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NOAH

Le mie dita tremavano incessantemente, continuavo a picchiettare il piede sul pavimento mentre torturavo il labbro inferiore senza dargli pace.

Ieri alle quattro del mattino Ethan fu il primo a trovarmi. Ero seduto su un divanetto rosso, gli occhi fissi sul soffitto, avevo la pelle che scottava ed erano in contrasto con le labbra e le mani ghiacciate. Quando arrivò da me, nonostante l'effetto dell'alcol, riuscii subito a notare il suo sguardo severo e preoccupato. Poi fu il turno di Eve, gli occhi lucidi, le mani tremolanti che si appoggiavano con delicatezza sul mio fianco per aiutare Ethan a portarmi in macchina.

Ma il colpo finale lo trovai a casa, mentre venivo accompagnato nella mia stanza una testa corvina sbucò all'improvviso guardandomi con i suoi grandi occhioni. Lacrime iniziarono a scendere copiose sul suo volto è nello stesso momento la sua piccola manina cercava disperatamente la mia. L'avevo fatta preoccupare, di nuovo.

Iniziai ad avere rimorsi per tutta la giornata, mi sentivo sbagliato, uno scherzo della natura.

È per finire in bellezza sognai il ragazzo che avevo incontrato nei bagni. Quel sorriso di scherno mi aveva fatto innervosire talmente tanto che una volta uscito dal bagno ordinai altri due drink. Solo per farmi ancora più male.

Tuttavia appena svegliato capii una cosa. L'alcol non riusciva più a distrarmi dai miei pensieri, era finita la sua magia eppure non riuscivo lo stesso a farne a meno.

Ora seduto sulla panchina della mensa mi sentivo di nuovo uno schifo. Davanti a me Eve e Ethan facevano finta di niente ma non ero stupido. Notai gli occhi gonfi di Eve, segno che aveva pianto tutta la notte per uno stolto come me. Notai le nocche rosse di Ethan, che quando perdeva il controllo, cosa molto rara, iniziava a tirare pugni al muro riversando in quella forza il dolore e l'ansia che teneva a tutti nascosta, questa volta sempre a causa mia.

"Scusatemi" Distrussi quel silenzio carico di delusione con un sussurro. Mi vergognavo persino di parlare. "Non volevo che succedesse, non volevo essere un peso."

"Non lo dire neanche per scherzo, nessuno di noi lo pensa!" Intervenne Eve sbattendo le mani sul tavolo. "Sei importante per noi lo sai. Ti vogliamo bene, vogliamo il meglio per te perché ci teniamo a te."

"Ti faccio una domanda Noah" Ethan incrociò le braccia al petto fissandomi con serietà. "Come ti sentiresti se un giorno ti dicessero che sono su un letto d'ospedale perché volevo suicidarmi? Saresti preoccupato, vorresti aiutarmi, cercare di stare al mio fianco per vedermi felice. Ma dimmi penseresti che io sia un peso? Sbagliato? Un errore?"

No. Non lo penserei mai, neanche per sbaglio.

"So la tua risposta non devi rispondere, è so anche di essere stato duro ma forse in questo modo riesci a capire che non sei sbagliato, non sei un peso per noi. Noi ti amiamo, staremo sempre al tuo fianco qualsiasi cosa accada."

Smisi di tremare, fermai il mio picchiettio e lasciai libero il mio labbro. "Avete ragione, non posso continuare così, non sono un peso, devo essere forte per voi e per mia sorella. Ho promesso a mio padre che non me ne andrò da nessuna parte e le promesse le mantengo sempre. Quindi vi prego aiutatemi."

"Certo che ti aiuteremo!" Esclamò con serietà Eve. Poi con un piccolo sorriso cercò di attenuare il discorso. "Ma ora smettiamola di fare i depressi, siamo in mensa, sta per finire l'ora di pranzo, è noi non abbiamo preso ancora nulla da mangiare. Su cazzoni andiamo!"

Una risata si sparse tra noi, distruggendo quel momento opprimente. Ci dirigemmo verso la fila per il pranzo.

"A proposito avete visto quelli dello scientifico?" Chiese la rossa mentre si avventava per prendere l'ultimo pezzo di tiramisù. "In classe da me non si parla d'altro."

"Anche da me purtroppo, sopratutto uno in particolare. Non ricordo il suo nome so solo che le ragazze sono impazzite per i suoi tatuaggi e per i suoi occhi verdi." Riferí Ethan con un'aria disgustata sul volto. "È ricco da far schifo, ha un sorriso magnifico, gentile, intelligente, bravo in tutto...mille altre cose che ho smesso di sentire. Scommetto che gran parte di quello che hanno detto non descrive la realtà di quel ragazzo."

"Beh puoi chiedere a lui." Replicò Eve indicando l'entrata della mensa. "Sta passando proprio ora il soggetto in questione, se non sbaglio si chiama Gabriel Greco."

Ed eccolo lì. Capelli biondi e mossi, labbra rosee che si allargavano in un sorriso, occhi verdi pieni di luce. Indossava una canottiera, la quale mi permetteva di notare il suo braccio tatuato. Solo ora notai le sue adorabili fossette, il brillantino al naso, il suo corpo muscoloso e beh non potevo andare nei dettagli...

"Beh su una cosa avevano ragione, è proprio figo. Ha una faccia così bella e innocente." Intervenne Eve riscuotendomi dai miei pensieri. "Però quel fisico è tutt'altro che innocente. Insomma due in uno."

Insieme a lui trovai anche i due amici dell'altra sera. Lo spilungone aveva i capelli rasati, uno sguardo felino e delle labbra carnose ma non troppo. L'altro ragazzo il più basso tra i tre aveva i capelli bianchi un po' più lunghi rispetto al normale, gli occhi erano di un blu magnetico, il naso piccolo all'insù.

Improvvisamente due occhi verdi si puntarono con fermezza nei miei, sussurrò qualcosa agli amici, lasciandoli soli in cerca di un tavolo. Si avvicinò verso la nostra direzione, probabilmente per infilarsi nella lunga fila che si era creata per arraffare il cibo rimasto, sempre se quello si poteva definire tale.

Invece mi sbagliai di grosso, il biondino stava venendo da me.

"Quindi frequenti anche tu questa scuola, guarda te il destino." Mi fissò come se fossi una preda, e io come uno stupido non riuscii di nuovo a rispondere, rimanevo incantato a fissarlo. "Ti hanno mangiato la lingua anche oggi? Non sei di molte parole vedo."

Non mi diede il tempo di ribattere, si avvicinò al mio orecchio mentre con la mano mi afferrò il fianco spingendomi verso il suo petto. "Sei carino quando te ne stai imbambolato a fissarmi, però sarei curioso di vedere se sei bello anche quando muovi quella fottuta bocca."

Lo respinsi con furia, lanciandogli un'occhiata fulminea. "Sei pazzo per caso?"

La sua risata risuonò nelle mie orecchie, un sorriso puro contornava il suo viso. "Ecco, ora ti trovo adorabile anche quando arrossisci."

Nothing is as it seemsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora