più robusto di lui. Quest'ultimo era steso a terra, aveva il labbro spaccato, per il resto stava bene.

Invece no, il biondo aveva appena tirato un bel pugno al suo naso.

Gli amici di Gabriel cercarono di spostarlo, io mi limitai a fissare la scena con il cuore che batteva a mille, le gambe fissate al suolo.

"Sei un coglione! Cosa cazzo volevi fare eh?" Gli sbraitò contro il biondino, ormai tra le braccia di Luca e Zayn. "Ringrazia il cielo, perché cazzo se fosse successo qualcosa di grave a qualcuno. Giuro ti avrei ucciso con le mie stesse mani!"

Aveva gli occhi spenti pieni di rabbia, le mani tremolanti, il respiro affannato. Quando alzò gli occhi su di me notai le sue iridi riacquistare la luce che adoravo tanto, il suo respiro si fece più regolare e un flebile sorriso si dipinse sul suo volto.

La folla si stava pian piano affievolendo però, per sfortuna, qualcuno aveva allertato il preside.

Ritornarono quasi tutti in classe. Andai nell'ufficio della presidenza, volevo parlare con lui. Ringraziarlo per quello che aveva fatto.

Tuttavia i minuti passavano, nessuno usciva da quella dannata stanza. Mi sedetti su una delle sedie d'attesa, fissando il pavimento. Ero in ansia, lui mi aveva difeso è ora cosa gli sarebbe successo?

In lontananza sentii un ticchettio irritante che iniziò a rimbalzare tra le pareti del corridoio.

Una donna elegante, i capelli lunghi e biondi, un volto privo d'imperfezioni, due occhi grandi e scuri, delle labbra carnose a forma di cuore. Era bellissima, ma il suo sguardo glaciale mi stava incutendo timore.

Entrò nell'ufficio e dopo venti minuti, finalmente, uscirono tutti dalla stanza.

Cercai di avvicinarmi a Gabriel ma la donna mi fulminò con lo sguardo.

"Noah parliamo dopo." Sussurrò fissando il vuoto.

"I-io" Balbettai non riuscendo a dire una parola, ormai Gabriel era stato trascinato via da quella donna.

Che idiota, non sono riuscito a dire mezza parola.

Corsi all'uscita della scuola, volevo ringraziarlo subito, chiedergli come stava e perché cazzo aveva deciso di fare tutto quel casino. Ma quando arrivai al portone non immaginai di assistere a una scena del genere.

Un sonoro schiaffo colpì la guancia del biondo.

"Mi fai veramente schifo." Urlò massaggiandosi la fronte. "Devi creare problemi ovunque tu vada?"

"Sono felice anche io di rivederti." Rise. "Da quanto tempo non ci vediamo zia? Due anni?"

"Ti diverte questa cosa?" Domandò scrutandolo con disgusto. "Sei un mostro! Dovevi morire tu cazzo! Invece li hai uccisi tutti."

Gabriel non parlava più, era immobile.

"Riportali da me." Sbraitò "Schifoso assassino! Muori!"

Rimasi pietrificato al posto fissando la scena paralizzato.

Sua zia iniziò a tirare pugni incensanti al suo petto, Gabriel rimaneva lì, a incassare ogni parola e colpo. "Se fossi morto io al loro posto sarebbe stato meglio vero?"

"Sì." Ammise flebilmente. "Rimpiango ogni giorno la scelta di mia sorella, se tu non fossi apparso nella sua vita lei sarebbe ancora viva."

Con quelle ultime parole la donna se ne andò. Solo allora Gabriel notò la mia presenza, i suoi occhi erano vuoti, quello sguardo non gli apparteneva.

"Allora?" Il suo tono era basso, rabbrividii. "Ti piace ascoltare le conversazioni degli altri?"

Dovevo starmene zitto, cercare di confortarlo oppure fare finta di nulla, potevo dire qualsiasi cosa eppure decisi di fare la domanda peggiore.

"Hai ucciso qualcuno?"

Gabriel sospirò, chiuse le mani in due pugni rimanendo fermo al suo posto. I ciuffi biondi gli coprivano gli occhi, la testa era puntata sul pavimento. Non aveva il coraggio di guardarmi in faccia.

"Ho ucciso la mia famiglia."

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora