Pov's Jorge.
Sono in macchina intento ad andare in ospedale. Quel Lanzani ha colpito di nuovo. Lo conosco da tempo ed è per colpa sua che noi siamo entrati nel circolo vizioso di quel veleno, chiamato droga. Ha fatto del male a Stephie, ma è stato anni e anni fa, non credevo potesse ancora farlo. Ma eccolo qui, che a diciannove anni, aggisce contro un'indifesa quindicenne. Mi sento molto in colpa. Per tutto. Per aver coinvolto Martina con i miei amici. Per aver coinvolto Lodovica, per averle fatte venire. Mi sento in colpa per tutto e una strana sensazione mi lacera il cuore, portandomi un dolore allo stomaco. Ora è la mezza. Mezzanotte e mezza. Notte fonda e Martina è costretta a rimanere in ospedale, a causa di me e i miei amici pieni di guai.
Arrivo davanti al grande edificio con una grossa croce rossa sulla facciata. Parcheggio la mia decappittabile nel parco apposito. Nonostante sia un parco di un ospedale, è molto bello. Contornato di alberi e querce, lampioni e panchine tutt'intorno. Entro velocemente, malgrado sia estate, il freddo a quest'ora della notte si fa sentire. Salgo le scale ed entro nella reception, dove ci sono alcune persone deliranti sedute sulle poltrone e la custode, intenta ad addormentarsi sulla scrivania. Mi avvicino ad ella, chiedendo informazioni.
Io:Mi scusi, sono un amico della ragazza Camarena, ricoverata poco fa. Sa dove si trova la stanza?
Si scuote, come per ritornare alla realtá e con area scocciata risponde.
Xx:Sì signorino. Ma giá c'è una visita, non può entrare.
Sospiro, devo inventarmi qualcosa. Devo assicurarmi che le due ragazze stiano bene.
Io:Sono il fidanzato della ragazza giá in visita.
Lo so, Martina potrebbe uccidermi, ma è l'unico modo.
La grassa signora di colore, ancora con residui di bava intorno la bocca, scava tra delle carte, come per cercare conferma.
Dopo, mi guarda.
Xx:In questo caso puoi entrare. Stanza 172, secondo reparto.
Espongo il mio sorriso più smagliante.
Io:La ringrazio, buonanotte.
Rocambia un sorriso accennato, molto tirato. Mi avvio in ascensore e premo il pulasante con scritto in grande '2'.
È tutto buoio. Notte fonda. Ospedale. Tutto ciò è alquanto inquietante. Mi faccio coraggio e attraverso tutto il corridoio, fino alla stanza 172. Busso delicatamente alla porta e in risposta ad un 'chi è?' rispondo il mio nome. Attraverso l'arco della porta e ritrovo Martina seduta su una piccola e scomoda sedia, con una rivista di gossip tra le mani. Lodovica è stesa sul letto, con un tubo in bocca, che suppongo serva a respirare. Piccoli tubicini le sporgono dalle sottilissime braccia. Martina sembra impassibile alla mi presenza, ripensandoci, effettivamente, non ha risposto nemmeno al mio messaggio. Mi avvicino e poggio le mani sullo schienale della sua seggiola.
Sussurro.
Io:Ehy piccola.
Si gira a guardarmi, sorridendomi debolmente.
Martina:Ciao.
Io:Come va?
Sbadiglia con una mano per coprire.
Martina:Tutto bene, credo.
Io:Cos'ha avuto Lodovica?
Si rabbuia, più di prima.
Martina:Uno schook da droga. Stava per morire di overdose.
Ci avevo pensato, ma sentirmelo dire è ancora più brutto. Prendo una sedia e mi siedo accanto a lei.
Io:E tu, come stai?
Martina:Tutto apposto, un po' stanca, ma bene.
Mi avvicino di più a lei e mi sorride. È incredibile come si sforzi di sorridere nonostante una delle sue migliori amiche sia molto grave in ospedale.
Io:Tua madre cosa dirá?
Martina:L'ho avverita.
Mi ricordo iprovvisamente che Lodovica è la sorella di Stephie. Guaio, guaio, grosso guaio.
Io:Oddio. Hanno avvisato la famiglia di Lodovica?
Martina:No, ma l'avviseranno domattina.
Mi metto le mani sulla testa, appoggiando i gomiti alle ginocchia. Marty, si affaccia tra le braccia.
Martina:Ehy, che problema c'è?
Alzo la testa di scatto, devo avere una faccia proprio disperata.
Io:Se Stephie scopre che c'eri tu questa sera e non lei, ti renderá la vita impossibile, dandoti la colpa di ciò che è successo alla sorella. Inoltre, i miei genitori vieteranno di vederci.
Iniziano poco a poco, a bagnarsi gli occhi.
Martina:Peggio di così potrebbe andare?!.
Dice così sussurrato che quasi non la sento. Calcia silenziosamente un libro che era a terra. Ed anche lei si mette rannicchiata tra le braccia. Ora mi devo far forza, devo farle forza. Mi alzo e mi inginocchio difronte a lei, tenendole i polsi tra le mani.
Io:Piccola, stai tranquilla. Sistemeremo tutto, insieme. Dobbiamo rimanere uniti.
Fa sporgere dolcemente i suoi bellissimi occhi color nocciola, nei quali vorrei tuffarmici. Ci guardiamo per trenta secondi occhi negli occhi, dopodichè, lei sospira.
Martina:Hai ragione. Però, Jorge, ora lasciamo perdere noi, o qualunque cosa siamo. Pensiamo solo a Lodovica, ha bisogno di me.
So che ha ragione, ma è difficile accettarlo.
Mi alzo e mi ricompongo sulla sedia.
Io:Quando la rilasceranno?
Martina:Secondo gli esami di ora, tra una settimana. Ma non si sa ancora, ne devono essere certi attraverso gli esami di domani.
Se rimane così tanto tempo qui, vuol dire che non possiamo nascondere tutto alla sua famiglia, come stavo pensando.
Io:Potremmo fingere che non sia mai accaduto niente? Che tipo, viene a stare una settimana da te?
Sospira scocciata, mettendosi con la schiena poggiata sull'apposito schienale.
Martina:Non si può Jorge, sono i suoi genitori. Hai idea di quanto potessero starci male se lo scoprissero per sbaglio?
Ha ragione. È troppo responsabile questa ragazza.
Io:È vero.
Martina:Ma tu non devi tornare a casa?
Io:No, rimango qui con te.
Mi sorride.
Martina:Hai chiamato i tuoi?
Mi balza in mente che non ho detto niente a nessuno. Estraggo il mio iPhone dalla tasca, prendo il contatto di mia madre e chiamo.
**a telefono**
Mamma:Tesoro della mamma, tutto bene? Dove sei? Perchè non torni?
Non capisco il perchè di tutta questa preoccupazione, torno sempre verso mezzanotte la sera.
Accendo lo schermo per un secondo e leggo che sono l'una e un quarto. No, a quest'ora non sono mai tornato.
Io:Sì mamma tutto bene, non preoccuparti. Romango qui per questa notte.
Mamma:Per quale motivo?
Io:Rimango con Diego mamma, non preoccuparti ti prego.
Perdo la pazienza e altero un po' la voce. Martina mi sente e mi da un colpetto al braccio. Odia quando alzo i toni con i miei genitori. Alzo gli occhi al cielo e mi correggo.
Io:Ehm..scusami, comunque stai tranquilla.
Mamma:Vabene, tesoro. Fai attenzione e salutami Stephie.
Io:Sì mamma, ricambia. Buonanotte.
Attacco e ammiro Lodovica che sembra caduta in un sonno profondo.
C'è un incombente silenzio, alquanto imbarazzante, che viene, però, interrotto dalla porta che si apre.
Entra a testa bassa, Diego. Cosa ci fa qui? Perchè? Non si è mai interessato delle ragazze che finivano ricoverate, ora cosa cambia?
Diego:Ehy ragazzi.
Martina resta indefferente, continuando a sfogliare il megazine.
Io:Ehy, amico. Che ci fai qui?
Alza debolmente le spalle.
Diego:Come sta Lodovica?
Interviene Marty.
Martina:Sta abbastanza bene. È in un certo stato di trance, per overdose. Sará rilasciata tra circa una settimana.
Vedo un Diego preso dal panico. Si avvicina al letto sul quale è distesa la ragazza e si inginocchia ai suoi piedi. Le prende una mano e gliela bacia, cominciando a piangere e farfugliare qualcosa.
Io e Martina ci guardiamo confusi, mentre quella scena da commedia romantica si svolge davanti ai nostri occhi.
D'improvviso sentiamo un piccolo sussurro, che dopo poco si ripete.
Xx:Diego..
Solo ora capiamo che a parlare è stata Lodovica. Ma ha ancora gli occhi perfettamente siggilati. Muove solamente le labbra, molto debolmente.
Mar mi guarda a bocca aperta e intravedo una piccola lacrima solcarle la guancia. Mi avvicino e l'abbraccio forte al mio petto, guardando la ragazza distesa, in modo molto confuso. Intanto, Diego la guarda a bocca aperta e continua a piangere, baciandole delicatamente la mano.
Che cosa strana.Angolo autrice;
La tristezza per la piccola Lodovica continua..questo capitolo oltre ad essere stato molto Jortini, è stato anche un po' Dielodo. Spero vi sia piaciuto.
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#DeaTinista03.
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Jortini||•Gli opposti si attraggono.•
FanficMartina e Jorge, completamente diversi l'uno dall'altra, si incontreranno, si innamoreranno, non sapranno come, non sapranno perchè, sapranno solo che non potranno più fare a meno l'un dell'altra.