"LA PAURA NON TI PARALIZZA. LA PAURA TI ACCENDE."

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La mattina mi alzo tardi, faccio colazione mi vesto e vado ad allenarmi.

Nel corridoio incontro Robert.

"Ti sei persa?" mi chiede ironicamente.

"Mh credo di no...cosa te lo fa pensare?" rispondo.

"Ti vedo preoccupata." Esclama.

"Si vede tanto?" gli domando.

"Devo dirti la verità? Si." Afferma ridendo.

"Il problema è che non riesco a nasconderlo." Dico.

"Perché dovresti nascondere le tue emozioni?!" ribatte.

"Per non far preoccupare gli altri." Rispondo.

"Sophie, capisco che sei una divergente ma non vuol dire che sei fredda e solida come una roccia. Anche le rocce crollano sai?" dice.

"Finalmente uno che lo capisce..." affermo.

"Credo che Ludovic non è così scemo da non capirlo. Forse non te lo dice, ma lui lo saprà di certo." Esclama.

"Spero solo che andrà tutto bene." Dico.

"Ma ti contraddici da sola? Ricordi che se non andrà bene allora non è la fine?" ribatte.

"Non sono sicura di averlo detto." Affermo.

"Mi manca la vecchia Sophie." Dice.

"In che senso?" gli chiedo.

"La ragazzina Rigida che era sempre allegra e solare e che nulla l'abbatteva. La paura non ti paralizzava, la paura ti accendeva." Esclama.

"Bei tempi sai?" dico.

"Già, ora ti aiuterò ad allenarti." Esclama.

"Okay, vacci piano, sono stanca." Rido.

Dopo tre ore di riscaldamento, crollo sul divano per un po' aspettando il pomeriggio per allenarmi di nuovo con Robert.


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