Capitolo 30 LETTER TO BEN

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"Sembro una balena!" dico voltandomi verso Carli, sdraiata sul mio letto.

"Non sei poi così grossa" mi risponde la mia amica.

"Le nostre amiche sono tutte al mare, mentre io sono qui e sembro una botte" mi lamento.

"Be, io sono qui con te" mi risponde la mia amica facendomi l'occhiolino.

"Saresti dovuta partire anche tu con gli altri" le dico sentendomi in colpa.

"Non pensarci neanche, tra meno di un mese partorirai e io devo esserci" sentenzia.

Sono arrivata alla fine dell'ottavo mese. La mia vita é diventata piuttosto monotona e ho perso molte amicizie per tenere al sicuro il mio segreto.
Ma forse sto imparando a distinguere quelle vere.
Io e la bambina nel corso di questi mesi siamo entrate in simbiosi. Ogni mattina scalcia alla stessa ora svegliandomi, è meglio di una sveglia. E quando mangio la pizza reagisce muovendosi, sono sicura che le piacerà, anche se non lo scoprirò mai.

"Oh mio dio" urla la mia amica lanciandomi in faccia un giornale.

"Aia!!" urlo, per poi raccoglierlo a fatica dal pavimento tenendomi una mano poggiata sulla schiena, ormai i dolori sono insopportabili.

Un articolo e l'annessa foto attirano la mia attenzione.

Patrick Stevens passa le redini dell'azienda al figlio minore Benson Stevens.

La foto sottostante mostra Ben elegantissimo, intento a stringere la mano al padre, all'uomo che lo ha portato via da me e dalla sua bambina.

"Ora che è a capo dell'azienda glielo devi dire!" urla Carli.

In effetti non ha tutti i torti.

Dirlo a Benson però vorrebbe dire rimettere in discussione la storia dell'adozione. Potrebbe decidere di assumersi le sue responsabilità e lasciare l'azienda. Non posso lasciare che accada. Osservo il suo volto felice nella foto, non potrei mai portagli via quello per cui ha sempre lavorato, quello che ha sempre sognato.

"No, ognuno vive la sua vita ormai" le dico.

Carli, si alza bruscamente in piedi, è nera di rabbia, quasi come se da un momento all'altro potesse scoppiare. Dopo un attimo di esitazione viene di fronte a me e fissandomi rabbiosamente negli occhi inizia a urlare.

"Vita? Tu la chiami vita questa?" urla gesticolando.

"Non fai altro che lamentarti e fare la depressa tutti i giorni, non fai altro che autocommiserarti e cercare di evitare qualsiasi argomento abbia a che fare con gli Stevens", "Parli male della bimba, la rinneghi, quando è evidente che la ami, lo so che la ami!!" dice la mia amica fuori di se dalla rabbia.

"Vuoi darle una vita migliore e lo capisco, ma puoi dargliela assicurandole il tuo amore e quello di suo padre, quello delle persone che l'hanno generata, non quello di due individui scelti su un volantino per soldi e istruzione. Se davvero vuoi il meglio per lei allora contatta suo padre. Altrimenti non ti azzardare più a lamentarti, rasseganti a quello che sta succedendo o trova una soluzione" e con queste ultime parole non riesco più a trattenere le lacrime, non riesco a dire nulla.

Dopo avermi guardata per qualche istante Carli se ne va sbattendo la porta. Resto li inerme, davanti allo specchio. Mi butto sul letto e scoppio in un pianto liberatorio. Mi rendo conto di quanto sia stata insopportabile in questi mesi.

Dall'ultima volta che avevo visto Thomas mi ero ripromessa che non avrei più pianto, che avrei represso la tristezza per il bene della bambina, e così avevo fatto fino ad ora, più o meno.

Carlotta ha ragione, Benson lo deve sapere. Non voglio dirglielo però con un messaggio, e al telefono non risponde. Come posso fare???

"Saaaaam" urlo dalla mia camera.

"Oddio che succede? ci siamo?" urla Sam entrando a fatica nella mia stanza preoccupata. Il suo pancione è più grande del mio.

"Voglio dirlo a Benson" le dico.

"Oh finalmente! Lo chiamerai?" mi domanda.

"Non risponderebbe, e per messaggio mi sembra inadeguato, come posso fare?"

"Fammi pensare.. Ma certo!" esclama Sam entusiasta.

"Scrivigli una lettera! E magari potresti anche spedire qualche ecografia"

"Sei un genio le dico abbracciandola"

"Lo so, lo so" dice facendomi l'occhiolino e lasciandomi sola.

Ho impiegato tutto il pomeriggio per scriverla. La rileggo un'ultima volta per essere certa di non aver commesso errori.

Ciao Ben, quel che sto per dirti meritava di essere scritto, ho rinunciato a chiamarti gia da tempo. Probabilmente quel che ti dirò, ti porterà ad odiarmi per avertelo tenuto nascosto,o forse ti creerà indifferenza. Arrivata a questo punto però è giusto che tu sappia che aspetto un bambino, o meglio, una bambina ed è tua.

Di questo ho la certezza, ma se tu volessi verificarlo sarei felice di acconsentire. Non ho mai pensato che la mia vita sarebbe finita così, non ho mai pensato di dover rinunciare ai miei sogni o di conoscere te o tuo fratello. Perché, ad esser sinceri, la mia vita era molto meno incasinata prima di conoscervi.

Era anche vuota però, monotona, priva di ogni tipo di emozione.

Ho deciso di dare la bambina in adozione, però questa decisione non spetta solo a me, ma anche a te. Se fossi contrario potremmo trovare un punto di incontro.

Se decidessi di vedermi io sono a Roma da mio fratello, nello stesso indirizzo che troverai sulla lettera. Ti mando anche qualche ecografia della piccola, che anche se fino a poco fa sembrava un piccolo vermetto, ritengo lo stesso che mi somigli molto, anche se la dottoressa dice che è impossibile capirlo ora.

Se decidessi di non vederla lo capirei comunque, non abbiamo scelto noi questa situazione. La darei in adozione.

Spero tu possa fare la scelta giusta.

Amanda


Mi sembra corretta, infilo dentro la lettera 3 ecografie, una del quarto mese, una del sesto e una di qualche giorno fa.

Non so come potrebbe prenderla, pero mi sento molto sollevata all'idea di confessargli questo segreto, mi fa sentire più leggera. Dopo così tanti mesi mi sembra quasi di vedere una luce infondo al tunnel.

Prendo il telefono e chiamo la mia migliore amica.

-Ciao Mandi-

-Ciao..-

-Mi dispiace per quello che ti ho detto prima-

-Non importa, sei stata sincera, forse l'unica- le dico sinceramente.

-Gliel'ho detto- confesso.

-Cosa vuoi dire?-

-L'ho detto a Benson, o meglio gli ho spedito una lettera in cui glielo confesso con qualche ecografia-

-Ohhh mio diooo- urla Carli dall'altra parte del telefono costringendomi a staccarlo dall'orecchio per non diventare sorda.

-Sei stata bravissima, come pensi che la prenderà?- aggiunge.

-Non lo so Carli, non lo so..-.


..

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