Capitolo 3-Alan

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Dopo soli dieci minuti, siamo realmente arrivati nel piazzale dell'autofficina. Spegne il motore e scende. Lo imito con qualche difficoltà, dal momento che ho i tacchi, e la ghiaia presente nello spiazzo non aiuta la mia stabilità.

Mi porto di fianco al carro attrezzi, e osservo le manovre di scarico del mio maggiolino traditore.

 Lo sto guardando con ostilità. 

È tutta colpa sua maledetto. Se non mi avesse abbandonato proprio oggi, ora potrei avere un magnifico posto di lavoro. Malefico.

Finalmente il mio maggiolino è a terra. Il meccanico senza dire nulla va all'interno dell'autofficina. Decido di seguirlo, anche se non è facile con questi tacchi. Arranco fino a raggiungerlo.

 -Ehi aspetti dove sta andando?- 

-Dentro. Fa un caldo che si muore lì fuori- Sul serio? Non me n'ero accorta mentre l'aspettavo per due ore sotto il sole. In qualche modo riesco a raggiungere anche io l'interno dello stabile. Finalmente un po' di fresco. Stare sotto il sole per tutto quel tempo mi ha fatto venire sete. Provo a chiedere un bicchiere d'acqua. -Senta non ha per caso un bicchiere d'acqua da darmi, ho una sete tremenda- chiedo educatamente al meccanico. 

-Maaaaaa Porta l'acqua- Grida. O mio Dio. Ma dove sono capitata. Ha appena urlato alla madre di portargli l'acqua!!! Dopo qualche secondo esce una vecchina con un vassoio in mano, con sopra un bicchiere e una bottiglia d'acqua e si dirige verso il figlio. Questo mi fa pensare che questa cosa avviene abitualmente. 

-Non è per me, Ma, è per la signorina- la signora senza fare una piega, per i modi sgarbati del figlio, si gira obbediente verso di me, e mi porge l'acqua. Questa scena mi fa pensare di essere capitata in una scena di un Film. Non saprei dirvi a quale personaggio somiglia il meccanico, se a Cettola Qualunque o Alan di "Una notte da leoni" ma il genere è quello. Non resisto. 

-Signora non è necessario tanto disturbo, venga appoggi il vassoio qui- dico indicando un banco da lavoro lì accanto.

 -Mi servo da sola l'acqua, grazie mille, è stata veramente gentile-. Mi regala un timido sorriso, e scompare così com'è comparsa, da quella porticina. Ancora incredula la osservo andare via e mi verso l'acqua.

Bevo. Almeno non sono costretta a rivolgere la parola ad "Alan".

Mentre mi disseto, osservo l'ambiente circostante. Quest'officina rappresenta il classico cliché. Calendari di donne nude ovunque, sembra vogliano essere sicuri di ricordare come sia fatta una donna, ce n'è uno ogni parete. Forse c'è una ragione "Alan "non deve averne viste molte.

Mentre sto contando quanti calendari ci sono in giro, ormai sono curiosa, non ne avevo mai visti così tanti, vedo che c'è un ragazzo che sta lavorando ad una macchina. È di spalle, piegato un po' in avanti, ha qualcosa in mano, credo sia una chiave inglese, ma potrebbe essere benissimo qualcos'altro, non ci capisco nulla.

Niente male il ragazzo. Altro che "Alan "qui. Sarà 1.80, spalle ampie, porta una tuta da meccanico tirata giù fino alla vita. Ha le braccia scoperte. Anche da lontano si vede che sono piene di tatuaggi, alcuni sono colorati. Non mi piacciono molto quelli colorati, ma penso che ci si possa passare sopra, con quelle braccia che si ritrova.

Sto ancora sbavando, quando lui cambia posizione e si alza un po'. Adesso posso vedergli la parte dietro della nuca, e un pezzo di profilo. Un attimo, io quei capelli li ho già visti.

Senza aspettare ne tre ne quattro cammino a passo di marcia verso lo stronzo.




Stammi lontana....ma non troppo (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora