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NOAH

Il test di matematica consisteva in formule e simboli che non riuscivo proprio a memorizzare. Troppi numeri, segni, persino lettere e disegnini ambigui.

A cosa cazzo servivano tutte queste cose?

La prof ci aveva avvisato che il tempo era scaduto. Non riuscii manco a finire il primo esercizio, ero nella merda.

Mi alzai dal posto con pigrizia, stavo per uscire dalla classe ma la discussione di alcuni miei compagni riuscì a catturare la mia attenzione. Mi fermai sulla soglia della porta, fingendo di guardare qualcosa sul telefono.

"Io non sopporto quei coglioni!"

"Lascia stare mi sono rotto il cazzo. Le ragazze di questa scuola sono diventate pazze, parlano solo di loro, in particolare il biondino."

"Gabriel il capitano della squadra di basket. Senti, oggi hanno allenamento. vediamoci lì alle sette, mi è venuta un'idea!"

Memorizzai l'orario uscendo subito dopo nel cortile della scuola. Ethan era seduto su una panchina, il suo sguardo ormai perso chissà dove. Accanto a lui, Eve parlava a raffica senza fermarsi neanche un secondo.

"Eve, respira!" Intervenni divertito "Cosa diavolo è successo?"

"Oggi nell'intervallo ho avuto una mezza discussione con Rossi."

Inclinai la testa di lato. "Chi diavolo è Rossi?"

"Lo spilungone che stava insieme al biondino in mensa. Si chiama Luca, comunque non è importante, fatto sta che una mia compagna di classe mi ha obbligato ad andare con lei nella loro classe." Rispose alzandosi dalla panchina, iniziando a camminare da una parte all'altra come una forsennata. "Si è dichiarata, non so con che coraggio ma è andata da lui come se niente fosse urlando a mezza classe che gli piaceva da morire chiedendogli subito dopo se potevano conoscersi meglio."

"E lui?" Domandai confuso dal suo atteggiamento.

"Non voglio conoscerti né ora né mai, evita di farti ancora vedere davanti a me, se ti fa sentire meglio farò finta che questa discussione non sia mai avvenuta." Dichiarò lei imitando la voce di Luca. "La mia compagna di classe si è messa a piangere e io ovviamente da brava ragazza quale sono potevo andarmene via come se nulla fosse?"

"Ovviamente no." Dichiarai divertito.

Ethan ridacchiò. "Eve si è messa a urlare, imprecava come una dannata. Sentivo la sua voce dalla mia classe, così sono corso per portarla, con la forza, via da lì. In tutto questo Luca è rimasto zitto ad ascoltarla, non ha detto neanche una parola."

Il volto di Eve diventò rosso d'imbarazzo. "Si beh forse ho esagerato un po', comunque cambiando discorso il tuo compito di matematica?"

Emisi un sospiro di frustrazione. "È andato malissimo. Comunque sta sera non ci sono, devo fare una cosa."

"Tu che salti una delle nostre serate? Sacrilegio!" Urlò la rossa mettendo in scena una faccia offesa e delusa.

"Imperdonabile lo so, se riesco vi raggiungerò più tardi, promesso."



.....



Mi nascosi dietro ad un albero, l'adrenalina scorreva nel mio corpo, le mani erano scosse da leggeri tremolii.

Dopo una decina di minuti notai i miei due compagni correre via, lanciando un borsone rosso nel cassonetto dell'immondizia.

Corsi per riprendere il borsone. 

Non mi erano mai piaciuti questi giochi infantili, ero contro a queste cretinate, eppure non mi ero mai messo in mezzo. Rare volte difendevo qualcuno che non conoscevo, preferivo restare nel mio spazio. Potrebbe sembrare egoista ma se non riuscivo nemmeno ad aiutare me stesso perché dovevo complicarmi la vita aiutando qualcun altro.

Allora perché stavo aiutando quel biondino? Forse mi sentivo in debito.

 Tuttavia, sentivo che la risposta giusta non era quella. 

Entrai negli spogliatoi silenziosamente, erano tutti impegnati a fare la doccia, con un po' di fortuna nessuno si sarebbe accorto di me.

Cercai con cautela l'armadietto di Gabriel, finché la porta a ventola che separava la zona delle docce non si spalancò all'improvviso.

Gabriel mi squadrava con insistenza, era mezzo nudo, indossava solo un asciugamano stretto in vita.

Non spicciai parola, rimasi lì a fissarlo come un ebete. Ammirai i suoi addominali, le vene del braccio, i tatuaggi, i capelli bagnati che nascondevano i suoi occhi magnetici.

Gabriel scrutava prima me, poi il suo borsone. Un piccolo ghigno si formò lentamente sul suo viso. "Che ci fai qui Noah?"

Come faceva a sapere il mio nome? Ma la cosa più importante, cosa cazzo potevo dirgli?

Il cigolio della porta interrompeva ogni mio pensiero. Il biondino mi spinse verso il bagno chiudendo velocemente la porta. 

Mi coprì la bocca con la mano, intimandomi di fare il più silenzio possibile.

"Se ti trovano qua sono guai" Sussurrò al mio orecchio. Con riluttanza tolse lentamente la sua mano dalla bocca, posandola con dolcezza sul fianco.

Il suo respiro era affannato, delle gocce d'acqua scivolavano dai suoi capelli al petto, fino a scendere sempre più giù.

"Gabri sei ancora qui?" Una voce familiare lo chiamò con insistenza.

Il biondo si schiarii la voce. "Sì Zayn, ho quasi finito."

"Beh sbrigati sono andati tutti via, ti aspetto fuori."

Sentii i suoi passi che si allontanavano e finalmente abbandonai la testa all'indietro tirando un sospiro di sollievo.

Gabriel tuttavia decise di non lasciarmi in pace. Posò la sua mano sul mio collo, con fermezza tirò il mio viso verso il suo, avvicinandosi sempre di più. L'altra mano ancora posata sul mio fianco, stringeva con forza, creandomi un piccolo brivido. Mi spinse contro la porta del bagno, intrecciando quei magnifici occhi nei miei.

"Quindi piccolo Noah, vuoi dirmi perché sei qui?"

"I miei compagni di classe volevano farti uno scherzo..." Mormorai imbarazzato. "Io non ero d'accordo con loro sia chiaro. Ho sentito quello che hanno detto in classe, poi li ho visti con il tuo borsone... Ecco volevo solo riportartelo tutto qui."

"Perché l'hai fatto? Potevi far finta di niente." Lo chiese lentamente, ma con tono fermo. "Non sarà che ti preoccupi per me?"

"Non mi preoccupo per te." Affermai con decisione. "Ti dovevo un favore, tu ci sei stato per me quel giorno a scuola. Volevo solo sdebitarmi tutto qui."

Mi appoggiò il mento sulla spalla, la sua mano lasciò il mio collo, intrecciandola subito dopo nella mia mano. Sospirò, mentre la sua voce solleticava la mia pelle ormai bruciante. "Farò finta di crederti."

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora