60.Dolore e sensi di colpa

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Quando atterro a Londra, le nuvole sopra di me sono molto scure e cupe, un po' come il mio umore. Ci vuole un ora prima di arrivare a casa di Sienna, visto la poca collaborazione da parte del traffico londinese. Guido con sicurezza la mia macchina a noleggio, ma dentro di me sto esplodendo. L'ansia mi lascia senza parole, e sopratutto senza fiato. Non faccio altro che girarmi per guardare il mazzo di fiori poggiato nel sedile di fianco a me. So che questo non basterà per conquistare la sua fiducia, ma almeno sono deciso nel provare a riconquistarla.
L'eterno viaggio finisce quando mi parcheggio davanti a casa sua. La sua McLaren è parcheggiata nel giardino, in bella vista. Le finestre sono aperte, quindi dovrebbe essere al 100% a casa.
Suono il citofono, le mie mani tremano nel mentre afficino il dito al pulsante.
"Chi è?" Chiede una voce sin troppo familiare.
"Carlos?" Dico dubbioso alla voce un po metallica.
Quando si apre il portone, rimango a bocca aperta.
"Mamma, che ci fai qui?" La figura di mia madre troneggia davanti a me. Mi guarda dall'alto in basso, non sembra molto felice di vedermi, anzi, probabilmente mi vorrebbe picchiare in questo momento.
"Rey, chi é al citofono?" La figura di Sienna appare propio di fianco a lei.
"Ma che succede? Che succede qui?" Dico guardando le due donne davanti a me. Mia madre continua a fissarmi in malo modo, nel mentre Sienna non mi guarda realmente in viso.
"Cosa ci fai qui?" Mi chiede infine la mia ormai ex ragazza.
"Ero venuto per scusarmi, e per parlare" gli dico provando a guardare i suoi occhi, che ancora non riesco a vedere bene.
Mia madre guarda Sienna prima di aprire il piccolo cancello che ci divide, loro due rientrano all'interno, nel mentre io percorro il piccolo vialetto sino all'entrata di casa.
Chiudo il portone alle mie spalle, e mi diriggo all'entrata della cucina, dove trovo mia madre che parla fitto fitto con Sienna.
La casa è uguale a prima, tranne per dei nuovi quadri, in realtà sono cornici con tutte le riviste dove ha posato in copertina. Guardandole, riesco a percepire un senso di potenza e femminilità da parte della donna che ho frequentato per mesi. Colin è steso sul divano, il suo pelo è molto più folto di prima, forse anche un pò più lucente.
Dando un occhiata all'esterno, nel giardino, posso vedere delle piccole arancie adornare l'albero, che possente, fa da maestro a tutti i fiori che sono presenti.
"Mamma, che ci fai qui?" Chiedo osservandola nel mentre si muove tra la cucina di Sienna.
"Avremo tempo per le spiegazioni più tardi, ora dammi le chiavi della tua macchina, esco un po" mi dice facendo cenno alla sua mano aperta davanti a me.
"Poi chiamami più tardi tesoro" si rivolge alla padrona di casa rivolgendoli un caldo sorriso, chissà da quanto tempo è qui, in effetti, sono secoli che non li faccio una telefonata.
Ancora sconvolto dalla situazione, li lascio le chiavi della macchina e la guardo uscire dal portone. Osservo  Sienna prendere un vaso da un mobile, nel mentre io rimango ancora in mezzo alla stanza come un vero deficente, quello che sono in realtà, perché il mio comportamento non ha scusanti, non ha nemmeno giustificazione.
Si avvicina lentamente a me, è un po' dimagrita rispetto all'ultima volta che l'ho vista. I suoi capelli marroni sono radiosi, invece, i suoi occhi, mi sembrano alquanto spenti, e so di essere io la ragione.
Gli porgo i fiori sotto il suo sguardo indeciso. "Puoi metterlo tu nel vaso" mi dice facendo cenno all'oggetto al centro del tavolo della cucina.
Faccio quello che mi dice in religioso silenzio, finchè il campanello non suona nuovamente.
Vedo la mia ragazza correre alla porta, e quando la apre, posso vedere un uomo che tiene un mazzo di rose a dir poco enorme.
"Grazie mille Jack, sei un tesoro come sempre" gli dice afferrando i fiori e successivamente chiude la porta per poi sedersi nel divano.
La gelosia mi investe in un secondo. Chi è che le manda i fiori, qualcuno ci sta provando con lei? Sta frequentando qualcuno?.
Un miliardo di domande arrivano al mio cervello, nel mentre la osservo leggere il bigliettino rilegato alle rose. "Chi è questo Jack?" Chiedo avvicinandomi al divano. Forse il mio tono è stato più duro di quanto doveva essere.
"Jack è il fioraio, nipote di un amico di nonno, ha il negozio qua dietro" mi dice nel mentre toglie delicatamente il biglietto e continua a tenerlo in mano. Con l'altra, tiene le rose rosse, nel mentre le porta al piano di sopra. Quando la vedo scomparire nelle scale, la inseguo con tanta fretta.
Quando arrivo nella sua stanza, i fiori sono gia dentro un altro vaso, nel mentre lei rilegge il biglietto.
Afferra una cappelliera colorata di azzurro, apre il coperchio e ci infila il bigliettino. Spalanco gli occhi dalla sopresa, la scatola contiene molti altri bigliettini.
"Chi te li manda?" Chiedo ancora più ansioso.
"Liam Lowson" mi spiega nel mentre fa una foto ai fiori, per poi postarla su Instagram.
"E perché Liam Lowson ti dovrebbe mandare dei fiori?" Chiedo sempre più geloso nel mentre la guardo spostarsi per la sua stanza.
"Per congratularsi con me ovviamente" mi dice alzando le spalle.
"E per cosa? State uscendo insieme?" Chiedo ancora più allarmato.
"Per la mia copertina di Vanity Fair, Carlos" mi dice alzando un sopracciglio.
"Quindi hai intenzione di scusarti o rimani a fissarmi tutto il giorno?" Mi chiede alzandosi dal letto e piantandosi di fronte a me.
"Beh, si" incomincio a dire.
"È meglio che ti sbrighi, perché sono molto arrabbiata con te, sono furiosa per il modo in cui tu mi hai trattato, per come mi hai allontanata, per come mi hai impedito di starti vicino nel momento più bello della tua carriera, come mi hai lasciato da sola nel mio momento più bello della carriera" riprende fiato nel mentre i suoi occhi sembrano bruciare dalla rabbia, posso percepire tutto il dolore e la delusione nei miei confronti.
"E non pensare che io sia pronta a perdonarti" incomincia ad alzare la voce.
"Perché mi hai lasciata da sola il giorno più bello della mia vita? Perché? Era pure il tuo compleanno Carlos" i suoi occhi incominciano ad essere un po' lucidi.
"Quindi, per favore, o esci da questa casa, o mi dai delle spiegazioni realmente valide per ascoltarti" ha il fiatone, ha urlato l'ultima frase, le sue lacrime ormai scendono traditrici sul suo viso.
"Amore, mi dispiace, stavo male e non sapevo come comportarmi, cosa fare, mi sono lasciato prendere dal panico"
"Non hai fatto altro che tagliarmi fuori, nel mentre io ero sempre pronta a qualsiasi cosa per te, ed io? Sono stata da sola, il giorno più bello della mia vita" si passa una mano sotto gli occhi. Io non ho nemmeno la forza di rispondere, non ho parole per il suo dolore e per il mio comportamento.
"Non mi hai nemmeno mai portato dei fiori" dice piano alla fine.
"E da quando non sto più con te, non ne hai idea" incomincia a dirmi.
"Su che cosa?" Chiedo con le mani che tremano un pochino.
"Se fossi stata una merda, sai da quanto tempo ti avrei tradito? Non sai di quanti ragazzi sono apparsi" dice scuotendo la testa.
"Chi?" Chiedo ancora più arrabbiato, sia del mio comportamento, sia della mia stupidità e della facilità con cui l'ho persa.
"Non sono affari tuoi Carlos, non più" si sposta nella sua camera.
"Cosa posso fare?" Chiedo nel mentre la guardo. Ormai il sole sta tramontando, dei raggi dorati la illuminano in modo spettacolare.
Mi avvicino piano a lei, i suoi occhi mi guardano con grande dolore. Appoggio un palmo della mano sul suo viso, la accarezzo dolcemente nel mentre lei si avvicina di più a me. Le guance sono ancora bagnate da lacrime traditrici. Ormani siamo a 10 centimetri di distanza, l'altra mia mano finisce sul suo fianco.
Dopo molta resistenza si lascia abbracciare, poggia delicatamente la guancia sul mio petto, e pochi secondi dopo, scoppia in un pianto liberatorio.
"Mi amor, dai, ti prego" gli dico stringendola forte tra le mie braccia. Mi siedo nel letto caricandomi lei addosso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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