49. La svolta di Kyler

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🌹 KYLER 🌹

Spengo l'auto nel parcheggio di fronte alla villa di papà. Preferisco farmela a piedi e prendere un po' d'aria fresca prima di entrare nel delirio.
Mia sorella Rose ha affermato che papà ha organizzato questa cena perché ci vuole tutti insieme, probabilmente si sarà organizzato per screditarmi di fronte a tutti i presenti, dati gli andamenti dell'azienda da quando Raquel se ne è andata.

Suono il campanello e passeggio nel parco giungendo alla villa dove tutte le auto dei miei fratelli sono già parcheggiate l'una dietro l'altra, sono l'ultimo.

Salgo la scalinata di marmo e mi dirigo all'entrata dove il salone è arredato a festa.

Sentito il portone chiudere, uno dei gemelli, Logan, appare alla porta e si volta verso alla sala da pranzo, «È arrivato!» la sua voce è incredula ma più che tutto, sollevata.
Nessuno si aspettava sarei arrivato e probabilmente sospettavano avrei fatto il solito testone ribelle.
Questa volta no, non voglio abbassare la testa nonostante i miei molteplici errori e se devo prendermi le responsabilità delle mie azioni, è il momento giusto.

Mi porto le mani alle tasche dei pantaloni ed entro nella stanza sapendo di trovarli tutti lì ad accogliermi ed infatti, mio padre sta a capo tavola, ai suoi lati Dalton ed Anthony, subito dietro c'è Timothy e Rose, un posto vuoto, Danny ed i gemelli.

Strano che non ci siano le mogli o il compagno di Rose e nemmeno la mia nipotina Isabel.

«Kyler... siediti.» dice mio padre e non me lo faccio ripetere, prendo posto tra Timothy e Rose.
«Adesso Amelie e Cordelia porteranno le pietanze e poi vorrei spiegarvi come mai ho deciso di riunirvi tutti qui prima della partenza dei maggiori.» il mio sguardo cade su Rose seduta di fronte a me.
Deduco sappia tutto vivendo ancora qui e vedendolo tutti i giorni, penso si siano parlati prima di arrivare a chiamare la famiglia.

Le due cameriere portano il carrello con il cibo che tagliano come sempre davanti a noi e lo servono.
Mio padre aspetta siano uscite dalla stanza prima di parlare, è sempre stato così, a lui è stato insegnato di non far sapere ai dipendenti le cose della casa.
«Ragazzi... vi ho chiamato qui... perché... dobbiamo delle scuse a Kyler.» sgrano gli occhi ed alzo il capo.
In trentaquattro anni, non gli ho mai sentito pronunciare una frase del genere, anzi, se poteva, mi scagliava contro uno dei miei fratelli maggiori affinché mi impartisse una lezione.
«Ci dobbiamo scusare con Kyler perché è vero... ha portato la BeautyFarm in cima a tutte le aziende sponsor da quando se ne è preso carico.» continua ad elogiarmi e scuoto lievemente il capo.

«Pensavamo che con le bugie, avrebbe compromesso tutto ed invece, la domanda sta aumentando ogni giorno che passa al punto tale, da permettere ad ognuno di voi un posto dentro.» indica i miei fratelli compresa Rose.
«Stai dicendo sul serio papà?
Posso entrare nell'azienda di famiglia?» annuisce portandosi una fetta di pane alla bocca, «Ma certo, ti occuperai di tutta la parte dei social... quella abbandonata dall'assistente di Kyler.» la bellezza di Rose è senza precedenti e portando il nostro cognome, siamo sicuri di andare avanti con gli affari... cazzo... mi sembra di averla fatta ancora più sporca nei confronti di Raquel, quasi come se l'avessimo usata per lasciare tutto a mia sorella.

«Ma... se tornasse Raquel?» dico catturando l'attenzione di tutti e una risata da parte di mio padre che mi guarda attonito; «Tornare?... da te?!
Kyler, l'hai manipolata, portata al nostro fine, usata se vogliamo chiudere il cerchio degli aggettivi, l'ha saputo da una persona qualunque quello che stavi facendo, nemmeno da te, perché dovrebbe tornare dopo tutte le prese in giro?» mi schernisce ed io capisco che sì, ci ha chiamato qui perché aveva piacere di averci, ma soprattutto per guardare gli affari della sua stupida ditta, senza curarsi della mia sofferenza ma soprattutto di aver distrutto moralmente ed economicamente una persona: «Non serve sottolineare quello che è successo... l'ho fatto per te.» annuisce portandosi un bel pezzo di tacchino intinto di salsa alla bocca: «Ed ora avrai tempo di trovarti una donna di ceto superiore e smetterla con gli scarti della Cosmetics Corp.» si porta il bicchiere di vino alle labbra bevendone un sorso.

Cerco di respirare, Rose mi tira i calci sotto al tavolo mentre Timothy mi colpisce con il gomito affinché io non perda le staffe per non far sfociare anche questa cena nella solita rissa.
Non so come, riesco a mantenere la calma ed abbasso il capo continuando ad ascoltare gli sproloqui di mio padre sulla ditta, sul da farsi e sul perché servono tutti i fratelli al proprio interno, per espanderci, aprire filiali.
Per fortuna che la cena termina con nessun osso rotto e posso andarmi a fumare una sigaretta sulla terrazza.

Me la porto alle labbra ma l'accendino non ammicca.
Penso sia il vento e provo tutte le direzioni possibili scoprendo non essere nemmeno quello.

«Porca puttana!» lo lancio dritto nel giardino senza sapere dove si trova perché ho esercitato tutta la mia forza.
«Posso?» mi volto trovando Anthony con il suo accendino in mano, mi lascio accendere la sigaretta e con un altro gesto, accende anche la sua.

«Ti trovo di merda fratellino.» mi si avvicina mettendosi al mio fianco.
Lo guardo con la coda dell'occhio.
Di tutta la famiglia, togliendo i gemelli, noi siamo quelli che si somigliano maggiormente.
Siamo i più alti, lui mi supera addirittura di qualche centimetro, abbiamo entrambi i capelli chiari e gli occhi altrettanto chiari, presi da nostra madre.
Gli altri hanno preso maggiormente dal lato di papà.

«Grazie per il complimento.
Dai... dimmi che me l'avevi detto e prenditi questa vittoria.» di tutti i miei fratelli, è l'unico che aveva capito quanto fosse sbagliato il gioco di mio padre ed il mio successivo coinvolgimento negli affari sporchi, così da non macchiare il suo nome.
Me ne aveva fatto ammenda ma non gli ho mai dato retta perché sempre accecato dal poter fare bella figura davanti agli occhi di nostro padre.
Alla fine ha raggiunto i suoi obbiettivi, non sono visto bene ugualmente e ho perso Raquel, la persona migliore che sia mai entrata nella mia vita.

«Non ho bisogno di dirti che te lo avevo detto, non la volevo avere questa vittoria... vederti a pezzi mi fa incazzare Kyler, preferivo perdere e vederti felice.» mi porto la sigaretta alla bocca e ne aspiro una buona parte, «Non pensavo di innamorarmi di lei.» mi confido.
«Perché accade sempre l'impensabile ma nella famiglia Lewis nessuno sembra mai capire un cazzo di niente.» lo guardo, mamma è stata cacciata senza lottare per averci, lui e Dalton hanno trovato la felicità fuori dal paese e Timothy se ne è lavato le mani pur di essere lasciato in pace.

«Ancora ce l'ha con te perché hai sposato una latina?» annuisce, «Più che la sua etnia... è il fatto che non abbia alcuna discendenza o potere alcuno... che poi... vendiamo cosmetici Kyler... non siamo nessuno e se siamo arrivati dove siamo, è grazie a qualcuno che, come la tua Raquel, si è fatto il culo per noi.
Ecco perché non voglio lavorare in quell'azienda. Vivere alle spalle degli altri e vederli impazzire mi fa girare le palle.» Anthony non mi aveva mai raccontato una cosa del genere.

«È per questo che lavori nel ristorante di tua moglie?» annuisce.
«Ho una vita frenetica lo stesso, non guadagnerò quelle cifre ma... quando torno a casa, ho mia figlia e mia moglie e sono tutto ciò che voglio avere al mio fianco.» faccio spallucce, ha provato a dirmelo un sacco di volte.

«Avere l'ammirazione di papà mi ha accecato dalla vita reale... quella che Raquel mi ha insegnato, per dare una mano a lei, ho capito di commettere lo stesso errore... lei viveva per il lavoro ed io per impressionare papà... ora mi sono ripreso e non me ne frega niente, vorrei solo riaverla con me.» «E perché non te la vai a riprendere?
L'azienda andrà sempre peggio, sei il capo di quella filiale e puoi sempre delegare... inizia a vivere Kyler e se lei è veramente la donna giusta, vattela a prendere.» «Dove?
È sparita, non risponde al telefono e New York è immensa.» si porta nuovamente la sigaretta alle labbra, «Avrà una conoscenza, qualcuno che ti può condurre da lei?» pensandoci, so dove abitano i suoi amici, sono andato a riportarle l'auto.

Sì, lo posso fare, questa storia non può finire se prima non parlerò con lei, non voglio perderla.

Sì, lo posso fare, questa storia non può finire se prima non parlerò con lei, non voglio perderla

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