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NOAH


Avevo ascoltato tutto con estrema attenzione. Ero rimasto scioccato dalla sua rivelazione, Gabriel aveva passato l'inferno e io solo pochi mesi fa gli avevo detto che uno come lui non avrebbe mai potuto capire le mie sofferenze.

Ero stato un coglione.

"Gabri, non è colpa tua." Dichiarai ricalcando con forza quelle parole. "Eri un bambino, non potevi fare nulla."

"Però è iniziato tutto per colpa mia!" Gridò con rabbia mentre le lacrime continuavano a scivolare lungo le sue guance. Non mi piaceva vederlo in quello stato, sentivo il petto pesante e sentire tutto quello che aveva passato mi aveva lasciato con l'amaro in bocca. Volevo abbracciarlo, baciarlo, vederlo sorridere e dargli tutto l'amore che non era riuscito ad avere da bambino. "Se quel giorno non fossi scappato di casa, mia madre e mio fratello sarebbero ancora in vita, mio padre non sarebbe impazzito. È iniziato tutto per colpa mia!"

"No," presi il suo viso nelle mie mani e baciai ogni singola lacrima che cadeva dai suoi magnifici occhi. "È iniziato tutto per colpa di tua zia che ti ha mentito, ti ha reso insicuro e triste, ha giocato con i tuoi sentimenti. Per non parlare del fatto che non stavi guidando tu quel camion, non hai fatto impazzire tu tuo padre e non sei stato tu a dar fuoco alla casa. Capisci quello che sto dicendo? Non sei stato tu, non hai fatto nulla di male."

Gabriel mi abbracciò con forza, sentivo ancora le sue lacrime scivolare sulla mia pelle e il fiato corto che si scagliava contro il mio collo.

"Sei magnifico Gabriel, io e Wendy siamo felici di averti nelle nostre vite." Lo rassicurai baciandogli la testa. "Mi hai sempre aiutato, quando stavo male sei rimasto al mio fianco e non sei scappato via. Io farò lo stesso con te, quando starai male, quando i tuoi pensieri avranno il sopravvento su di te, vieni e raccontami tutto. Mostrami le tue emozioni, le tue paure e io sarò al tuo fianco, pronto a sostenerti. Ci sono io con te e non me ne andrò mai."

Amavo Gabriel e non avrei permesso a niente e nessuno di allontanarmi da lui.

"Ti amo Noah" Sussurrò al mio orecchio mozzandomi il fiato. "Ti amo, sono felice di averti conosciuto."

"Anche io ti amo." Borbottai con le guance rosse e un timido sorriso sul volto. "Non scordartelo mai."

Sorrise fissando con insistenza le mie labbra. La sua mano si appoggiò sul mio collo mentre il suo viso continuava ad avvicinarsi lentamente al mio. "Posso baciarti Noah?"

Quella domanda mi aveva fatto mancare il fiato, sentivo le guance scottare e l'ossigeno iniziava a mancare. "Non dovresti chiedermelo, mi rendi nervoso così."

"Lo so, mi piace vederti in questo stato per colpa mia." Mi baciò all'improvviso, mandando il mio cervello in tilt.

Non era un bacio casto, le sue labbra si muovevano lentamente sulle mie, un bacio lento e dolce. Solo dopo qualche secondo le sue braccia mi afferrarono con decisione, spingendomi addosso a lui.

Ero tra le sue braccia, seduto a cavalcioni su di lui. Continuavamo a baciarci con estrema delicatezza, le sue mani mi toccavano con cura come se avesse paura che da un momento all'altro mi sarei potuto rompere tra le sue braccia. Aveva il terrore di ferirmi, lo capivo dai suoi movimenti.

"Sono felice, mi sento al sicuro quando siamo insieme." Sussurrai tra un bacio e l'altro per dargli conforto. "Tu non rovinerai mai nulla, mi hai salvato, sei riuscito a farmi capire quanto sia importante il mio presente, di buttarmi il passato alle spalle e vivere giorno per giorno. E voglio viverlo con te, con i nostri amici e con Wendy."

Appoggiò la fronte sulla mia, lo sguardo puntato nei miei occhi e un sorriso che mostrava tutto l'amore che sentiva nei miei confronti. "Penso che non potrei mai desiderare un presente migliore di questo."

E sorrisi anch'io, conscio del fatto che aveva perfettamente ragione.



...



EVE


Ultimamente la mia mente stava attraversando un periodo di caos totale. Ogni volta che facevo qualcosa, che uscivo con qualcuno o restavo semplicemente in casa, i miei pensieri si collegavano a un unico argomento. Luca Rossi.

Ed era proprio quest'ultimo che mi aveva invitato a fare una passeggiata vicino al fiume per parlare di non so che cosa.

Quando arrivai alla posizione che mi aveva mandato, mi ritrovai davanti a un picnic coi fiocchi. Luca era seduto su una coperta color celeste, un enorme cesto in legno era posto in mezzo e attorno una decina di piatti con prelibatezze di diverso genere. Aveva comprato persino il frappé alla fragola e i macaron alla vaniglia, i miei preferiti.

"Vieni a sederti?" Mi chiese fissandomi con insistenza.

Mi accomodai davanti a lui, cercando in qualche modo di mostrarmi indifferente a tutta quella roba. Stavo iniziando ad avere fame.

"Al telefono hai detto che dovevi parlarmi. Cos'è successo?"

Una smorfia si dipinse sul suo volto, rendendolo possibilmente ancora più bello del solito. Diavolo, la mia mente lo stava facendo di nuovo!

"Non volevo arrivare subito al dunque, ma visto che l'hai tirato in ballo..." Sospirò fissandomi dritto negli occhi. "Eve, perché non mi dai una possibilità? Tu mi piaci, sei l'unica ragazza che mi fa perdere la testa in questo modo."

Boccheggiai non riuscendo a tirar fuori neanche una parola. Non potevo far finta di nulla, ero interessata a Luca ma la mia paura riusciva a bloccare l'emozione che provavo per lui.

"Ho paura," sussurrai fissando qualsiasi cosa meno che lui "vivo nella costante ansia di non essere abbastanza. Nessuno va oltre l'apparenza, per molti il mio corpo vale più del mio carattere."

"Ma io non mi sono innamorato di te per colpa del tuo corpo!" Affermò con serietà.

"Lo so," continuavo a torturarmi le mani, parlare delle mie paure mi faceva sentire debole "ma se poi ti stufi di me? O se dopo aver scopato te ne andrai come gli altri?"

"Eve, guardami." Alzai lo sguardo notando i suoi occhi già incastrati nei miei. La sua mano si avvicinò alla mia, intrecciando con dolcezza le nostre dita. "Non so cosa succederà in futuro, ma sono sicuro che non ti lascerò mai per un motivo del genere. Sicuramente litigheremo, magari a volte ci odieremo, però sono sicuro che farei di tutto per far pace con te, per vedere il tuo magnifico sorriso e sentire la tua voce chiamare il mio nome. Mentirei se dicessi che il tuo corpo non mi attrae, ma sono disposto ad aspettare tutto il tempo che vuoi pur di farti capire che non è la cosa più fondamentale per me."

Non sapevo come rispondere e il silenzio cadde come un macigno tra noi due.

Le sue parole mi avevano fatto battere il cuore all'impazzata, sapevo che quel discorso lo aveva detto con sincerità eppure c'era sempre quella piccola paura che fosse esattamente come gli altri.

"Ti mentirei se dicessi che mi fido completamente di te." Dichiarai incrociando le braccia al petto. "Ma non posso nemmeno dirti che non provo nulla per te. Sono incasinata e ti assillerò con le mie paranoie, ma se vuoi lo stesso provarci allora per me va bene."

Un cipiglio si formò sul suo viso. "È uno strano modo per dire, sì mi piaci proviamo a stare insieme?"

Annuii con le guance rosse.

"Quindi ora sei la mia ragazza. Guarda che non puoi tirarti indietro!" Borbottò sorridendomi allegramente.

Prendendolo alla sprovvista mi avvicinai a lui, ritrovandomi le sue labbra a un millimetro di distanza. "Sono la tua ragazza Rossi, non farmene pentire." 

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora