Capitolo 12- Altalena

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-Vanessa mi compri un gelato- mi chiede la bambina con gli occhi da cucciolo. -Non posso Sara, tua madre non vuole, è stata chiara al riguardo.- Non si lascia intimorire da un semplice rifiuto

 -Ti prego, solo uno piccolo piccolo, non lo dirò alla mamma- tenta di nuovo 

-Tua madre non vuole, solo cose salutari. Se hai fame ha detto che devi mangiare un frutto-In realtà credo che sia esagerato, imporre un regime alimentare cosi ferreo ad una bambina piccola, ma non è mia figlia, è solo una bambina a cui faccio la babysitter per arrotondare, quindi mi limito a seguire le direttive della mamma -Non mi piace la frutta- ribadisce -Su dai non fare i capricci- appena termino di dire questa frase torno indietro nel tempo. Precisamente ad una settimana fa, quando Alex quella sera mi disse la stessa cosa.

La bambina mette il broncio e non mi parla più. Per rompere il silenzio provo a coinvolgerla con inutili chiacchiere, ma è ostinata e continua a non parlarmi. Tento l'ultima carta.

-Ti va se andiamo ai giardinetti, lì ci sono le casette, i giochi, il percorso che ti piace tanto, le altalene...- La piccolina mantiene la sua posizione ma inizia a cedere. Decido di portarla lo stesso e vedere cosa accadrà una volta arrivata li.

Sto provando in tutti i modi a convincerla ma è irremovibile. Provo addirittura a fare io qualche passo sui giochi per invogliarla, ma è testarda. Mi siedo sull'altalena e provo di nuovo a convincerla, alzo le gambe e mi lascio dondolare leggermente, anche se ormai sto per rinunciare. La bambina è di fronte a me, a braccia incrociate e mi guarda di traverso. Che caratterino.

Ad un certo punto l'altalena viene spinta, con forza e sono costretta ad aggrapparmi con forza alle corde per non cadere. La bambina di fronte a me inizia a ridere. Almeno qualcosa di positivo. Quando torno indietro, ricevo un'altra spinta che mi manda ancora più in alto. Ma che cavolo succede. Mi aggrappo meglio, e mi volto per vedere chi mi sta spingendo. Alex? Che ci fa lui qui? La bambina ride sempre più forte e io sono felice che abbia smesso di fare i capricci. Ma ora come mi devo comportare io con Alex? e cosa fa qui?

In qualche modo riesco a rallentare e fermarmi, sono ancora seduta sull'altalena di spalle rispetto ad Alex. Dopo quel bacio, che doveva essere una specie di addio tra noi, non ci siamo più visti, e non so come comportarmi. Chris mi ha dato della pazza incosciente quando l'ho chiamata quella sera. Ha minacciato di non aiutarmi più, perché ero un ingrata che non accetta un aiuto, ha messo su una tiritera di un'ora. L'ho lasciata sfogare poi, quando ha terminato la sua paternale ha sospirato e ha voluto sapere tutti i dettagli, passo passo. Cosi gli ho raccontato tutto, dal fatto che la ragazza seduta accanto a lui era la sorella, a quando mi ha riaccompagnato in moto, al nostro ultimo bacio, per pareggiare i conti. Per un po' non ha parlato. Poi ha sospirato di nuovo e mi ha chiesto se ero sicura di quello che stavo facendo. "Certo" ho risposto "tanto non lo rivedrò più" Invece eccolo qui di nuovo.

Mi tira di nuovo indietro con tutta l'altalena, abbracciandomi insieme ad essa. -Ciao Nessie- -Non chiamarmi cosi, soprattutto davanti la bambina- -Siamo nervose- -No- Sghignazza e mi lascia di nuovo.

-Chi è Nessie- domanda Sara. Appunto, ecco ora anche lei mi chiamerà cosi.

 -Nessie è Vanessa- le spiega Alex

 -Ma se si chiama Vanessa perché la chiami Nessie- Brava bambina così si fa. Ti adoro

 -Perché così quando la chiamo "Nessie", sa che sono io a chiamarla, perché solo io la chiamo cosi- Oh cavoli. La bambina non ha capito bene la spiegazione di Alex appare confusa. Poi il suo sguardo si illumina, e questo mi preoccupa. -Quindi se io la chiamo Sole, lei sa che solo io la chiamo cosi- Alex ride -Si, più o meno il concetto è questo- Perfetto ora si divertirà a chiamarmi con ogni nome possibile immaginabile, e pretenderà che io le risponda. Grazie tante.

 -Sei il suo fidanzato- Cosa? -No- Esclamiamo insieme io ed Alex .

 -Ma prima l'hai abbracciata, il papa abbraccia sempre la mamma-

 -No piccola siamo solo... ehm...amici- Cerco di spiegarle. Anche se in realtà non siamo neanche quello, al massimo siamo conoscenti.

Sembra che questa risposta l'abbia convinta perché prende, e se ne va a giocare sui giochi. Io ed Alex ci sediamo sulla panchina di fronte mentre l'osserviamo giocare.

-Che ci fai qui?- domando. Indossa dei pantaloncini da corsa e probabilmente stava correndo nel parco, o faceva qualche esercizio.

-Ero appena arrivato al parco e ti ho visto, seduta sull'altalena che stavi parlando con la bambina, mi è sembrato che avessi bisogno di aiuto, con lei- Che ti aspettavi di sentire Vanessa, ti ho visto e non ho resistito, dovevo parlarti. No, torna con i piedi per terra. 

-Ah grazie, sei stato gentile.- 

-Prego- Allunga le gambe e mette le braccia lungo la panchina. Una posizione di chi è totalmente rilassato.

-Sole, vieni a giocare con me- sbuffo, lo sapevo io che sarebbe successa una cosa del genere.

 -Grazie Alex da ora in poi si divertirà a chiamarmi con nomi improbabili- 

-Vai a giocare con la bambina raggio di sole-

 -Spiritoso- La bambina mi sta aspettando. Vuole che la segua lungo il percorso. Decido di accontentarla. Tutto procede per il meglio, in fondo è un percorso per bambini niente di complicato...fino a quando devo attraversare una specie di ponte tibetano. Alla base c'è una corda, da usare per mettere un piede davanti l'altro per poter attraversare da una parte all'altra e all'altezza della mia testa c'è un'altra corda che ti permette di tenerti in equilibrio. In teoria non è nulla di difficile e non è neanche tanto alto, ma c'è un piccolo problema. Soffro di vertigini.

Ho deciso di seguirla perché non volevo più stare seduta su quella panchina, volevo evitare una situazione imbarazzante. Ma non è stata una buona idea.



Stammi lontana....ma non troppo (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora