Capitolo 48.

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Pov's Jorge.
Sono riuscito a rinconquistarla, sono riuscito a farla cedere e a farmi perdonare di nuovo. Questa volta ho avuto davvero paura di non poterla avere più, ho avuto paura che sul serio avesse intenzione di lasciarmi andare, di dimenticarmi per sempre. Ed invece, eccoci ancora qui, con le lacrime agli occhi e il sorriso sulle labbra che ci promettiamo il nostro amore. Ho fatto davvero tante cazzate nella mia vita, a cominciare da quel maledetto giorno in cui ho incontrato Diego, nonostante ora lui per me sia un fratello. Non ho mai avuto un'infanzia normale, sono sempre stato accecato dai soldi, perchè i miei genitori mi facevano credere che essi fossero la cosa più importante, ed invece io ho capito che la cosa fondamentale della mia vita è proprio l'amore, ovvero Martina. E non l'ho capito quando stavo con Alba, ma ora sì ed ho intenzione di cambiare, per lei e per noi. Anche se sono sicura che le mie ombre del passato continueranno a perseguitarmi, partendo giá da Stephie, che sará sempre in mezzo ai piedi. Sono oramai le tre di notte passate ed io nel mio letto decido di prendere sonno, pensando al sorriso di Martina e non alle lacrime che le ho causato giá tante volte.

La notte è trascorsa veloce ed adesso è giá mattina. Decido di volermi incontrare con Martina, voglio darle modo di fidarsi completamente di me. Mi do una sistemata e indosso un pantalone ed una maglietta. Corro giù con un grosso sorriso sul volto, trovandoci tutti i miei familiari intenti a scoprire il perchè dell'estinzione dei panda. Non chiedetemi il perchè. Loro sono sempre stati dei noiosissimi naturalisti. Saluto con un cenno della mano, correndo fuori, ma prima mi ferma mio padre.
Papá:Campione, dove corri?
Io:Esco papá.
Annuisce.
Papá:Vai con Stephie?
Io:No, faccio semplicemente una passeggiata.
Inarca le sopracciglia con sguardo saccente.
Papá:E con chi vai?
Ruoto gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
Io:Da solo papá, con chi divrei andare?
Papá:Non lo so..
Fa un giro su se stesso, facendo finta di pensare e subito dopo fa finta di aver avuto un'idea.
Papá:Con quella Martina, forse?
Guardo a terra, ridendo ironicamente.
Io:Siete incredibili. Fatemi vivere.
Papá: Puoi vivere quanto ti pare, ma devi farlo con la Camarena.
Do un calcio al mobile che ho al mio fianco e mio padre mi fulmina con lo sguardo. Dietro di lui c'é il resto dell'adorata famigliola che ammira, mia madre che mi guarda male, mio nonno troppo impegnato a leggere un giornale e poi c'è mia nonna che sembra avere un'espressione dispiaciuta sul viso. E proprio nel momento in cui i miei occhi incrociano i suoi, contornati da dolci rughe causate dall'etá, si avvicina, con la sua solita camminata lenta, ma decisa. Posa una mano sulla spalla dell'uomo di fronte a me ed ha quel contatto, mio padre la guarda. Nonna lo guarda con occhi dispiaciuti e scuote la testa in segno di disapprovazione. Dietro, l'alta signora bionda apre la bocca stupita.
Nonna:Figliolo, è un ragazzo, lascialo stare.
Io rimango con gli occhi bassi, impaziente di andare da Martina. Sento mio padre sospirare arrendevole.
Papá:Vai, ma se scopro che sei con una ragazza, sono guai.
Lì interviene nuovamente l'anziana signora.
Nonna:Può avere amiche femmine, o deve diventare gay?
La sua risposta mi spiazza, mi scappa una risata sotto i baffi e subito sento lo sguardo dell'uomo su di me, così mi fermo. Mia nonna sorride amorevole.
Nonna:Su, lascialo andare.
Mio padre mi fa segno di andare con la mano ed io d'istinto sorrido a mia nonna, mandandole un bacio, che lei ricambia. Esco fuori, superando il mio folto giardino e successivamente il cancello. Dopo un paio di passi mi ritrovo sotto il palazzo di Martina e sperando che non sia uscita con le sue amiche, busso al campanello. Mi risponde una voce femminile adulta, sicuramente non sua e credo si tratti della madre.
Io: Ehm..signora Stoessel, sono Jorge Blanco, c'è per caso Martina?
Sento il sorriso della signora allargarsi sul suo volto, nonostante non la veda.
Sign.Stoessel:Oh, ma certo Jorge, sali.
Salgo indovinando al primo tentativo il piano e mi faccio spazio nel piccolo appartamento. La dolce signora dai capelli mori mi posa due baci sulle guance e dopo di che, urla alla figlia di venire in salone. Entra Martina dal lato della sua stanza e noto con mio grosso piacere che è in pigiama. Indossa un pigiama, che consiste in un pantaloncino ed una canotta, con sopra dei buffi maiali. Ha i capelli disordinatamente legati in una crocchia e due grosse pantofole a forma di ippopotamo. È adorabile, ma appena la vedo mi scappa subito una piccola risatina. Appena lei vede i miei occhi, cerca di coprirsi con le piccole mani, facendosi d'improvviso tutta rossa. Mi avvicino a lei prendendole le mani e posandole un bacio sulla morbida guancia.
Io:Sei bellissima.
Mi sorride timida, mentre la mamma assiste a tutta la scena.
Martina:Mi vado a cambiare, vengo subito.
Annuisco e mi accomodo sul grande divano rosso. Al mio fianco si siede la signora Stoessel, cercando di aprire un dialogo.
Sign.Stoessel:Allora, come va con Martina?
Io:Tutto bene.
Dico sorridendo, un po' a disagio.
Sign.Stoessel:Da quando è con te, sembra aver riacquistato la luce negli occhi che aveva da piccola.
Mi sento onorato del complimento che mi appena fatto la mamma della mia ragazza. Sorrido al pensiero di una piccola Martina che corre per casa con una bellissima luce negli occhioni color nocciola. Ringrazio e proprio in quel momento arriva lei, bella come sempre. Indossa una tuta sportiva composta da una felpa ed un pantaloncino rosa fluo e i bordi neri, completando il tutto con un paio di Converse rosa. I capelli sono come sempre ondulati ed il filo di trucco non manca mai. Sorride e saluta la madre mentre scendiamo insieme giú.
Io:Dove hai voglia di andare?
La vedo un poco assente, cerca sempre di non guardarmi a lungo negli occhi.
Martina:Non lo so, scegli tu.
Guarda a terra e scalcia con i piedi un sassolino. Mi fermo e la guardo, si ferma anche lei, ma non mi guarda. A quel punto, le prendo il mento tra due dita e lo alzo, facendo in modo che mi guardi.
Io:Che hai?
Mi toglie delicatamente la mano da sotto il suo piccolo mento e dopo un secondo di silenzio incrocia il mio sguardo.
Martina:È che ci vuole un po' di tempo perchè io possa fidarmi completamente di te, di nuovo.
Capisco le sue parole e annuisco, ma prima di avviarci, le contorno la vita da dietro e le avvicino le labbra all'orecchio.
Io:Ti amo.





Angolo autrice
Ecco a voi un altro capitolo. Ormai manca sempre meno a l'ultimo capitolo di questa prima parte della storia e loro sono ancora troppo lontani. Jorge si è reso conto di amarla, ma Martina si è stancata dei suoi tira e molla. Cosa accadrá?
Spero vi sia piaciuto.
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#DeaTinista03.

Jortini||•Gli opposti si attraggono.•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora