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NOAH


Erano passati esattamente quattro giorni da quando Lisa era ritornata nella mia vita, sconvolgendo ogni cosa.

Ogni giorno si era presentata a casa mia, a raccontarmi della sua vita in Canada, dei suoi nuovi amici e giocare con Wendy, che sinceramente, non ne sembrava molto entusiasta.

Aveva pure organizzato una serata con Ethan e Eve per rincontrarli e chiacchierare su ogni cosa.

In tutti questi giorni Gabriel non si era fatto più vivo. Ogni tanto ci beccavamo nei corridoi ma non veniva mai da me, si limitava a salutarmi e sgattaiolare via con i suoi amici.

E io? Io me ne stavo lì come un coglione a guardarlo in silenzio. Sentivo la sua mancanza, volevo averlo qui con me.

"Sono in ritardo?"

Eve se ne stava impalata a scrutarmi come una pazza. Nella mano destra teneva un mazzo pieno di rose rosse, nell'altra il suo frappé alla fragola.

Il bar a quest'ora era pieno. Stavo aspettando da mezz'ora il mio caffè e il cornetto al cioccolato che avevo ordinato, e lei? Era appena arrivata e aveva già la sua dannata bevanda in mano.

Il mondo ce l'aveva chiaramente con me.

"Ethan non è ancora arrivato." Dichiarai guardandola sedersi davanti a me. "Quei fiori?"

Notai un piccolo sorriso formarsi sulle labbra rosse, ma venne subito sostituito da una smorfia. "È da giorni che Luca mi regala fiori di diverso tipo. Prima dei girasoli, delle margherite, tulipani e ora queste."

Annusò le rose posandole con delicatezza sul tavolo. "Preferisco i girasoli, per ora."

Annuì a se stessa, sembrava felice ed era da anni che non la vedevo così presa per un semplice gesto. Così semplice che nessuno dei suoi stronzi ex era mai riuscito a fare. "Ti piace?"

"Le rose? Certo, sono belle!" Rise posando di nuovo lo sguardo sul mazzo di fiori.

"Smettila" scossi la testa. "Rossi ti piace?"

Mi fulminò con lo sguardo, sorseggiando il suo frappé. "No, cosa ti salta per la testa?"

Sbuffai fissandola male. "Stai sorridendo da quando sei arrivata. Inoltre, hai chiamato il ragazzo che ti va dietro con il suo nome."

"E quindi?" Domandò guardandomi con confusione. "Che c'è di male se lo chiamo per nome?"

"Eve non c'è niente di male" affermai ridendo. "Solo che tu l'hai sempre chiamato con il suo cognome."

Boccheggiò puntando il suo sguardo sulla bevanda che aveva tra le mani.

Colpita e affondata.

"Avete iniziato a discutere senza di me?"

Ci girammo tutti e due verso Ethan.

Aveva un occhio gonfio, un livido sullo zigomo e un fottuto cornetto tra le mani.

"Cosa diavolo hai fatto alla faccia?" Chiesi sconcertato. "Con chi ti sei picchiato?"

Ethan si buttò con la grazia di un elefante sulla sedia accanto a Eve. "Non ho voglia di parlarne." Io e Eve ci scambiammo un'occhiata, era inutile discutere con lui, se non voleva parlarne non potevamo obbligarlo, non avrebbe cambiato idea. "Ora puoi dirci cosa cazzo ti sta succedendo? Sei finalmente diventato gay?"

Sgranai gli occhi, passando la mano con nervosissimo tra i capelli.

"Ma no!" Affermai in imbarazzo. "Cioè, ho seguito i tuoi consigli, ma non è successo nulla."

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora