Capitolo 24- Rabbia e paura

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Appena chiudo la porta di casa alle mie spalle, tutto ciò che è successo oggi si abbatte su di me, mi accorgo di essere esausta. All'improvviso mi torna in mente tutto quello che è accaduto dentro quell'ufficio, sento l'esigenza di cambiarmi, togliere questi vestiti che ha toccato lui, con quelle sue mani...devo fare una doccia, e togliermi qualsiasi sua traccia di dosso. Com'è possibile che un uomo sia costretto ad usare violenza su una donna. La cosa che trovo più riprovevole in assoluto è che credono di avere il diritto di farlo, abusando della loro posizione di potere, si sentono i padroni del mondo, quando in realtà sono solo delle merde.

Salgo in camera mia, mi spoglio e vado dritta al bagno. Mi fiondo dentro la doccia sotto il getto dell'acqua fredda, prendo la spugna, ci metto sopra un'abbondante dose di bagnoschiuma e inizio ad insaponarmi. Mi tornano in mente flash, ricordi, delle sue mano su di me, rivedo quegli occhi, il panico torna a scorrermi nelle vene. 

Avverto un bruciore sulla pelle, mi riprendo, torno alla realtà, l'acqua della doccia mi colpisce il viso, ormai è completamente gelata, mi accorgo che stavo strofinando troppo forte, ho la pelle tutta arrossata. Lascio cadere la spugna, disgustata da me stessa, non devo lasciargli questo potere, devo reagire. Mi sciacquo esco dalla doccia. Indosso una tuta e mi sdraio sul letto, con il passare dei minuti avverto tutta la stanchezza come se questa storia mi avesse prosciugato tutte le energie.

Fatico ad addormentarmi, ogni volta che chiudo gli occhi rivedo la scena come in un film a rallentatore. Ciò mi rende nervosa, ho bisogno di dormire, ma per colpa sua non ci riesco.

Avverto una leggera fitta alla mano, e mi ricordo di non averci messo il ghiaccio affatto. Scendo in cucina prendo una busta di piselli surgelati e ce la lascio sopra per un po'. Stanca di aspettare in piedi, in una cucina deserta, torno in camera con la busta ancora sulla mano. Mi sdraio e provo di nuovo ad addormentarmi. Mi costringo a pensare a qualcosa di positivo, e ripenso ad Alex, a come mi ha difeso, come mi ha abbracciato, come mi ha baciato.

Prendo il telefono e controllo la rubrica, effettivamente ho il suo numero memorizzato. Questo semplice gesto, questo nome, sulla mia rubrica mi rende felice. In qualche modo ha voluto creare un contatto con me, prima che succedesse tutto questo casino. Non lo chiamo, e non gli mando un messaggio, non sono una persona appiccicosa. Mi basta sapere che potrei chiamarlo in qualsiasi momento, solo questo basta a tranquillizzarmi. Metto il telefono vicino a me nel caso mi chiami, e provo a chiudere gli occhi.

Mi sveglio con il ronzio del telefono. Apro gli occhi, sbatto le palpebre qualche volta per riuscire a mettere a fuoco la scritta sul telefono, nel frattempo lo prendo. Leggo il nome ,e sorrido istintivamente. Alex. -Ciao- -Ciao, stavi dormendo- mi dice , percepisco il suo sorriso dalla voce, deve aver sentito la mia voce un po' impastata dal sonno -Si, mi sono addormentata, che ore sono?--Sono le sei, sto uscendo ora dal lavoro- -Di già?--E si dormigliona... allora vuoi ancora che venga da te- -Certo- -Ok, a che ora ?- -Adesso- Ride dall'altra parte del telefono. -Ok va bene, forse ci metto un po' appena posso arrivo- chiudo la comunicazione. Sorrido. Non ha cambiato idea sta arrivando.

Intanto che lo aspetto posso dormire altri cinque minuti, poi inizierò a prepararmi, tanto ha detto che ci avrebbe messo un po'.

Di nuovo lui, questa volta è qui a casa mia, è salito fino in camera mia, lo vedo lì sullo stipite della porta. Come ha fatto ad entrare? Da dove ha preso il mio indirizzo? Ma certo che stupida deve averlo letto sul curriculum. Si avvicina lentamente fino ad arrivare al mio letto. Non pensavo potesse arrivare a tanto. Strano non vedo nessun segno sul suo volto, pensavo che Alex l'avesse conciato per le feste, invece sembra essere tranquillo per nulla turbato. -Allora signorina Andreini, è proprio sicura di non volere quel posto di lavoro...perché potrei essere molto convincente...non se ne pentirà vedrà- Vorrei scendere dal letto e correre via, allontanarmi da qui, ma non ci riesco. Abbasso lo sguardo sulle mie gambe e vedo che mi ha legato le mani e le gambe al letto. Il suo sorriso si fa più ampio, malefico. Sa di avermi messo in trappola. Una sensazione di panico mi assale, il mio respiro è reso affannoso dalla paura. Non posso fare nulla, sono inerme, la sola cosa che posso fare è dimenarmi e urlare con quanto più fiato in gola.

-Vanessa...Vanessa Basta...shh Zitta - Qualcuno mi tiene per le spalle, ho paura, ormai sono spacciata -Nessie... Tranquilla- solo quando sento, che qualcuno mi chiama Nessie mi calmo, e apro gli occhi. Alex? -Shhh, calma stavi sognando ...ci sono solo io qui- dice accarezzandomi il volto. Il mio cuore rallenta un po', mi tranquillizzo ora che so che era solo un sogno e che Alex è qui con me.

Ancora turbata, senza dire nulla, gli faccio posto accanto a me, voglio che si sdrai e mi coccoli un po' . Non se lo fa ripetere due volte, posa le chiavi della moto sul comodino e si sdraia vicino a me. Lo faccio accomodare, lui si mette a pancia in su con una mano dietro la nuca e io mi accomodo nell'incavo della sua spalla, posandogli una mano sul torace, tracciando cerchi immaginari su di esso. Lui mi cinge con il braccio, e posa la mano sul mio fianco. Sospiro soddisfatta, adesso sono al sicuro.


Stammi lontana....ma non troppo (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora