Capitolo 5- Riorganizzarsi

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Il rumore dei miei tacchi rimbomba di nuovo per tutto lo stabile, fino a quando non raggiungo il banco da lavoro di Alan, dall'altra parte. Ovviamente non mi degna di uno sguardo, è troppo impegnato nella lettura. 

-Ehm ehm...- 

Alza lo sguardo, ma non dice una parola. L'attenzione al cliente dovrebbe essere migliorata. 

-Scusi se la disturbo, il meccanico là in fondo- dico indicandoglielo

 -mi dice che per riparare la macchina ci vorranno 4 settimane, potrebbe dargli uno sguardo lei, e cercare di velocizzare un po' i tempi- Riprende a leggere il giornale.

 -Se Alex dice che occorrono quattro settimane, non posso aiutarla. - Ah quindi si chiama Alex. Gli si addice, mi ricorda un nome nordico, un po' da vichingo, non so perché, peccato che sia un po' troppo scontroso per i miei gusti. 

-Scusi, non vorrei essere insistente ma non avete neanche guardato la macchina, magari è una stupidaggine.- Mi risponde scocciato e con sufficienza 

-Senta signorina, Alex è l'esperto. Mi affido a lui, e ora abbiamo del lavoro da fare ,se non le dispiace dovrebbe uscire non può stare qui dentro- Certo leggere la gazzetta è un lavoro impegnativo 

-E come me ne dovrei andare secondo lei, abito ad un'ora da qui, e non ho la macchina-

 -Non la può venire a prendere nessuno?- Calma, Respira. 

-Evidentemente no-

 -Non so come aiutarla.- 

-Non potete darmi neanche un mezzo in sostituzione?-

 -No signorina, l'unico che abbiamo è già occupato-. Perfetto.

Esco per un attimo, ho bisogno di un po' d'aria. Fa ancora troppo caldo ma non importa.

Posso provare a telefonare a mia madre, anche se prima di sei ore non potrà sicuramente essere qui. Esce da lavoro alle sei del pomeriggio ed è appena l'una.

Intanto la chiamo per avvisarla. Non è detto che mi risponda. Compongo il numero e aspetto, al quinto squillo sto per rinunciare quando risponde.

-Ehi ma- -Ciao tesoro, com'è andato il colloquio- 

-Non ci sono mai arrivata-

 -Come mai ?-

-Si è rotta la macchina lungo la strada.-

-Oh no, tu stai bene?-

-Si si non mi sono fatta nulla, solo che la macchina non parte più, e ho dovuto chiamare il carro attrezzi-

 -Ah, e quanto ci vuole per ripararla?-

 -dici in tempo o in soldi? -

 -Tutti e due-

 -In tempo quattro settimane, e in soldi non lo so ancora, non mi hanno fatto il preventivo-

 -Questa non ci voleva, questo mese siamo un po' a corto-

 -Lo so, Ma-

 -Non posso neanche chiedere a Mario di farmi lavorare qualche sera in pizzeria, non ho la macchina per arrivarci. Posso chiedere alla vicina, se gli serve ancora qualcuno che gli faccia le pulizie di casa, come l'anno scorso-

 -Ma tu sei laureata, non voglio che ti metta a fare le pulizie -

 -Che c'entra la laurea Ma, se serve si fa tutto. E a noi serve- Sospira rassegnata. Ormai mi conosce quando mi metto in testa una cosa è difficile farmi cambiare idea 

-Dammi l'indirizzo dell'officina, cosi dopo ti vengo a prendere-.

Gli detto l'indirizzo che trovo sul biglietto da visita, che mi ha dato Alex, e chiudo la telefonata. Mi appoggio al muro dietro di me, e mi lascio scivolare lungo la parete. Rimango accucciata, con le mani tra i capelli. Questa non ci voleva proprio. Siamo solo io e mia madre e con uno stipendio solo non riusciamo più ad andare avanti tanto bene. Contavo proprio su questo lavoro. Questa spesa imprevista non facilita le cose. Dovrò rimandare la ricerca di un nuovo posto di lavoro fino quando non sono riuscita a riparare la macchina, e pagare il conto del meccanico.

-Non stare fuori con questo caldo. Tieni bevi- Sollevo la testa. Allora è umano, ha avuto un po' di pietà per me. Mi porge una bottiglietta d'acqua fresca, che appoggio immediatamente sulla fronte e dietro il collo per darmi un po' di sollievo.

 -Grazie. Non ho altro posto dove andare, devo aspettare mia madre, e il tuo boss non mi vuole dentro-

 -Dai seguimi, se prometti di stare buona puoi stare dentro- Non sono mica una bambina.

 -Ok, ma non parlarmi come ad una bambina-. 

Il suo viso lascia trapelare un certo scetticismo al riguardo. Si incammina verso l'interno, e lo seguo. Decido di togliermi i tacchi, e camminare a piedi nudi una volta arrivata dentro. Non ne posso più di queste scarpe. -Siediti lì dentro- Mi indica una stanza a sinistra, sembra un ufficio. Mi fa entrare per prima, mi indica la sedia davanti la scrivania, e fa segno di sedermi. Per entrare gli sono passata ad un soffio, ma non sono riuscita a capire che tipo di profumo porta. Gli obbedisco come un cagnolino. Comincio a sentire la stanchezza. Una volta seduta, poggio le scarpe che ho ancora in mano al lato della sedia, alzo lo sguardo e sobbalzo. Me lo ritrovo davanti. Ha appoggiato le mani sui braccioli della sedia e mi sta fissando dritto negli occhi. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio. Posso sentire il suo respiro sul mio viso. Decido di stare al gioco e di sostenere il suo sguardo. Non mi faccio intimorire da lui. 

-Non ti muovere da qui, e non toccare nulla-.

 -Si padrone- Non ho resistito. Continua a fissarmi. Si alza, e esce dall'ufficio, senza aggiungere altro. 



Stammi lontana....ma non troppo (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora