Capitolo 49.

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Pov's Tini.
Non so cosa mia sia successo. Non so perchè, nè come, ma non sono più la stessa. Non riesco più a fidarmi di Jorge, ho sempre paura che un'altra spada mi attraversi il cuore. Non riesco più a guardarlo negli occhi, perchè ho sempre paura di trovarci un'altra bugia. Nonostante tutte le dimostrazioni d'affetto che mi sta dando, io non ci riesco. Ho sofferto tanto nella mia vita, giá da quand'ero piccola e mio padre mi ha abbandonata insieme alla mamma, nel bel mezzo di Buenos Aires, allora mamma nemmeno lavorava e quindi ci ha lasciato praticamente in mezzo alla strada. Per un po' di tempo non ho avuto la possibilità di andare a scuola, lì avevo tanti amici, ma non ho finito la quinta elementare e loro si sono dimenticati di me. Alle media non ho legato con nessuno, ero sola. Al liceo anche, avevo solo un'amica, Clara, ma tutti gli altri mi prendevano in giro per la mia debolezza e sono stata spesso vittima di bullismo. Qui, ho ritrovato la luce, amo il mare ed ho trovato conforto nei libri, la musica e soprattutto Mercedes. Ora non ho voglia di soffrire nuovamente, non voglio sentire di nuovo tutto quel dolore. È brutto, bruttissimo.
Spero solo che questa volta non mi rifará affondare.
Siamo tornati di nuovo in quel posto con il laghetto e le anatre, il nostro posto incantato. Il lungo viaggio è stato molto silenzioso, c'era solo il rumore piacevole della radio. Jorge sembra aver capito e non mi ha fatto domande. Siamo arrivati,dopo aver fatto una bella passeggiata con i cavalli, quelli dell'altra volta. Ci siamo accomodati sulla panchina ed io, a gambe incrociate, ammiro le anatre che nuotano intente a raggiungere una ninfea.
Jorge:Ti va di fare il bagno?
Sobbalzo. Ha un grosso sorriso sul volto e sembra davvero entusiasta, ma non capisco come potremmo.
Io:Un bagno, ma sei pazzo?
Ride.
Jorge:Perchè?
Io:Il costume?
Ride di nuovo.
Jorge:Che fa, facciamolo in mutande.
Io:Ma sei fuori?
A quel punto si avvicina, inizia a solleticarmi la pancia, ride come un bambino, con quei capelli che si muovono al venticello estivo che tira. Quel sorriso mi contagia ed inizio a ridere anch'io, cercando di coprirmi. Sto per cadere, ma lui mi sorregge e finisce di farmi il solletico. Io lo guardo sorridente e lui fa altrettanto, poi aggiunge.
Jorge:Sei così bella quando ridi.
Abbasso lo sguardo sorridendo e pian piano rosandomi le guance, guardo le mie dita che torurano una pellicina, finchè il ragazzo che ho difronte non le incrocia con le sue. Mi massaggia il palmo con il pollice e poi mi lascia un bacio sulle labbra, è così familiare il suo sapore di menta e la sua bocca così calda. Mi lascia le mani e per un momento ho pensato di lamentarmi, ma non ho il tempo di farlo, perchè mi prende come una principessa e corre. Non so precisamente cos'abbia intenzione di fare, ma non prevedo nulla di buono. Infatti, dopo nemmeno un minuto, mi ritrovo nell'acqua. Un'acqua non fredda come immaginavo. Sono ancora avvinghiata a lui, quest'ultimo mi stringe forte e sè ed io riesco a sentire il suo cuore battere, oltre alla sua perfetta risata. Sono completamente bagnata, ma mi piace. Mi piace essere tutta bagnata e rimanere attaccata a lui così. Il suo cuore batte, fortissimo, sembra quasi voglia uscire dalla gabbia toracica. Chissá perchè, forse per il fatto che ha corso con me in braccio? Non mi faccio scrupoli e glielo chiedo.
Io:Perchè il tuo cuore batte così forte?
Jorge:Perchè batte per te. È questo l'effetto che mi fai.
Questa volta è il mio di cuore ad esplodere. Quelle parole sono cosí dolci e sembrano anche sincere. Non mi vorrei sbagliare. Lo stringo forte a me, avvicinando la mia testa al suo petto. E dopo un po' sussurro piano, sperando mi senta.
Io:Ti amo Jorge, ti amo così tanto.
Sento dolci baci al di sopra dei capelli, uno dopo l'altro, delicati e romantici.
Jorge:Anch'io Martina, non sai nemmeno quanto.
A quel punto si alza, io sto ancora tra le sue braccia e con calma esce dall'acqua, posandomi sulla panchina. Si toglie la maglietta ed io per un attimo perdo un battito. Ammiro i suoi pettorali perfettamente scolpiti, ricoperti di tatuaggi, strani, belli, complicati. Si strattona i capelli, cercando di farli asciugare e mi porge la sua maglietta. L'afferro, profuma maledettamente di lui. La indosso, avvolgendomici dentro ed il suo profumo mi circonda completamente. A petto nudo si siede la mio fianco e mi avvolge tra le sue possenti braccia. Chiudo gli occhi per un attimo, pensando a quanto sia felice con lui. Malgrado tutto ciò che mi ha fatto passare.
Dopo che il mio corpo ha ripreso calore, mi allontano lentamente e lo guardo con un debole sorriso sul viso.
Jorge:Raccontami un po' di te.
Rimango un po' confusa dalla sua affermazione.
Io:Eh?
Chiedo.
Jorge:Mi sono reso conto di non conoscerti fino in fondo, voglio sapere tutto su di te.
Rido.
Io:E cosa vuoi sapere precisamente?
Pensa per un po',poi torna a guardarmi e chiede.
Jorge:Di tuo padre per esempio, se non ti dispiace.
Il sorriso mi svanisce dalle labbra e guardo a terra. Lui mi alza il capo con le mani e con un sorriso comprensivo, mi parla.
Jorge:Solo se vuoi, piccola.
Decido di volergliene parlare.
Io:Beh, lui mi ha abbandonata quand'ero molto piccola. Quando mamma ancora non aveva un lavoro.
Sembra dispiacersi quando racconto e con atteggiamento amorevole mi tiene la mano.
Io:Sono stata costretta a lasciare la scuola per un po' di tempo.
Poi, davanti agli occhi mi passano tutte le immagini di quando mio padre era ancora con me. Tutti i Natali, la colazione insieme, quando allegro e con quel suo spirito scherzoso mi gridava 'Tini' tutto il giorno. Rido a quei ricordi.
Io:Mi chiamava sempre Tini, è un diminutivo che ha inventato lui. Mer è l'unica a chiamarmi così ed è anche l'unica che lo sapeva. Oltre a mia madre, che non vuole parlare mai di lui, infatti non mi ha mai più chiamata Tini.
Mi mordo il labbro inferiore e guardo negli occhi il ragazzo che mi è davanti. Sorride, forse per darmi forza e mi fa girare, mettendo la schiena contro il suo petto. Mi abbraccia da dietro. Mentre con una mano, mi scosta dolcemente i capelli, in un movimento rilassante.
Jorge:Ti fa piacere se anch'io ti chiamo Tini?
Sorrido.
Io:Certo che mi fa piacere.
Jorge:Vabene, Tini.
Ridiamo all'unisono. È incredibile come le nostre risate siano così telepatiche. Rido io, ride lui. Ride lui, rido io. È una conseguenza, inevitabile. Mi alzo, cercando di liberarmi delicatamente dalla sua presa e mi strizzo un po' i capelli, intenta a farli asciugare prima. Mi tolgo la maglietta e gliela restituisco.
Io:È ora di andare.
Gli dico, con un po' di malinconia negli occhi, non ho voglia di tornare a casa, vorrei stare con lui. Ma devo stare anche un po' con Lodovica,è tornata da poco a casa sua e vorrei sapere come sta, se i genitori hanno fatto domande.
Jorge annuisce e si infila velocemente la maglietta. Mi prende per mano e mi porta sino ai due cavalli. Insieme ci rechiamo alla macchina e da lì iniziamo il viaggio per tornare a casa. Un viaggio più allegro di quello dell' andata. Credo di potermi di nuovo fidare di lui. Spero.
Appena arrivati sotto il mio palazzo, mi accompagna fino al portone, dove mi abbraccia la vita, posandomi un bacio sulla bocca e poi le stesse labbra le posa sull'orecchio, lasciando un mormorio.
Jorge:Ci vediamo domani sera, ti verrá a prendere Diego.
Sono un po' confusa, ma annuisco e lo ringrazio per la bella mattinata.Poso di nuovo le mie labbra sulle sue e poi entro nel mio condominio, salendo al mio piano.




Angolo autrice:
Arrivato un altro capitolo. Che carini, vero? Chissá cos' ha in mente Jorge per Tini. Cosa succederá nel prossimo ed ultimo capitolo?
Spero vi sia piaciuto.
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#DeaTinista03.

Jortini||•Gli opposti si attraggono.•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora