Capitolo 28 - La lontananza

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‹Se un ragazzo ti dice ci sentiamo per telefono. Secondo te, normalmente, quando dovrebbe richiamarti- Sono spiaggiata sul divano da un giorno ormai, e non so cosa fare. Alex ha detto che ci saremmo risentiti ma non mi ha più richiamato. Ho troppa paura di scoprire che ha cambiato idea di nuovo. Mia madre alla fine non mi ha fatto nessuna paternale sui ragazzi tatuati. Mi aspettavo una tiritera di un'ora, ma a quanto pare ha cambiato idea. Non fraintendiamo, Alex non lo vuole neanche sentire nominare pr ora, ma non mi ha detto nulla, non ne ha più parlato. E non so se questo sia peggio. È una donna vecchio stampo, ancora convinta che chi ha la barba lunga sia una persona poco curata, chi ha i tatuaggi si droga, mentre non sa che oggi i ragazzi per avere quella barba lunga spesso passano più ore di una ragazza davanti lo specchio, o che secondo le statistiche sono proprio gli impiegati modello, che lei adora tanto i maggior consumatori di droga. La voce alterata dall'altra parte del telefono della mia amica mi fa tornare alla realtà. 

-Non lo so, e hai rotto con questa storia chiamalo!!!-

-No!!>

-Che c'è di male se lo chiami?-

 -Niente, ma non voglio essere appiccicosa-

 -Allora rompi le scatole a me?-

-Tu sei mia amica- 

-Da questo momento non più- afferma Chris 

-Antipatica- 

-Non c'è nulla di sbagliato a chiamarlo, forse sta aspettando che lo faccia tu-

 -Se non mi ha chiamato dopo 4 giorni, penso che non voglia farlo, e che quindi non mi voglia sentire, e quindi che ha cambiato idea su noi due-

 -Tu devi consultare uno psicologo, uno bravo però. Ma ti sei sentita?-

 -dovresti aiutarmi- dico in tono lamentoso 

-Lo sto facendo, chiamalo-

 -No- 

-Testarda-

 -Domani devo andare a prendere la macchina- la informo

 -Bene l'occasione giusta per parlarci-

 -Perché non mi chiama?- Tu TuTu Tu TuTu Tu TuTu Non ci credo, mi ha riattaccato il telefono in faccia. È proprio vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno. Apro whats app e gli mando un messaggio "Stronza" dopo un secondo mi arriva la risposta "Chiamalo".

La mattina dopo, mi alzo e mi preparo con cura, durante la notte ho ipotizzato di tutto, ma per una volta ho deciso di seguire, in parte, il consiglio di Chris. No, non l'ho chiamato. Ma ho deciso che arriverò lì e poi vedrò come comportarmi. Avevo bisogno di lui, la notte continuavo ad avere gli incubi, mi svegliavo sempre con una sensazione di ansia addosso e faticavo a riaddormentarmi, avrei voluto sentire per un attimo la sua voce per tranquillizzarmi un po'. Invece in quattro giorni non mi ha richiamato mai. Ho elaborato una strategia per domani, se mi ignora partirò all'attacco per avermi piantato in asso, e se invece fa finta di nulla venendomi incontro, partirò all'attacco ugualmente perché mi ha fatto passare quattro giorni d'inferno, dove io non chiedevo altro di ricevere uno stupidissimo messaggio, mi bastava un semplice, smile, un qualsiasi segnale per dire "Sono vivo". In ogni caso è spacciato.

Mi accompagna mia madre al garage, scendo con calma dalla macchina, non sono ancora pronta ad affrontarlo. Chiudo lo sportello alle mie spalle, mi madre appena lo sente chiudersi parte per correre al lavoro. Sono rimasta sola. Oggi indosso normali converse, e non ho nessuna difficoltà ad attraversare il piazzale di ghiaia, anche se ogni passo che faccio è sempre più pesante.

Arrivo all'ingresso, la differenza di luce da dentro e fuori mi dà fastidio. Chiudo gli occhi per un attimo per abituarmi al cambiamento. Quando li riapro, dopo aver sbattuto velocemente le palpebre per un attimo, riesco a vedere meglio, noto che Alex è chino su una macchina e sta lavorando, mentre Alan- Fabrizio è nell'ufficio.

 -Ah signorina Andreini venga si accomodi-. Mi dice facendo segno di avvicinarmi. Mi irrigidisco un attimo, non volevo annunciare subito la mia presenza, avrei preferito avere un attimo per studiare il comportamento di Alex e capire cosa fare. Il mio sguardo corre ad Alex. Vedo che, sentendo il mio nome, si irrigidisce e si blocca per un secondo, per poi riprendere a lavorare, tutto questo senza mai voltarsi nella mia direzione.

Procedo a passo un po' incerto nell'ufficio di Alan, non era la reazione che mi aspettavo, chiudo la porta alle mie spalle.

Alan mi porge la fattura dove ci sono elencate tutte le riparazioni effettuate sulla macchina, per me potrebbero aver scritto che hanno cambiato un solo filo tanto non ci capirei nulla, in fondo alla fattura però alla voce manodopera c'è uno zero.

 -Che significa?- chiedo indicando lo spazio lasciato in bianco 

-Alex, ha deciso di rinunciare al suo corrispettivo- Alex ha deciso così. Veramente? Non mi chiama, ma non vuole farmi neanche pagare. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Con la fattura ancora tra le mani, mi alzo di scatto e apro la porta con rabbia, dirigendomi a passo spedito verso Alex. Una volta raggiunto, picchietto il dito sulla sua spalla come feci la prima volta, sospira rassegnato e poi si gira. Quando si volta, mi sembra che i suoi occhi siano tristi, ma non mi lascio fermare da questo. Sono troppo arrabbiata. 

-che significa?-

 -Non mi sembrava il caso di farti pagare la manodopera-

 -E per quale motivo?-

 -Perché sei arrabbiata? Ti ho fatto lo sconto- dice scocciato

 -Non voglio questo stramaledetto sconto. Hai lavorato e devi essere pagato- 

-Non voglio soldi da te-

 -Perché?-

 -Perché no- 

-Davvero? Questa è la tua risposta?- chiedo scettica, distoglie lo sguardo e torna a lavorare. -Perché non mi hai richiamato- domando

 -Sono stato impegnato-

 -Cosi impegnato da non poter fare una telefonata a fine giornata- Non risponde.

 -Alex!- Tace, c'è qualcosa di strano, perché non mi ha chiamato.

 -Cosa mi nascondi?-

 -Nulla-


Stammi lontana....ma non troppo (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora