Sono essere mitologici, mezzi uomini e mezzi pirla
Luciana Littizzetto
È passata solo mezz'ora da quando Alex mi ha lasciato in questo sgabuzzino – ufficio. Mi sto annoiando da morire. Per un po' ho ficcanasato sui profili facebook dei miei amici, poi ho fatto un paio di partite a Candy Crush, dopo un po'il telefono mi ha avvisato che la batteria era quasi scarica, quindi ho deciso di lasciar perdere e preservarne un po' per dopo, nel caso mia madre provasse a contattarmi.
Mi guardo intorno, stranamente non ci sono calendari di donne nude in questa stanza. C'è solo una piccola finestra in alto, e un'altra che permette di vedere all'interno dell'officina. Noto che la situazione non è cambiata molto da quando sono entrata, Alex sta ancora lavorando a quella macchina, e Alan sta ancora leggendo la gazzetta, potrebbe almeno aiutarlo poverino.No, nessuna pietà, si è comportato da stronzo con me.
Riprendo ad ispezionare l'ambiente intorno a me, sembra in ordine e pulito. Ci sono solo dei fogli sparsi sulla scrivania, che creano un po' di disordine.
Comincio a spostarne tre o quattro cosi per vedere di cosa si tratta. Ci sono delle fatture, dei cataloghi di pezzi di ricambio, e poi c'è il foglio delle presenze dei lavoratori, in questo caso di Alex, dal momento che è l'unico operaio. Scopro cosi il suo cognome, si Chiama Alessandro Proietti, nato a Roma nel 1985, precisamente il 30 settembre. Quindi festeggia i trent'anni tra tre mesi. Appena torno a casa devo cercarlo su Facebook, sperando che abbia un profilo pubblico e che abbia il social network in questione.
Dal momento che è fine mese, posso dare uno sguardo alle presenze e vedo che è venuto a lavorare tutti i giorni senza neanche chiedere due ore di permesso. Alzo lo sguardo, e controllo che nessuno mi stia osservando, aguzzo l'udito, non vorrei che mi trovasse a ficcanasare tra i documenti. È un tipetto un po' irascibile.
Metto via il foglio delle presenze. Decido di mettermi comoda. Distendo le gambe, e le poggio sull'angolo della scrivania, sento le gambe veramente pesanti. Prendo un altro mazzetto di fogli ed inizio a leggere. Trovo anche una specie di manuale su come fare la corretta manutenzione di un tipo di macchina d'epoca. Decido di leggerla tanto per tenermi impegnata.
-Nessie, Nessie svegliati- Qualcuno mi scuote la spalla. Ops credo di essermi addormentata. Mi sveglio piano piano, mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto che sono ancora nell'autofficina. Fuori il sole non è alto come prima, il cielo inizia a colorarsi di arancione, devono essere quasi le sette della sera.
Alex ha ancora la mano sula mia spalla, e mi osserva.
-Finalmente, Nessi, pensavo non ti svegliassi più-Mmm... proprio un bel vedere non c'è che dire. Mi tiro un po' su, e nel farlo mi accorgo di non avere più i fogli che stavo leggendo tra le mani, forse mi sono caduti? No, guardo in basso e non ci sono più. Che strano, non mi ricordo di averli messi via
-Nessie? Chi è Nessie?- domando confusa, mentre mi ricompongo, metto i piedi a terra, e cerco le mie scarpe
-Sei tu - lo ascolto distratta. Ma questo nome mi ricorda qualcosa. -Ma non è cosi che chiamano il mostro di Loch Ness?- domando
-Esattamente- Lo guardo, non capisco perché mi chiami cosi, sono un po' confusa. Mi guarda sorridendo. Il primo sorriso che vedo sul suo viso.
-Dal momento che ti sei presa la libertà di frugare tra le mie carte, mi sono preso la stessa libertà, Vanessa- Dice enfatizzando il mio nome. Divento tutta rossa. I fogli me li ha tolti lui dalle mani. Quindi ha avuto tutto il tempo di osservarmi, mentre ero appisolata qui. Che figuraccia.
-Non stavo curiosando, mi annoiavo e per caso mi sono capitati tra le mani. Poi dove hai letto il mio nome?-
-Dal libretto di circolazione della macchina- dice tornando ad un tono annoiato. Come se fosse una cosa ovvia.
Si mette con le braccia incrociate, le caviglie incrociate, e il sedere appoggiato alla scrivania. Vuole mettermi in soggezione e decido di giocare in anticipo.
-Lo sai che mettersi con le bracci conserte è sintomo di insicurezza, è un gesto di difesa. Ti senti minacciato da me per caso ? Se hai le braccia incrociate mentre le gambe sono divaricate è una posizione che indica durezza o autorità, ma non è questo il tuo caso, giusto?-Mi osserva e cambia subito posizione. Si tira su, divarica leggermente le gambe e tiene le mani lungo i fianchi strette in un pugno. Interessante.
- Mani chiuse o strette indicano irritazione, rabbia o nervosismo-
-Ma che sei una strizza cervelli- domanda esasperato, allargando le braccia -No, ho studiato economia , ma dal momento che oggi la concorrenza oggi è spietata, mi sono documentata per sostenere un buon colloquio di lavoro. A quanto pare gli psicologi delle risorse umane, osservano molto più il linguaggio del corpo, che quello verbale.-
-E il fatto che tu stia blaterando delle sciocchezze a raffica, mi suggerisce che ti rendo nervosa, anche se non ho studiato il linguaggio del corpo-. Beccata.
-No, non è vero- dico distogliendo lo sguardo.
-Ah ah ...altro sintomo di nervosismo, distogliere lo sguardo- Questo gioco mi si è ritorto contro alla fine. Mi giro e comincio a fissarlo. Chi dei due cederà per primo. Avanza verso me, continuando a fissarmi negli occhi, si avvicina. E divento subito rossa, di nuovo.
-Nessie, non hai speranze di vincere con me- Si avvicina ancora, continuando a fissarmi. Mi sono imbambolata. L'atmosfera intorno a noi è cambiata, si è fatta carica di elettricità
-Nessie? -
-Si?-Ormai non riesco più a pensare razionalmente, sono completamente imprigionata nel suo sguardo. Non riesco a distogliere gli occhi dal suo viso. Ho il respiro leggermente accelerato, e aspetto che mi dica qualcosa, qualsiasi cosa.
-E' arrivata tua madre. E' qui fuori che ti aspetta- tranne questo.
Si tira indietro di scatto, e l'atmosfera intorno a noi cambia. Tutta l'elettricità che c'era prima è svanita in un baleno. Ride, e si volta verso la finestra che mostra l'interno dello stabile, dove c'è mia madre che parla con Alan, ignara di tutto ciò che è appena accaduto qui dentro.
Stronzo. Si diverte a giocare con me bene. Non ha ben capito con chi a che fare gli darò il tormento.
-Non chiamarmi Nessie-
-Come vuoi Loch- ribatte.
-Spiritoso. Dimostri la maturità di un bambino-
-Io sarei un bambino? Non eri tu quella che qualche ora fa mi hai detto "Ma io sono una ragazza dovevi aiutarmi" dice facendomi il verso, -...che sei una bambina di cinque anni- Io non sono una ragazzina capricciosa. Ha iniziato lui a trattarmi male.
-Ci rincontreremo Alex e per te non sarà piacevole. -
-Cosa sarebbe una minaccia?- escalma schernendomi
-No, una promessa- Detto questo, prendo ed esco dalla stanza, senza sbattere la porta, con tutta la tranquillità di questo mondo. Purtroppo è tanto bello quanto è stronzo.
Raggiungo mia madre, che ha finito di parlare con Alan ed è pronta ad andare.
STAI LEGGENDO
Stammi lontana....ma non troppo (1)
ChickLitBattibecchi e scaramucce non mancano tra Vanessa e Alex. Non riescono proprio ad andare d'accordo quei due. Lei una ragazza solare, responsabile, con la battuta sempre pronta, che non si da mai per vinta. Affronta la vita di petto, seguendo il propr...