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NOAH


La classe di Gabriel era ritornata nella loro sede e quello stronzo non mi aveva avvisato.

L'avevo chiamato ben cinque volte ma suonava a vuoto, mi stava evitando.

"Quindi che farai?"

Eve se ne stava seduta sulla panchina a girarsi una sigaretta. Dall'altra parte Ethan ascoltava le mie lamentele senza fiatare, quella mattina si era svegliato con la luna storta.

"Andrò al suo appartamento e starò davanti all'edificio fin quando non aprirà quella maledetta porta." Affermai serio, guardando il fumo che usciva dalla sua bocca. "Sembrerò un pazzo secondo voi?"

Ethan annuì.

"Non ascoltarlo, lotta per quello che vuoi." Replicò la rossa guardandomi con uno smagliante sorriso. "È la prima volta che ti vedo così determinato a fare qualcosa, sai sembri diverso rispetto a qualche giorno fa."

La fissai con confusione. "Cioè?"

"Sembri ritornato il Noah di prima." Borbottò Ethan arruffandosi con la mano i capelli. "Se il merito è di Gabriel, allora vai a prendertelo."

Era vero, Gabriel riusciva a farmi uscire emozioni che non provavo da tanto.

"Che ci fai ancora qui? Muoviti." Replicò Eve buttando il mozzicone sull'asfalto.

Annuii correndo via, non dovevo perdere altro tempo. L'edificio in cui abitava Gabriel era a pochi passi dal centro, ci avrei messo più o meno cinque minuti ad arrivare.

Ripensandoci, non mi sarei mai aspettato una svolta così drastica nella mia vita. Io, innamorato di un ragazzo. Ma cavolo, volevo stare a tutti i costi con lui e ci sarei riuscito. Non poteva scappare da me, non dopo la sua folle dichiarazione.

Guardai il cielo, sicuro di aver sentito una goccia d'acqua scagliarsi sul mio naso. Bene, stava iniziando persino a piovere. Brutto presagio.

Una volta arrivato suonai un paio di volte al suo citofono ma non ricevetti nessuna risposta. Riprovai a chiamarlo ma niente.

Mi accasciai sul pavimento, avrei aspettato lì tutta la sera. Dovevo parlarci a tutti i costi.

Fissai la pioggia che si scagliava sul terreno, le persone che correvano da una parte l'altra della strada. Chissà cosa stava facendo Gabriel.

Chiusi gli occhi, volevo risposare solo per qualche minuto, in fondo non mi avrebbe fatto male.

Quando riaprii gli occhi, sentii più freddo di prima e aveva finalmente smesso di piovere. Ero fradicio dalla testa ai piedi e continuavo a starnutire da qualche minuto. Presi il telefono per guardare l'ora e...Cazzo, avevo dormito per tre ore!

Mi alzai dal suolo, suonai altre due volte al citofono, ricevendo l'ennesima delusione.

Ritornai a casa dove ad aspettarmi trovai Wendy e Andy che mi fissavano con preoccupazione.

"Ma cosa cazzo hai combinato?" Urlò zia Andy minacciandomi con l'indice puntato sul petto.

"Il linguaggio zia!" Esclamò Wendy lanciandole uno sguardo pieno di rimprovero. "Noah, perché sei tutto bagnato?"

"Stavo cercando una persona." Buttai a terra le scarpe e il giubbotto, avviandomi subito dopo verso la mia camera.

Venni seguito a ruota da quelle due impiccione che si buttarono nel letto.

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora