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NOAH


Continuavo a osservare Gabriel.

Sembravo uno stalker.

"La pizza che c'è in mensa oggi fa schifo." Commentò Eve buttando il trancio nel piatto. "Quindi cosa mi raccontate di bello?"

C'era tensione al tavolo del biondino. Luca fissava i suoi amici senza aprire bocca, Zayn continuava a bisbigliare qualcosa a Gabriel. Sembrava incazzato e preoccupato allo stesso tempo. Invece il ragazzo che ormai aveva occupato la mia mente, se ne stava lì immobile senza dire nulla.

"Oh ma dai Noah, la smetti? Sembri un pazzo psicopatico, smettila di guardarlo o se ne accorgerà." Borbottò Ethan con uno strano ghigno.

Stavo per ribattere, ma il protagonista dei miei pensieri si alzò improvvisamente dal suo posto sbattendo le mani contro il tavolo.

"Basta!" Urlò con rabbia. Metà dei presenti si erano girati a guardare la scena. Ma il biondino scappò via lasciando tutti in confusione.

Volevo alzarmi e andare da lui, capire cosa diavolo fosse successo, ma non potevo.

Le parole di ieri continuavano a rimbombarmi nella testa. Lui aveva ucciso qualcuno, l'aveva ammesso con una tranquillità innata.

E io? Stupido come sono continuavo a pensare al presunto assassino ammazza famiglie?

Forse stavo diventando pazzo, anzi sicuramente avevo perso qualche rotella.

"Dove vai?" Mi chiese Eve con sguardo inquisitore.

Non me ne ero nemmeno accorto. Le mie gambe si erano mosse da sole, alzandosi dalla sedia, pronte per sgusciare via dalla mensa.

Fanculo, forse mi piace essere pazzo.

"Ma non è ovvio? Va dal suo innamorato." Sbottò con un ghigno Ethan. "Eve ti sei persa un po' di cose."

Aggrottai la fronte e lo guardai male. "Smettila di dire stronzate."

Non gli diedi nemmeno il tempo per ribattere. Attraversai la mensa a grandi falcate e mi diressi verso le uniche persone che potevano dirmi dove era scappato quel maledetto biondino.

Zayn fu il primo ad accorgersi di me, diede uno schiaffo all'amico indicandomi subito dopo.

Arrivai finalmente al loro tavolo ma...come diavolo potevo iniziare il discorso?

"Eccolo qua, il protagonista del nostro romanzo è venuto a chiedere informazioni sulla sua principessa?" Domandò Zayn portandomi alla totale confusione. Ma di che diavolo stava parlando?

Luca gli diede un pizzicotto sul fianco. "Smettila di dire cretinate. Noah cosa c'è?"

"E-ecco volevo sapere dove è andato Gabriel." Borbottai tutto d'un fiato.

"È andato in bagno." Affermò Luca regalandomi uno strano sorriso. "Prima che tu vada da lui devo avvertirti, forse in questo momento Gabriel non è in sé. Non dire cose avventate."

Anuii senza capire.

"Ah Noah, un'ultima cosa" sussurrò guardandosi in giro. "Sappiamo cos'è successo ieri, non posso raccontarti nulla ma non credere alle parole di quel tonto. Quello che ti ha detto non è vero, so che sembra strano ma devi credermi."

Cercai di scacciare i pensieri che stavano affollando la mia mente e gli sorrisi debolmente. "Va bene, grazie."

Una volta arrivato alla porta dei bagni, indugiai un attimo. Cosa diavolo significava che potevo trovare un Gabriel non in sé? Come potevo iniziare la conversazione? Ehi brutto stronzo, perché mi hai detto di aver ucciso la tua famiglia quando i tuoi amici dicono che non devo credere a quello che hai detto? Decisamente no, non potevo iniziare il discorso in quel modo.

Presi un grosso respiro ed entrai. Davanti a me trovai un ragazzo che non avevo mai visto prima d'ora. Gabriel aveva gli occhi lucidi, il viso pallido e le labbra violacee. La sua felpa era buttata per terra, indossava solamente una canottiera nera e attillata. Lo specchio del bagno era rotto, frammenti di vetro si trovavano sparsi sul lavandino e sul pavimento. Notai solo ora la sua mano, piena di sangue e schegge che trafiggevano la pelle.

"Noah, vattene!" Esclamò con voce scossa, le parole uscirono quasi a fatica.

Non lo ascoltai. Rimasi lì a fissarlo senza dire nulla. Quella scena mi creava un strano vuoto al petto, sentivo le mani formicolare, la vista un po' appannata. Merda, la mia empatia del cazzo! Non potevo mettermi a frignare in un momento del genere.

Solo dopo qualche minuto decise di voltarsi verso di me. Mi guardò di sfuggita prima di puntare il suo sguardo sul pavimento. La smorfia di dolore venne sostituita da un sorriso vuoto, falso oserei dire.

"Cos'è successo?" Domandai titubante. Cercai di avvicinami, volevo prendere la sua mano e cercare in qualche modo di alleviare quei brutti graffi. Me lo impedì, a ogni mio passo lui ne faceva altri indietro, cercava di porre una certa distanza tra noi due.

"Sei per caso scemo?" Mi chiese con irritazione evitando la mia domanda. "Non dovresti essere qui, non dopo quello che cosa che ti ho rivelato!."

"Sono qui perché non credo a quello che mi hai detto."

L'irritazione di Gabriel continuava a crescere. Alzò di scatto la testa fissandomi con i suoi occhioni verdi, dentro di essi si celavano emozioni diverse che non riuscivo bene a distinguere. "Pensi che non sia vero? Cosa dovrei fare allora? Rapirti e torturarti, magari così mi crederai?"

Sbattei le palpebre e mandai giù il groppo. "Smettila di dire stronzate, ti conosco da poco ma non mi sembri un assassino."

Gabriel iniziò ad avanzare lentamente verso la mia posizione. Senza accorgermene, sta volta, fui io a fare due passi indietro.

Gabriel si fermò ridendo. Era una risata disperata, quasi delusa dal movimento involontario che il mio corpo aveva eseguito senza il mio permesso. "Il tuo corpo non è d'accordo con il tuo discorso Noah."

Drizzai la schiena e avanzai nuovamente. Non dovevo aver paura di lui. "Lascia che ti aiuti Gabriel, voglio starti vicino, non posso lasciarti da solo."

Emise un sospiro di frustrazione. "Perché vuoi aiutarmi? Me la cavo anche da solo."

Negai con la testa. "Una persona molto intelligente e gentile una volta mi disse che in certi momenti non si dovrebbe stare da soli. Sai, quella persona mi ha aiutato quel giorno, voglio solo ricambiare il favore."

"Quella persona deve essere fantastica." Esalò imbarazzato portandosi le dita tra i capelli. "Non volevo che mi vedessi in questo stato, sono orribile."

"Sei perfetto invece." Quelle parole mi uscirono di getto. La mia voce e il mio corpo oggi non volevano collaborare. "V-volevo dire che non devi preoccuparti, tutti abbiamo dei momenti no nella vita."

Vederlo in questo stato mi aveva fatto comprendere quanto ero stato stupido a definirlo perfetto, senza problemi. In realtà questo ragazzo sembrava incasinato quanto me, ma a differenza mia lui riusciva a nascondere bene le sue difficoltà. Eppure, in un modo diverso da prima, ai miei occhi continuava a essere perfetto.

"Non so perché perdi tempo con me." Ribadì sorridendo timidamente. "Hai già i tuoi problemi a cui pensare non dovresti preoccuparti anche dei miei."

"Ma tu l'hai fatto, cosa cambia?" Domandai ricambiando il sorriso. "Lascia che decida io se starti vicino o meno. Non so cosa diavolo stai affrontando ma quando avevo bisogno di qualcuno tu c'eri."

Tesi la mano verso la sua direzione. "Siamo amici giusto?"

Gabriel afferrò la mano stringendola con forza, tanto che sentii il sangue non scorrere più, tuttavia non mi sottrai dalla sua presa. Le nostre mani unite mi regalavano una strana scarica. "Sì, siamo amici."

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora