Capitolo 39 VERSUS

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"E' stata una mia idea!"

"No è stata una Mia idea, e tu mi hai copiato"

Vengo svegliata malamente dalle urla dei due fratelli, che a quanto pare neanche alla mattina presto riescono a fare a meno di litigare. Quello che mi colpisce in un secondo momento è l'odore di qualcosa di dolce e subito mi viene l'acquolina in bocca.

Lea, al mio fianco, sta ancora dormendo beatamente non rendendosi conto del bisticcio dei due. Scendo delicatamente dal letto per non svegliarla, mi infilo i pantaloni del pigiama e esco dalla stanza chiudendo silenziosamente la porta.

"Che sta succedendo?" domando agli Stevens non appena entro in cucina. La scena che mi trovo davanti è buffissima, entrambi infarinati fino ai capelli indossano un grembiule e hanno in mano un piatto con qualcosa di sfizioso al suo interno.

"Ti ho preparato la colazione" annuncia Thomas entusiasta.

"No Io, ti ho preparato la colazione!" lo corregge Benson, calcando la "i" più del dovuto e mettendosi davanti a lui, porgendomi un piatto con qualche biscotto, i cookies, quelli che piacciono a me.

Thomas in tutta risposta gli si mette davanti porgendomi il suo di piatto con i pancake, divertita dalla situazione li invito a sederci tutti a tavola.

"Allora oggi che si fa?" domanda Ben addentando un biscotto.

"Non devi andare a lavoro?" gli domando confusa, deglutendo l'ultimo pezzo del mio biscotto.

"E lasciarti qui a casa con lui?" dice alzando un sopracciglio "non se ne parla neanche" conclude.

Prima che Thomas potesse ribattere decido di intervenire io.

"Pensavo che potremmo fare l'albero di Natale tutti insieme" non vedo l'entusiasmo nei loro occhi, o comunque non l'entusiasmo che c'è nei miei, ma entrambi annuiscono.

Finiamo di fare colazione, mi sforzo di mangiare un po' di cookies di Ben e qualche pancake di Thomas, sono piena da scoppiare ma non voglio fare preferenze, non ancora comunque.

Onde evitare ulteriori litigi assegno i compiti io a entrambi, in modo che non se li contendano di nuovo.

"Ben tu vai a prendere gli scatoloni in mansarda, mentre Thomas tu vai a prendere l'albero in cantina, io intanto allatto Lea" . Messi agli antipodi della casa non dovrebbero discutere mi dico.

Entrambi annuiscono senza dire una parole e mi compiaccio del fatto che il mio piano abbia funzionato.

Per un breve lasso di tempo riescono anche ad andare d'accordo, montano entrambi l'albero aiutandosi a vicenda. Alla fine non li biasimo, si trovano in una pessima situazione, io non so come reagirei al posto loro.

Ancora non riesco scegliere, mi sento la protagonista di un programma in cui bisogna scegliere l'uomo da sposare, da una parte lo stronzo ma tremendamente affascinante e bello, dall'altra il ragazzo dolce che mi ama con tutto se stesso nonché padre di mia figlia. Li guardo entrambi, vorrei che almeno ci fosse un particolare che mi facesse preferire l'uno all'altro.

"Sto morendo di caldo" ci comunica Thomas prima di sbottonarsi la camicia e lanciarla sul divano, lasciando ben visibili i suoi addominali scolpiti e i suoi tatuaggi. Arrossisco al ricordo di lui nudo sopra il mio corpo.

"Si, in effetti si muore di caldo" conferma Benson fissando male il fratello, togliendosi la maglietta e lanciandola per terra. E' ovvio quello che vogliono fare, mettermi in difficoltà. Ben non ha niente da invidiare a Thomas, il suo fisico è perfetto e il piccolo tatuaggio dedicato a Lea mi fa sorridere al ricordo della nostra serata nell'idromassaggio.

Entrambi si girano a guardarmi come aspettandosi la proclamazione del vincitore, ma ho qualcosa di meglio in mente, se vogliono mettermi in difficoltà, io farò lo stesso con loro.

"Avete ragione" sbuffo per finta "sto facendo la sauna" mento spudoratamente sfilandomi la maglietta lentamente e buttandola la dove hanno lanciato la loro, restando solo in reggiseno di pizzo bianco sotto i loro occhi sbigottiti.

"Io..io.. vad..vado ad abbassare il riscaldamento" balbetta Benson.

Mentre Thomas resta in mobile a fissarmi malizioso con una pallina di Natale in mano, fino a quando Ben non gli tira una spallata.

"Che ho fatto?" lo sento dire sotto voce.

"Lo sai benissimo" gli ringhia contro Benson.

Rido divertita davanti a tutta questa situazione, so che tra poco dovrò fare una scelta ma in questo momento voglio solo godermi questa temporanea felicità.

Finiamo di addobbare l'albero che è venuto una meraviglia e ci sediamo tutti e tre sul divano a contemplarlo e a guardare Lea addormentata, dorme sempre. Il Natale ormai è alle porte e viste le circostanze lo passerò con entrambi i fratelli Stevens per poi spezzare definitivamente il cuore a uno dei due.

Preparo la cena per entrambi mentre Thomas è sotto la doccia e Ben gioca con Lea sul tappeto, la cena si svolge in maniera tranquilla, guardiamo tutti e 3 il Tg in silenzio - interrotto solo da qualche verso della bambina mentre la imbocco. Preferisco questa calma al loro continuo battibeccare.

...

"Dov'è Benson?" domando a Thomas vedendolo solo sul divano, mi sono assentata solo mezz'ora per fare una doccia e spero tanto che non abbiano litigato di nuovo in mia assenza.

"E' andato a dormire con Lea" mi comunica, battendo la mano sul divano e invitandomi a sedermi vicino a lui. Non appena lo faccio vengo inebriata dal suo odore dolce, di pulito, quell'odore che ancora una volta mi manda in estasi.

Si gira a fissarmi e il viso è talmente vicino al mio da sentire il suo fiato caldo sulle mie labbra.

"Sei sempre rossa dopo che ti fai la doccia" dice avvicinandosi ancora di più "e calda" continua toccandomi delicatamente la spalla.

"Thomas.." gli dico in sussurro ritraendo leggermente la testa.

"Non farlo" aggiungo.

"Non fare cosa?" mi domanda avvicinandosi nuovamente più del dovuto. Non rispondo.

"Questo?" dice in sussurro accarezzandomi il viso.

"O questo?" dice sfiorandomi le labbra con il pollice.

"o forse, intendi questo" mi sussurra all'orecchio prima di lasciare una scia di baci sul mio collo, facendomi perdere completamente il controllo.

Poggio una mano dietro alla sua testa, quasi a inviarlo a continuare. Mi bacia sulla clavicola e mi esce un gemito che non sono riuscita a reprimere.

"Ben è nella stanza a fianco" dico quasi in un sussurro.

"Tanto è me che vuoi" dice continuando a baciarmi fino ad arrivare al mento, poi all'angolo della bocca.

Le nostra labbra sono vicine, divise solo da qualche millimetro, con le sue labbra circonda il mio labbro inferiore tenendomi saldamente stretta a se con le mani su i miei fianchi.

A quel tocco, al contrario di quello che mi sarei aspettata, ritrovo l'autocontrollo e mi stacco dalla sua presa alzandomi in piedi.

Sto per andarmene in camera quando Thomas mi afferra per un braccio nel tentativo di farmi ricadere su di lui, per fortuna ho i piedi ben saldi a terra e ritrovando la stabilità gli dico: "Non è giusto, non così Thomas!" prima di andarmene a dormire nel mio enorme letto vuoto.


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